Martedì 1° aprile c.a. (salvo imprevisti) riaprono gli scavi di San Vincenzo al Volturno in provincia di Isernia! L’area potrà essere visitata tutti i giorni ad eccezione del lunedì dalle ore 10.00 alle ore 19.00 no stop! La UIL BAC, che si è spesa pubblicamente, esulta!
Un Grazie sentito ai sindaci dell’area del Volturno per la loro adesione alla manifestazione di dissenso e agli artisti per la loro sensibilità espressa con una estemporanea davanti agli scavi! Detto della buona notizia, della serie “chi l’ha detto che da soli non si smontano gli apparati”, è opportuno richiamare l’attenzione su come si è giunti a ciò e sulla nuova vergognosa presa di posizione della dirigenza supportata delle altre OO.SS..
Come si ricorderà, le sventure di quell’area iniziarono nel dicembre 2009 con l’approdo in Molise del direttore Famiglietti il quale, nemmeno fece in tempo ad insediarsi, che subito creò i presupposti per negare ogni forma di valorizzazione, così come ampiamente dimostrato e documentato in questi anni. Infatti, nonostante il progetto nazionale per le aperture straordinarie di Pasqua, Pasquetta e 1° maggio, il dirigente decise, senza precedenti, di tenere chiusa l’area di San Vincenzo! Personalmente, insieme ai quattro dipendenti (due custodi e due tecnici) operanti in quella sede, decidemmo di “disobbedire” e così aprimmo nella giornata di Pasquetta accogliendo centinaia di persone, stampa e Don Aniello, parroco impegnato a suo tempo nel territorio di Scampia per il recupero di giovani sbandati e non solo, il quale più volte si era recato in quel sito culturale con i suoi amici per avvicinarli alla cultura e che rischiava di tornare indietro a mani vuote se non ci fossimo prestati alla protesta.
I diversi cartelli apposti sulla recinzione contro le decisioni assurde della dirigenza, mandarono su tutte le furie il direttore il quale, il giorno successivo, si recò sul posto per rimuovere di persona i segni della protesta! Seguirono nei giorni vari tentativi da parte del direttore di adottare provvedimenti gravi nei confronti dei disubbidienti che furono da me regolarmente rintuzzati, anzi, strappai la promessa che quel sito venisse migliorato e valorizzato, a partire dalla sede del personale che nel frattempo era stato persino privato dell’energia elettrica e di quel minimo di riscaldamento!
Ma questa è cronaca conosciuta. Invece che adottare le misure promesse, il dirigente riuscì ad ottenere gratuitamente dal comune una sede in paese per il personale, sede che ovviamente non serviva a nessuno in quanto ai due tecnici veniva chiesto regolarmente di prestare servizio di affiancamento ai custodi presso l’area archeologica-architettonica. Inoltre, Famiglietti promise anche una nuova sede nei pressi degli scavi con servizi utili per gli operatori e i visitatori, si parlò anche dell’esproprio di un casale da riattare, per poi non farne più nulla. Non vi dico poi del vecchio ponte della Zingara, che per tanti anni, nonostante i miliardi di vecchie lire spesi, rimaneva ancora traballante e senza restauro ma in attesa fiducioso delle promesse del direttore il quale si decise ad operare in tal senso causando indirettamente (i primi artefici furono i tecnici sotto le direttive di due soprintendenti) ma con il suo coordinamento, un disastro cementizio spaventoso che di fatto ha tolto al ponticello qualsiasi senso storico ed estetico!
E se a qualcuno sembrerà che tale aspetto sia secondario rispetto alla questione, rispondo che invece il restauro doveva servire per preservare il ponte una volta restaurato, creando un altro passaggio sul canale fluviale più a valle con tanto di posto di custodia. Così non sarà in quanto il restauro è schifosissimo ed il ponticello sarà ancora utilizzato come accesso all’area! Poi arrivò la pesante nevicata che fece crollare miseramente le onduline a protezione (!) degli scavi, svelando come nonostante gli ingenti finanziamenti, un’area così significativa ancora risultava vergognosamente non tutelata!
