giovedì 26 settembre 2013

Se cade il Governo gli italiani pagheranno 9,4 mld di tasse in più, 7,2 in capo alle famiglie

“Se la settimana prossima il Premier Letta dovesse essere costretto a rassegnare le dimissioni – esordisce il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi – nel 2014 gli italiani potrebbero subire una vera e propria stangata.





Tra il ritorno dell’Imu sulla prima casa e l’aumento dell’Iva che scatterebbe dal 1° gennaio, si troverebbero a pagare 9,4 miliardi di euro in più. Di questi, 7,2 miliardi sarebbero in capo alle famiglie e l’aggravio medio annuo per ciascun nucleo si aggirerebbe attorno ai 280 euro“.

Secondo la CGIA potrebbero essere questi gli effetti fiscali sulle tasche degli italiani a seguito dell’eventuale caduta del Governo Letta.

“Dando per scontato che nei prossimi giorni l’Esecutivo troverà le risorse per spostare l’aumento dell’Iva a partire dal 1° gennaio ed evitare il pagamento della seconda rata dell’Imu sulle abitazioni principali, nel 2014 potremmo ritrovarci a pagare l’Imu sulla prima casa e a subire l’aumento dell’Iva dal 21% al 22%“.

Ipotizzando la caduta del Governo nelle prossime settimane, ecco cosa potrebbe succedere nel 2014:

IMU – Gli italiani dovrebbero tornare a pagare questa imposta sulla prima casa. L’onere in capo alle famiglie sarebbe pari a 4,42 miliardi di euro. Gli altri 767 milioni, che porterebbero le entrate totali a 5,18 miliardi di euro, arriverebbero dalla reintroduzione dell’imposta sulle abitazioni principali assegnate dagli Iacp, sui terreni agricoli e sui fabbricati rurali strumentali e sulle abitazioni delle cooperative a proprietà indivisa. Inoltre, rispetto al 2012, i proprietari di prima casa subirebbero un ulteriore aggravio, pari a 400 milioni, a seguito dell’eliminazione della possibilità di detrarre 50 euro per ogni figlio residente.

IVA – L’aumento di un punto percentuale dell’aliquota ordinaria costerebbe 4,2 miliardi di euro all’anno. Secondo le stime della CGIA, il gettito a carico delle famiglie dovrebbe attestarsi attorno ai 2,8 miliardi di euro. L’altro 1,4 miliardi di euro verrebbe attribuito agli Enti non commerciali, alla Pubblica Amministrazione e alle imprese (nei casi dove non sussiste la deducibilità dell’imposta).

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