lunedì 27 maggio 2013

Femminicidio: Aiutiamo le donne a sconfiggerlo !

Riceviamo e pubblichiamo articolo di una nostra lettrice. La parola femminicidio sembrava ormai qualcosa di lontano, qualcosa che gli anni, la cultura, l’emancipazione e la sensibilizzazione avevano portato via con sé, nell’oblio della storia e lasciato nell’estremo oriente o nei paesi in via di sviluppo.




I dati e gli eventi, già solamente quelli denunciati, vanno a far cadere ogni certezza aprendo le porte allo stupore e allo sdegno, facendo risentire, in questi ultimi anni un eco e in queste ultime ore un urlo chiaro e distinto della violenza sulle donne. La Penisola in tutta la sua lunghezza è stata ferita dal dolore e macchiata dal sangue di quelle vittime donne colpevoli perché donne.

A spaventare è l’identità stessa dell’assassino, coincidente sempre più con la figura del compagno o dell’ex . Numerosissimi sono i casi di stalking e violenze tenute all’oscuro di tutti, per il bene dei figli e della famiglia, così molte donne in gabbia si sono ulteriormente chiuse in loro stesse,  soccombendo ai soprusi e caricandosi del peso delle moleste mani del loro uomo, mani che un tempo le avevano accarezzate, le avevano amate. La miscela letale di collera e gelosia inebria la mente dell’uomo e uccide quella della donna.

La nostra Italia è solcata oltre che dalle profonde piaghe della recessione anche da quelle di una vera crisi di valori e forse proprio tale debolezza conduce al perpetrarsi delle violenze. Il maltrattamento sulle donne quindi, non si riduce meramente ad una problematica sociale, legale ma si estende ad una lacuna e a un difetto culturale.

Lo Stato dopo aver raccolto la denuncia dei numerosi abusi, dopo aver sensibilizzato, se non "impressionato" la popolazione con la diffusione di foto, di video e di libri sul tema in questione è necessario che si impegni maggiormente nella creazione, nel sostegno e nello stanziamento fondi per la prevenzione e l’aiuto alle vittime mediante la costruzione di centri antiviolenza. Le norme e le leggi inoltre, come già è di regola nel resto d’Europa, devono trasformarsi in uno scudo con cui le donne possono proteggersi e contro cui le aggressività si schiantano per rimanervi intrappolate, analizzate, condannate e debellate infine.

L’Italia ha aggiunto ai rimproveri e sbeffeggi politici degli anni scorsi anche l’accusa dall’ONU di non essersi adoperata con sufficienza alla risoluzione di tale situazione e, aggiungo io, marginandola ai confini di veloci e speculativi dibattiti televisivi.

Si deve dissuadere la mentalità comune dalla visione stereotipata della donna come oggetto che in quanto tale può essere usato, sfruttato e addirittura distrutto.

Nel torpore del silenzio, guardandosi allo specchio, odiando se stessa, cercando la dignità ormai smarrita, la  vittima deve esser caricata di quella forza e coraggio che la rende abile a rinascere, dopo avere ricevuto una ingiusta e spietata violenza, a denunciarla apertamente, a liberarsi della vergogna e come lei  anche tante altre donne, arrivando a creare una resistente-barriera-umana .

La donna si deve riappropriare delle legittime candide ali che le offrono la libertà di potersi muovere, di camminare lungo le proprie vie cittadine e quelle di tutto il mondo, gravida della sua bellezza, della sua delicatezza, del suo essere donna e tutto ciò rimanendo incolume, per far rivalutare con occhio vergine la meraviglia che solo lei con la sua natura e il suo animo trasmette.

Aiutiamo le donne che hanno perso la loro femminilità, il loro coraggio, loro stesse.



Simona Felice

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