E non sto qui a ricordarvi che la parte di copertura non crollata fu puntellata facendo perno sulle mura sottostanti antiche e restaurate e come furono trattati gli affreschi della basilica superiore anch’essa oggetto di pesanti e copiose infiltrazioni d’acqua a causa delle divelte onduline di plastica, lì messe da chi effettuò i lavori per conto dell’abate di Montecassino, sempre con importanti finanziamenti pubblici! Anche qui tutti i particolari in cronaca! Risparmiandovi altri tristi passaggi, la cronaca arriva a qualche mese fa quando, falsamente per riduzione della spesa, la dirigenza chiudeva la sede gratuita nel paese e successivamente gli scavi, mandando il personale al Complesso Monumentale di Santa Maria delle Monache di Isernia che, nel frattempo, proprio nel mese di agosto e fino ad oggi, chiudeva al pubblico praticamente tutti i giorni!
Le bugie sono venute poi a galla, quanto denunciato sulle condizioni dell’area costringevano la dirigenza ad allontanare gli occhi dei “curiosi” chiudendo e ricorrendo immediatamente a lavori di messa in sicurezza dell’area e della baracca utilizzata dal personale. Poi è storia recente. Per riaprire bisognava contrattare con le OO.SS le modalità ma la mia presenza veniva considerata scomoda al tavolo e così si è tentato di non farmi partecipare, costringendomi a chiamare i carabinieri e ad interrompere la riunione. Ovviamente avevo ragione da vendere, infatti, dopo una decina di giorni si è riconvocata la contrattazione con me presente! Nel frattempo però, la dirigenza aveva inculcato agli altri presenti la linea da seguire per mettermi in minoranza.
E così, per chiudere almeno per il momento su questa vergognosa vicenda, riferisco che hanno deciso gioco forza di riaprire ma, invece che richiamare il personale a suo tempo allontanato come sarebbe stato ovvio visto che, parole del soprintendente Birrozzi, la sede agli scavi è idonea ad accogliere i lavoratori, hanno concordato (con la mia netta opposizione) di chiamare per l’apertura dipendenti dalla sede di Isernia (chiusa per mancanza di personale!) retribuendoli con risorse extra (dopo, ribadisco, la chiusura per spending review della sede di San Vincenzo)! Ecco la nuova porcata! Vergogna su questi dirigenti pubblici e su chi li sostiene! Intanto registriamo questa nuova vittoria della UIL BAC relativamente alla riapertura, il resto lo seguiremo e vi saremo sapere.
Come si ricorderà, le sventure di quell’area iniziarono nel dicembre 2009 con l’approdo in Molise del direttore Famiglietti il quale, nemmeno fece in tempo ad insediarsi, che subito creò i presupposti per negare ogni forma di valorizzazione, così come ampiamente dimostrato e documentato in questi anni. Infatti, nonostante il progetto nazionale per le aperture straordinarie di Pasqua, Pasquetta e 1° maggio, il dirigente decise, senza precedenti, di tenere chiusa l’area di San Vincenzo! Personalmente, insieme ai quattro dipendenti (due custodi e due tecnici) operanti in quella sede, decidemmo di “disobbedire” e così aprimmo nella giornata di Pasquetta accogliendo centinaia di persone, stampa e Don Aniello, parroco impegnato a suo tempo nel territorio di Scampia per il recupero di giovani sbandati e non solo, il quale più volte si era recato in quel sito culturale con i suoi amici per avvicinarli alla cultura e che rischiava di tornare indietro a mani vuote se non ci fossimo prestati alla protesta.
I diversi cartelli apposti sulla recinzione contro le decisioni assurde della dirigenza, mandarono su tutte le furie il direttore il quale, il giorno successivo, si recò sul posto per rimuovere di persona i segni della protesta! Seguirono nei giorni vari tentativi da parte del direttore di adottare provvedimenti gravi nei confronti dei disubbidienti che furono da me regolarmente rintuzzati, anzi, strappai la promessa che quel sito venisse migliorato e valorizzato, a partire dalla sede del personale che nel frattempo era stato persino privato dell’energia elettrica e di quel minimo di riscaldamento!
