mercoledì 10 ottobre 2012

Solagrital, Massimo Romano (CD) contro il management

"Azioni e insinuazioni per tentare di indurre al silenzio e limitare l’esercizio del mandato istituzionale: non mi lascio intimidire e continuo a chiedere che i responsabili del disastro vengano rimossi e perseguiti". I legali del Consigliere regionale valutano la presentazione di un esposto in Procura per accertare se la condotta dell’azienda nei confronti di Romano integri estremi di reato.



Non si spengono i riflettori sul tracollo drammatico della Solagrital di Bojano. La delibera tanto attesa è stata adottata dalla Giunta regionale la scorsa settimana, ma sui tempi entro i quali saranno corrisposte le spettanze pregresse ai lavoratori nessuno si sbilancia. Durissimo il giudizio del Consigliere regionale Massimo Romano sull’impostazione dell’atto, definito "un atto inefficace che parla di tutto meno che dell’unico problema che ci si era impegnati a risolvere: i tempi per pagare le retribuzioni".

Come durissimo è il commento sulla decisione della politica (la maggioranza in Consiglio regionale e la Giunta) di respingere la sua richiesta di revocare la cassa integrazione per le 96 UL ed il licenziamento, previa mobilità, per altre 76 UL, e di non intraprendere alcuna azione contro il management delle aziende della filiera avicola. Una omissione che secondo Romano "va ben oltre i limiti della irresponsabilità, integrando una vera e propria complicità con i vertici aziendali che hanno condotto l’azienda al tracollo".

Ma a tenere banco, i queste ore, un nuovo capitolo. Il Consigliere regionale ha dato mandato ai suoi legali per valutare la presentazione di un esposto in Procura a Campobasso per accertare se la condotta posta in essere dall’azienda nei suoi confronti integri estremi di fattispecie penalmente rilevanti. I legali del Consigliere Romano starebbero infatti studiando il fascicolo e nelle prossime ore decideranno se procedere.

Oltre ad atteggiamenti anomali, già denunziati nel maggio 2011, quali insinuazioni calunniose e diffamatorie fatte circolare in azienda ed in ambienti politico-sindacali per screditare l’immagine delle poche voci fuori dal coro, si aggiungerebbe un ulteriore capitolo inedito: il management aziendale avrebbe posto in essere azioni volte probabilmente ad indurre al silenzio al chiaro fine di limitare e condizionare l’esercizio del mandato elettivo di opposizione connesso all’attività istituzionale di controllo sulla gestione del denaro pubblico e dell’attività politico aziendale delle società della filiera.

Come si ricorderà nel marzo 2011 la Solagrital citò in giudizio in sede civile (e probabilmente anche penale) il  consigliere regionale Massimo Romano e alcuni editori che avevano riferito le notizie delle denunzie pubbliche di Romano sul rischio di un preannunciato fallimento dell’azienda e sulle presunte responsabilità del management e della politica che avevano concorso ad esso, lamentando danni economici, d’immagine e commerciali. 

Ebbene, nei giorni scorsi sarebbe saltato fuori un documento inedito che avrebbe dell’incredibile: i vertici aziendali infatti, dopo aver citato in solido Romano e i giornali che ne ospitavano le dichiarazioni che avrebbero leso l’immagine dell’azienda provocandone danni economici e commerciali, avrebbe incredibilmente rinunciato alla pretesa risarcitoria nei confronti degli editori ma non anche nei confronti di Romano.

Scelta anomala, in quanto i convenuti erano stati citati in solido. Ancor più strana la clausola di riservatezza: la condizione posta dalla Solagrital sarebbe quella dii preservare la assoluta segretezza della rinuncia, almeno fino ad ottobre 2011, data di svolgimento delle elezioni regionali. Un atto di una gravità inaudita, che secondo i legali di Romano potrebbe integrare gli estremi di un comportamento ai limiti del tentativo di inibire l’attività istituzionale e condizionarne l’esercizio al fine di "mettere a tacere" quanto stava emergendo in ordine alle responsabilità del management e della politica nel fallimento aziendale.

Il tutto, nell’assoluto disinteresse della Giunta regionale e del Presidente, artefice delle nomine fiduciarie dei vertici del management. Un fatto che dunque lascerebbe presagire altri intenti, ben diversi da quelli dichiarati nell’azione giudiziaria e dunque non riconducibili alla tutela dell’immagine aziendale, che potrebbe essere portata all’attenzione della Procura di Campobasso.

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