Dopo due giorni
in cui viene tirata in ballo l’autonomia della regione Molise, Il presidente
della provincia di Campobasso Rosario De Matteis interviene a sostegno della
nostra regione.
Rosario De Matteis Pres. Provincia di Campobasso
Vorrei spendere
due parole ed entrare nel dibattito che mi auguro sia costruttivo, inizia così
la sua esternazione. Ogni tanto, vuoi dei parlamentari, vuoi membri del governo
nazionale, vuoi economisti, vuoi giornalisti, si ricordano del Molise come
esempio di regione da eliminare. Ogni tanto nel parlare di economia, di crisi,
di taglio alle spese, leggo ed ascolto dei tuttologi che identificano nel
Molise la sede o degli sprechi, o l’inizio da chi partire per sistemare il
bilancio dello Stato. Come presidente della Provincia di Campobasso non
intervengo a difesa della mia regione per partigianeria o levata di scudi, ma
facendo un ragionamento politico, sociale e perché no, obiettivo. Iniziamo
dall’ultimo: parlano del Molise perché annovera solo 4 parlamentari? Perché non
allargano il discorso a regioni simili alla nostra come la Basilicata,
l’Umbria? Forse perché hanno in seno il triplo dei parlamentari e autorevoli
membri del governo e sottogoverno a differenza nostra che siamo pochi? Come mai
non citano le regioni a statuto speciale, nate decenni fa come la Valle d’Aosta
che conta un terzo della nostra popolazione e la metà del nostro territorio?
Con questo non voglio chiedere l’abolizione degli statuti speciali per quelle 5
regioni o l’abrogazione di quelle realtà, ma porre l’accento sulla opportunità
che se si vuole cambiare la costituzione eliminando la ventesima regione, si
potrebbero benissimo eliminare gli statuti speciali e magari creare le
macroregioni accorpando, come insiste qualcuno, quattro o cinque macroaree dell’intero
Stivale.
Affrontando
invece la questione da un punto di vista sociale, continua De Matteis, credo
che una regione come il Molise, non sia un agglomerato di 136 comuni, migliaia
di colline, un tratto costiero e tre catene montuose da cancellare con un colpo
di spugna. Non credo che la nostra regione sia aggregabile ad altre regioni
limitrofe senza una riflessione. Una regione ha una sua storia, una tradizione,
dei costumi, delle sfaccettature linguistiche, insomma, il Molise ha cercato a
lungo una propria autonomia ottenendola grazie ad una generazione politica di
altissimi profili e spessore, imparagonabile per metodi, stile, lungimiranza a
tanti governanti attuali. Per questo non capisco accostamenti e tentativi zoppi
e ottusi che poco hanno a che vedere con i problemi reali del Paese. Ed in
merito al primo ragionamento, quello politico, osservando l’Italia noto che noi
rappresentiamo lo 0,2 della popolazione ed il nostro Pil come il nostro debito,
non sia l’ago della bilancia oggetto di studi dell’Ue. Pensate che i problemi
industriali, del commercio, delle infrastrutture, dei trasporti, pensate che la
ripresa economica di questo Stato dipenda dai nostri 800 dipendenti della Regione
e dai 20 consiglieri regionali? L’abilità di una
classe politica scaturisce dalla programmazione e dalla piena coscienza delle opportunità di sviluppo e recupero.
Ebbene, se il Molise è una terra che chiede aiuto, che vuole uscire con le sue
forze dalla crisi, che chiede strade, fondi e rispetto istituzionale,
rispondere che è meglio chiuderla è come uccidere un malato che con le medicine
potrebbe guarire. Se invece, e mi fermo, si vuole razionalizzare tutto
l’assetto istituzionale, se si vuole fare un ragionamento ampio su Regioni,
parlamento, enti locali, ministeri e uffici periferici, allora sono disponibile
ad un dialogo costruttivo incentrato sul rispetto e le reali esigenze del Paese.
E’ facile tagliare nel sud quando per decenni risorse su risorse sono state
dirottate verso aree che ora vivono momenti meno drammatici dei nostri. Qualcuno
purtroppo dimentica, forse volontariamente, che in Italia non vige il
regionalismo o il federalismo, ma uno Stato centrale ed amministrazioni
periferiche sancite dalla Costituzione. Costituzione ed unità d’Italia per le
quali il Molise ha dato un immane sacrificio. Per questi motivi, conclude il
presidente, sarò sempre strenuo difensore dell’autonomia della mia Regione, che
mai come in questo periodo, va salvaguardata.
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