Ma questa è cronaca conosciuta. Invece che adottare le misure promesse, il dirigente riuscì ad ottenere gratuitamente dal comune una sede in paese per il personale, sede che ovviamente non serviva a nessuno in quanto ai due tecnici veniva chiesto regolarmente di prestare servizio di affiancamento ai custodi presso l’area archeologica-architettonica. Inoltre, Famiglietti promise anche una nuova sede nei pressi degli scavi con servizi utili per gli operatori e i visitatori, si parlò anche dell’esproprio di un casale da riattare, per poi non farne più nulla. Non vi dico poi del vecchio ponte della Zingara, che per tanti anni, nonostante i miliardi di vecchie lire spesi, rimaneva ancora traballante e senza restauro ma in attesa fiducioso delle promesse del direttore il quale si decise ad operare in tal senso causando indirettamente (i primi artefici furono i tecnici sotto le direttive di due soprintendenti) ma con il suo coordinamento, un disastro cementizio spaventoso che di fatto ha tolto al ponticello qualsiasi senso storico ed estetico!
E se a qualcuno sembrerà che tale aspetto sia secondario rispetto alla questione, rispondo che invece il restauro doveva servire per preservare il ponte una volta restaurato, creando un altro passaggio sul canale fluviale più a valle con tanto di posto di custodia. Così non sarà in quanto il restauro è schifosissimo ed il ponticello sarà ancora utilizzato come accesso all’area! Poi arrivò la pesante nevicata che fece crollare miseramente le onduline a protezione (!) degli scavi, svelando come nonostante gli ingenti finanziamenti, un’area così significativa ancora risultava vergognosamente non tutelata!
E non sto qui a ricordarvi che la parte di copertura non crollata fu puntellata facendo perno sulle mura sottostanti antiche e restaurate e come furono trattati gli affreschi della basilica superiore anch’essa oggetto di pesanti e copiose infiltrazioni d’acqua a causa delle divelte onduline di plastica, lì messe da chi effettuò i lavori per conto dell’abate di Montecassino, sempre con importanti finanziamenti pubblici! Anche qui tutti i particolari in cronaca! Risparmiandovi altri tristi passaggi, la cronaca arriva a qualche mese fa quando, falsamente per riduzione della spesa, la dirigenza chiudeva la sede gratuita nel paese e successivamente gli scavi, mandando il personale al Complesso Monumentale di Santa Maria delle Monache di Isernia che, nel frattempo, proprio nel mese di agosto e fino ad oggi, chiudeva al pubblico praticamente tutti i giorni!
Le bugie sono venute poi a galla, quanto denunciato sulle condizioni dell’area costringevano la dirigenza ad allontanare gli occhi dei “curiosi” chiudendo e ricorrendo immediatamente a lavori di messa in sicurezza dell’area e della baracca utilizzata dal personale. Poi è storia recente. Per riaprire bisognava contrattare con le OO.SS le modalità ma la mia presenza veniva considerata scomoda al tavolo e così si è tentato di non farmi partecipare, costringendomi a chiamare i carabinieri e ad interrompere la riunione. Ovviamente avevo ragione da vendere, infatti, dopo una decina di giorni si è riconvocata la contrattazione con me presente! Nel frattempo però, la dirigenza aveva inculcato agli altri presenti la linea da seguire per mettermi in minoranza.
E così, per chiudere almeno per il momento su questa vergognosa vicenda, riferisco che hanno deciso gioco forza di riaprire ma, invece che richiamare il personale a suo tempo allontanato come sarebbe stato ovvio visto che, parole del soprintendente Birrozzi, la sede agli scavi è idonea ad accogliere i lavoratori, hanno concordato (con la mia netta opposizione) di chiamare per l’apertura dipendenti dalla sede di Isernia (chiusa per mancanza di personale!) retribuendoli con risorse extra (dopo, ribadisco, la chiusura per spending review della sede di San Vincenzo)! Ecco la nuova porcata! Vergogna su questi dirigenti pubblici e su chi li sostiene! Intanto registriamo questa nuova vittoria della UIL BAC relativamente alla riapertura, il resto lo seguiremo e vi saremo sapere.
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