martedì 25 settembre 2012

Vertenza Smi, Di Pietro: Qualcosa non torna

È con sorpresa e stupore che leggiamo sulla stampa due comunicati riguardanti la vertenza Smi, diramati prima dalla Dafin e poi dai lavoratori della Smi. 





Questi ultimi -in un documento firmato da tutti e 66-  tornano a lamentare l’assenza di politici ed amministratori in merito alla controversa vicenda che li ha visti tristemente protagonisti.

Come abbiamo già avuto modo di puntualizzare in un precedente comunicato- afferma Cristiano Di Pietro- l’Italia dei Valori nella persona del suo Presidente  già nel marzo del 2010 si era fatta portavoce della vertenza presso il Ministero del lavoro, chiedendo l’immediato  intervento dell’allora Ministro per evitare la chiusura dell’azienda  conservando così  tutti posti di lavoro.

Sempre Antonio Di Pietro è tornato a sollecitare l’intervento urgente  di Elsa Fornero a luglio di quest’anno  e poi di nuovo il 13 settembre,  informando il ministro sulla situazione di precarietà dei lavoratori in cassa integrazione prossima alla scadenza. In modo complementare all’interessamento  nazionale, abbiamo presentato –ha proseguito l’esponente IdV- tre interrogazioni regionali indirizzate al presidente Iorio, all’assessore alle attività produttive –Scasserra- ed a quello ai trasporti- Velardi-,  richiamando la loro attenzione sull’urgenza di risolvere una situazione di disagio ed incertezza che i lavoratori stanno vivendo dal 2009.

Fatte queste doverose precisazioni e  tornando al comunicato dei lavoratori apparso sulla stampa, ci chiediamo chi siano in realtà i firmatari del documento,  poiché alcuni di loro ci hanno riferito di non aver partecipato alla riunione per la stesura del documento e di conseguenza di non firmato nulla. Chi parla quindi a nome di altri, senza il loro consenso, visto che la nota stampa era anonima?

In merito invece al comunicato con cui la Dafin ha inteso fare il punto della situazione  -chiarendo alcuni aspetti a suo dire strumentalizzati da politici ed amministratori-, ribadiamo la nostra estraneità alle polemiche, riaffermando invece la sincera preoccupazione  che nutriamo circa il futuro dei lavoratori che non hanno ancora ricevuto garanzie. "Selezionare i dipendenti fra quelli appartenenti al bacino della ex Smi" per noi non rappresenta un impegno concreto alla ricollocazione di tutti i 66 dipendenti o di parte di essi.

Inoltre ciò che più ci lascia perplessi –ha dichiarato il consigliere regionale dell’IdV-  leggendo i due comunicati è che la Dafin sostiene di essere stata contattata dall’amministrazione comunale di Mafalda nel 2005 per la realizzazione dell’impianto, mentre i lavoratori affermano che  nel 2009 loro non erano al corrente della costruzione e che al momento della chiusura dei cancelli,  sempre nel 2009,  veniva chiesto loro di lavorare anche il sabato e la domenica.

Un’azienda che giustifica la cessazione dell’attività per mancanza di commesse, non chiede ai suoi dipendenti di lavorare anche nei festivi; evidentemente c’è qualcosa che non torna! Ed il sospetto è che  la corsa ad ostacoli per la costruzione della centrale sia stata fatta scavalcando i lavoratori!

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