sabato 1 giugno 2013

Sanità, terapisti occupazionali in rivolta: "La nostra professione non è riconosciuta"

Una situazione particolare quella dei terapisti occupazionali, costretti a lavorare senza vedersi riconosciuta la propria professionalità, spesso assunti in cooperative con altri titoli.










Lavorare senza veder riconosciuta la propria professionalità. Non è sicuramente una situazione che conforta, dopo aver speso anni di studio e fatica sui libri per acquisire un titolo. E' la condizione in cui si trovano a dover convivere i terapisti occupazionali che anche a Campobasso, al fianco dell'Associazione Italiana Terapisti Occupazionali (AITO), portano avanti la propria battaglia.

Ma chi è un terapista occupazionale? Quella del terapista occupazionale è una professione del campo riabilitativo. Potremmo definirlo il professionista della vita quotidiana che aiuta coloro che si trovano in una condizione di disabilità temporanea o permanente, a vivere autonomamente la propria vita.

Queste persone spesso si trovano di fronte ad una difficile domanda: "Come farò da solo a casa? Potrò riuscire a svolgere autonomamente tutte le attività che facevo prima?". E quando una volta a casa si trovano di fronte alla difficoltà di allacciare i bottoni della camicia, pettinarsi i capelli o tagliarsi il cibo nel piatto, magari non sanno che la risposta a tutte queste domande e a tutte queste difficoltà è proprio la scelta di un
terapista occupazionale che, grazie alle sue competenze, può davvero contribuire ad aumentare la qualità della vita e l’autonomia della persona, analizzando le sue difficoltà, le sue potenzialità per valutare insieme le soluzioni più adatte.

Purtroppo però i terapisti occupazionali si battono per veder riconosciuta la loro professione, come ci spiega la dottoressa Caterina Valente, una terapista occupazionale campobassana, Consigliere Nazionale AITO, coordinatrice della sezione regionale Molise dell'Aito, che, insieme a pochi altri colleghi, lotta in regione contro la scarsa conoscenza del loro mestiere e all’abusivismo della professione da parte dei centri presenti sul territorio, anche molto rinomati e conosciuti.

Nessun concorso in ospedale o altre strutture pubbliche, quella del terapista occupazionale è una professione che spesso viene assorbita dagli stessi fisioterapisti. "Non ci sono richieste di accreditamento regionale, per questo anche le cooperative non assumono questo tipo di figura professionale oppure non siamo assunti con il nostro titolo. Così dobbiamo arrangiarci come liberi professionisti - spiega la dottoressa Valente - eppure questo tipo di figura sarebbe necessaria in tutti i centri di riabilitazione e nelle residenze sanitarie".

Accanto alle difficoltà però ci sono anche immense soddisfazioni in una professione che tocca con mano ogni giorno i miglioramenti dei pazienti seguiti. "E' bellissimo arrivare a far compiere azioni che magari al momento della dimissione dall'ospedale una persona pensava di non poter più compiere - conferma Caterina Valente - il nostro obiettivo principale è quello di far riacquisire alla persona tutte le competenze necessaria a svolgere le attività della vita quotidiana in totale autonomia, anche attraverso strategie alternative e l’utilizzo di ausili o tutori confezionati sulle specifiche esigenze o richieste della persona".

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