mercoledì 20 marzo 2013

Staminali, i cittadini chiedono chiarezza sulle terapie

Il diritto alla salute prima di tutto. 









Il Tribunale di Pesaro  decide  che Federico, di 26 mesi, può essere curato con cellule staminali del metodo Stamina.

Una decisione di buon senso che consente il ricorso a terapie sperimentali e che riconosce al malato il diritto di decidere come curarsi (diritto fondamentale soprattutto quando non si ha la prospettiva di guarigione e sopravvivenza).

Purtroppo, rimangono non risolti i conflitti e le contraddizioni tra le diverse istituzioni responsabili e la comunità scientifica. Conflitti che recano danno in primo luogo al cittadino malato, che da un lato vede negato il proprio diritto alla salute, dall’altro non è sufficientemente informato circa i rischi, le responsabilità, gli interessi di parte, i doveri e gli obblighi delle istituzioni.

Perché il Ministro Balduzzi non chiede a Stamina di rendere pubblico il protocollo e di dare la precedenza all’obiettivo salute rispetto a quello del brevetto?

In un contesto così delicato è giusto non allentare la vigilanza 'regolatoria' e non ricorrere a rigidi divieti ed esclusioni. 

Alla comunità scientifica ed agli organismi di controllo spetta il compito di fare chiarezza sulle prove di efficacia e sull’eventuale dannosità della terapia, delineando così un confine preciso tra scienza e 'attese miracolistiche'. 

L’obiettivo è quello di proteggere le famiglie dei malati, che si trovano in una condizione di particolare debolezza e vulnerabilità: queste ultime non possono essere lasciate in balia di cure miracolose e false speranze.

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