Le donne italiane hanno dimostrato di saper reagire meglio alla crisi in corso. Nei primi due trimestri del 2012: -1,3% l'occupazione maschile, +1,3% quella femminile. E' quanto emerge dal secondo numero dell'Osservatorio Abi-Censis sulla società italiana.
L'Italia può contare sulle donne per guardare con maggiore ottimismo al domani e lavorare a una ricetta per il Paese.
Donne tenaci e intraprendenti: il 16% delle lavoratrici sono autonome (contro una media europea del 10%), il 3,6% imprenditrici con personale alle loro dipendenze. Donne capaci di adattarsi, ma anche di intraprendere, sul cui apporto bisognera' fare sempre piu' affidamento per vincere le sfide che il Paese ha di fronte, a partire dalla ripresa economica.
L'occupazione femminile sembra resistere meglio di quella maschile. Se nel 2011 l'occupazione maschile è tornata al livello del 2004, le donne hanno visto aumentare la propria partecipazione al lavoro di 566.000 unità.
Una tendenza che sembra confermata anche nell'anno che sta per concludersi, considerato che nei primi due trimestri del 2012, a fronte di un'ulteriore contrazione dell'occupazione maschile dell'1,3%, quella femminile registra un aumento del 1,3%. La disoccupazione femminile cosi' e' passata in 8 anni dal 10,5% del 2004 al 9,6% del 2011, mentre quella maschile dal 6,4% al 7,6%.
Non va sottovalutato come le donne continuino a presentare, almeno sotto il profilo contrattuale, una condizione di rischio maggiore rispetto ai colleghi maschi: nel 2011 risultano occupate con contratti atipici il 14,5% di esse (contro il 10% degli uomini), per lo piu' con contratti a termine (12%) e in parte di collaborazione a progetto o occasionale (2,5%).
La crescita sostenuta della partecipazione delle donne al lavoro è stata stimolata anche dal massiccio ricorso a forme di flessibilità contrattuale: avrebbe quindi potuto rendere per molti versi questa componente più esposta ai rischi di perdite sul fronte occupazionale, o quanto meno disincentivare molto di più la disponibilità a presentarsi sul mercato.
Donne tenaci e intraprendenti: il 16% delle lavoratrici sono autonome (contro una media europea del 10%), il 3,6% imprenditrici con personale alle loro dipendenze. Donne capaci di adattarsi, ma anche di intraprendere, sul cui apporto bisognera' fare sempre piu' affidamento per vincere le sfide che il Paese ha di fronte, a partire dalla ripresa economica.
L'occupazione femminile sembra resistere meglio di quella maschile. Se nel 2011 l'occupazione maschile è tornata al livello del 2004, le donne hanno visto aumentare la propria partecipazione al lavoro di 566.000 unità.
Una tendenza che sembra confermata anche nell'anno che sta per concludersi, considerato che nei primi due trimestri del 2012, a fronte di un'ulteriore contrazione dell'occupazione maschile dell'1,3%, quella femminile registra un aumento del 1,3%. La disoccupazione femminile cosi' e' passata in 8 anni dal 10,5% del 2004 al 9,6% del 2011, mentre quella maschile dal 6,4% al 7,6%.
Non va sottovalutato come le donne continuino a presentare, almeno sotto il profilo contrattuale, una condizione di rischio maggiore rispetto ai colleghi maschi: nel 2011 risultano occupate con contratti atipici il 14,5% di esse (contro il 10% degli uomini), per lo piu' con contratti a termine (12%) e in parte di collaborazione a progetto o occasionale (2,5%).
La crescita sostenuta della partecipazione delle donne al lavoro è stata stimolata anche dal massiccio ricorso a forme di flessibilità contrattuale: avrebbe quindi potuto rendere per molti versi questa componente più esposta ai rischi di perdite sul fronte occupazionale, o quanto meno disincentivare molto di più la disponibilità a presentarsi sul mercato.
Fonte: Asca.it
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