giovedì 23 maggio 2013

I commissari ministeriali tagliano con la scure e licenziano centinaia di precari della Sanità

I commissari ministeriali tagliano con la scure e licenziano centinaia di precari della Sanità  per abbassare i costi e i cittadini pagano una tassa addizionale Irpef salata, per ripianare il bilancio della spesa ospedaliera nel  Molise, ma i livelli di cura peggiorano.









Mentre ci sono anche zone d’ombra su cui si impedisce di fare chiarezza. Si è parlato molto delle promozioni sul campo per tanti medici e sanitari, ma occorre anche far luce sulla gestione di taluni servizi 'collaterali' che pesano sulla spesa sanitaria. Come nelle attività dell’Avis, l’Associazione Volontari del Sangue, considerata più intoccabile dello stesso Vaticano. Infatti, dopo aver diffuso l’opinione che la donazione sia un atto da eroi, si accredita da sempre la tesi che l’Associazione è al di sopra di ogni sospetto.
 
Eppure gli stessi dirigenti dell’Avis sono spesso gli stessi dirigenti medici e biologi dell’Asrem. Certo la raccolta del sangue non deve seguire logiche clientelari e affaristiche  e in molte altre regioni si sollevano dubbi, tanto che un alto dirigente sindacale campano ha denunciato forte carenza di controlli e il 'palese conflitto di interessi' per alcune associazioni convenzionate con le aziende ospedaliere.

Eppure a Isernia la raccolta del sangue avviene sempre più in strutture mobili e sempre meno in strutture ospedaliere, i preferisce pagare alle convenzionate dai 20 ai 70 euro per donazione e incentivare raccolte effettuate in paesi limitrofi. Insomma, invece di fare convergere i donatori al Centro Trasfusionale del 'F.Veneziale', a costo zero, si preferisce andare con le emoteche a Scapoli, o a Venafro, a Frasolone o a Carovilli. Spreco di mezzi, carburanti e personale.  Ma chi paga queste trasferte e quanto percepiscono i sanitari che effettuano i prelievi?

La Regione Molise. Spesso si afferma che dietro le associazioni come l’Avis si nascondano dirigenti  molto ben pagati tra rimborsi spese, missioni e diarie. Taluni senza professione o lavoro di sorta.  Ma ad allertare non ci sono solo le donazioni esterne. A un maggiore costo per la sanità pubblica c’è paradossalmente anche una minore efficienza,  le sacche risulterebbe conservate  anche in luoghi non idonei e spesso il sangue raccolto può diventare inservibile.

A questo si aggiunga il mancato monitoraggio del gruppo sanguigno di cui si ha realmente bisogno. La disinformazione renderebbe vano un atto di grande valore civile, e c’è quindi anche il fondato sospetto di un forte spreco di risorse pubbliche a favore di associazioni private, per interessi personali. Eppure nel Molise tutto tace,  spesso dirigenti Avis risultano gli stessi medici e biologi del Centro Trasfusionale, con una confusione di ruoli che potrebbe far pensare anche ad un palese conflitto di interessi. Ma il rimedio per frenare l’emorragia di soldi pubblici ci sarebbe: 'Incentivare le donazioni di sangue in ospedale, dove prima esisteva un registro dei donatori'.

Al di lá del dato meramente economico, la raccolta all’interno del sistema immunotrasfusionale garantirebbe il rispetto delle norme igienico sanitarie in modo assoluto. E una sacca di sangue costa all'azienda ospedaliera dai 20 ai 70 euro. "Se la donazione viene fatta presso il servizio immuno-trasfusionale dell'ospedale non costerebbe nulla".

I costi aumentano a dismisura se si considera che l'Asrem deve pagare all'Avis che svolge i prelievi anche il medico, l'infermiere e gli operatori tecnici che, per legge, devono assistere il donatore durante il prelievo del sangue. Il personale guadagna di più, fino a oltre 2000 euro al mese, ma i cittadini pagano più tasse.

Dulcis in fundo, il trasferimento chiesto e ottenuto da una dottoressa che ha preferito allontanarsi dal Centro Trasfusionale di Isernia per manifesta incompatibilità ambientale. Ora lavora al 'Cardarelli' di Campobasso, ed è tutto ok.
 

Comitato democratico Libertà di Stampa

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