lunedì 8 ottobre 2012

Riordino delle Province, Unioni dei Comuni e Macro-Regione. Si rispetti la legge n.135 del 7 agosto 2012

Con una manovra scomposta la Conferenza Regionale delle Autonomie Locali non ha formalizzato la proposta di Riordino delle Province entro il termine di legge del 3 ottobre, e si è affidata con una fantasiosa intuizione ad una Commissione Tecnica che probabilmente appronterà una propria ipotesi a ridosso del 23 ttobre, ultimo giorno utile a disposizione delle Regioni per trasmettere al Consiglio dei Ministri un deliberato sulla materia.






Il Consiglio Regionale non sarà coinvolto, e in nessun altro luogo istituzionale si potrà discutere sui contenuti della proposta di Riordino delle Province e sulla scelta sbagliata della Giunta Regionale di impugnare innanzi alla Corte Costituzionale la legge 135/2012 sulla revisione della spesa pubblica.  La stessa Giunta ha deliberato di abbassare i limiti demografici per costituire le Unioni dei Comuni, altra scadenza fissata dall'art.19 della legge 135/2012, col risultato che sul territorio potrebbero nascere 50 Unioni di micro dimensioni del tutto inadeguate a gestire le funzioni fondamentali degli enti in forma associata.

E sul punto registro con allarme le dichiarazioni del neo Presidente dell'Anci, Avv. Sciulli, a cui formulo gli auguri di buon lavoro che nella sua prima intervista ha dichiarato di non credere alle funzioni delle Unioni dei Comuni. Lo invito ad approfondire la materia visto che entro un anno i singoli comuni potranno continuare a gestire singolarmente solo il servizio anagrafe nel mentre tutti gli altri servizi dovranno obbligatoriamente essere esercitati solo in convenzione o in associazione con altri comuni.
 
Prendo atto che la proposta di legge per lo scioglimento delle Comunità Montane arriverà il 9 ottobre in Commissione dove ne auspico l'approvazione per una rapida trasmissione del testo in Aula per la definitiva adozione. Pavento il rischio di un ingolfamento amministrativo connesso coi ritardi delle scelte regionali sul sistema delle autonomie locali.

Nel giro di pochi mesi potremmo trovarci con 90 addetti delle Comunità Montane e 600 dipendenti delle nostre Province alle prese con innovazioni istituzionali decise a Roma che sconterebbero i ritardi di elaborazione di nuovi assetti in Molise, in piena campagna elettorale per le politiche e le regionali, e con i comuni che non saprebbero come orientarsi per dar vita alle Unioni stante la mancata pianificazione degli ambiti territoriali ottimali da parte della Regione.

Una situazione simile si scaricherebbe sui cittadini e sui dipendenti in termini di inefficienza e di assenza di garanzie sulla stabilità occupazionale degli addetti. Per questo ritengo opportuno affrontare i nodi del riassetto amministrativo con una proposta organica che preveda la Macro-Regione Adriatica almeno per le funzioni ipotizzate dal Sen. Di Giacomo, una sola Provincia, lo scioglimento delle Comunità Montane e l'attivazione di 17 Unioni dei Comuni in cui far confluire risorse, deleghe e personale rivenienti anche dalla soppressione e dall'accorpamento degli enti sub-regionali.

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