"Condividiamo nella sostanza – si legge in una nota di Confesercenti – la richiesta di attribuire ai sindaci la facoltà di coordinare e riorganizzare gli orari delle attività commerciali, stabilendo nuove regole che tutelino commercianti e residenti e sostenuta, a nome dell’Anci, dall’assessore allo Sviluppo economico del Comune di Firenze Sara Biagiotti, nel corso di un’audizione alla Commissione Attività produttive della Camera".
"Confesercenti, proprio in questa in questa direzione, ha depositato alla Camera dei Deputati la proposta di legge di iniziativa popolare per cambiare la normativa sulle liberalizzazioni e riportare nell’ambito delle competenze delle Regioni le decisioni sulle aperture degli esercizi commerciali.
Una proposta – prosegue la nota – sostenuta da oltre 150 mila cittadini in tutta Italia e che mira a correggere la deregulation degli orari e dei giorni di apertura introdotta dal decreto Salva-Italia che si è dimostrata inadeguata a favorire sia un maggior profitto delle imprese che la concorrenza".
"Dai dati dell’Osservatorio Confesercenti sul commercio dell’ultimo bimestre – sottolinea l’Associazione – emerge, infatti, che la crisi non allenta la sua presa: nonostante alcuni segnali di miglioramento rispetto al 2012, l’estate 2013 ha segnato l’ennesimo momento nero del settore in cui, tra luglio e agosto, hanno aperto 2.656 nuove imprese commerciali in sede fissa ma hanno cessato l’attività 5.574 esercizi, per un saldo negativo di 2.918 unità.
Si è accorciato, inoltre, considerevolmente il ciclo di vita delle imprese: secondo i nostri dati, di 81.722 attività commerciali in sede fissa iscritte nel 2009, a giugno del 2013 ne sono rimaste in vita solo 51.598, per una perdita secca di 30.174 unità, pari al 36,9%”.
"Chiediamo pertanto – conclude la nota – regole di civiltà contro il pericoloso fenomeno della desertificazione urbana per frenare l’eccesso di aperture domenicali e festive delle attività commerciali, restituendo dignità ed equilibrio a imprenditori e lavoratori del settore e garantendo quel servizio di vicinato, svolto dai negozi al dettaglio, che riveste un’importanza particolare per alcune fasce di popolazione, come gli abitanti più anziani, per I quali gli spostamenti lunghi costituiscono un aggravio che ne diminuisce sensibilmente la qualità della vita".
Una proposta – prosegue la nota – sostenuta da oltre 150 mila cittadini in tutta Italia e che mira a correggere la deregulation degli orari e dei giorni di apertura introdotta dal decreto Salva-Italia che si è dimostrata inadeguata a favorire sia un maggior profitto delle imprese che la concorrenza".
"Dai dati dell’Osservatorio Confesercenti sul commercio dell’ultimo bimestre – sottolinea l’Associazione – emerge, infatti, che la crisi non allenta la sua presa: nonostante alcuni segnali di miglioramento rispetto al 2012, l’estate 2013 ha segnato l’ennesimo momento nero del settore in cui, tra luglio e agosto, hanno aperto 2.656 nuove imprese commerciali in sede fissa ma hanno cessato l’attività 5.574 esercizi, per un saldo negativo di 2.918 unità.
Si è accorciato, inoltre, considerevolmente il ciclo di vita delle imprese: secondo i nostri dati, di 81.722 attività commerciali in sede fissa iscritte nel 2009, a giugno del 2013 ne sono rimaste in vita solo 51.598, per una perdita secca di 30.174 unità, pari al 36,9%”.
"Chiediamo pertanto – conclude la nota – regole di civiltà contro il pericoloso fenomeno della desertificazione urbana per frenare l’eccesso di aperture domenicali e festive delle attività commerciali, restituendo dignità ed equilibrio a imprenditori e lavoratori del settore e garantendo quel servizio di vicinato, svolto dai negozi al dettaglio, che riveste un’importanza particolare per alcune fasce di popolazione, come gli abitanti più anziani, per I quali gli spostamenti lunghi costituiscono un aggravio che ne diminuisce sensibilmente la qualità della vita".
Nessun commento:
Posta un commento