domenica 29 luglio 2012

Economia reale, Confesercenti: Italiani imprenditori per battere la crisi

In II semestre saldo imprese positivo di quasi 21mila unità. Governo preveda sgravi per nuove imprese di donne e giovani. A mostrare il maggior spirito imprenditoriale sono gli abitanti di Lecce, che – secondo i dati UnionCamere - registra un tasso di crescita di imprese dell’1,15%. Seguono in classifica Foggia (+1,02%), Vibo Valentia e Isernia (+1%) e Firenze (+0,89%).



Diventare imprenditori per battere la crisi. Gli italiani non si danno per vinti e, pur di fronte alla tempesta dei mercati che sta sconvolgendo le economie continentali e a dei costi d’impresa che non hanno eguali in Europa, non rinunciano al proprio spirito di intraprendenza. I nostri connazionali programmano sempre di più il proprio futuro attraverso progetti e percorsi imprenditoriali: nel secondo trimestre del 2012, il saldo fra aperture e chiusure di imprese è positivo per quasi 21mila unità, che portano il numero totale a sfiorare i 6,1 milioni di unità, dopo il forte calo registrato a inizio anno. Il dato potrebbe essere anche migliore e, se si considerano le circa 10.000 aziende attualmente inattive cancellate d’ufficio dal Registro delle Imprese, il saldo positivo salirebbe a 31mila.

I settori economici
Si registrano, ovviamente, differenze significative all’interno dei diversi settori economici. Continuano a soffrire commercio (-4.807 aziende), turismo (-855) e costruzioni (-117), che però riducono le perdite: nei primi tre mesi dell’anno i tre settori avevano, infatti, segnato, rispettivamente, -19.583, -4.712 e -12.104. Registrano i risultati migliori, invece, la fornitura di energia (+884), le attività professionali (+314) e noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (+980).

Le città del mezzogiorno in cima alla classifica
A mostrare il maggior spirito imprenditoriale sono gli abitanti di Lecce, che – secondo i dati UnionCamere - registra un tasso di crescita di imprese dell’1,15%. Seguono in classifica Foggia (+1,02%), Vibo Valentia e Isernia (+1%) e Firenze (+0,89%). Nelle ultime posizioni Ragusa (+0,14%), Imperia (+0,09%), Arezzo (+0,06%) e Vicenza (-0,03%) e Napoli (-0,20%), unici risultati negativi in Italia. Le città con il maggiore numero di imprese totali, invece sono sempre le stesse: Roma (456.000), Milano (382.000) e Torino (235.000).

Regioni, nel Lazio il dato migliore
E’ il Lazio a guidare la classifica delle regioni dallo spirito imprenditoriale più accentuato, con un tasso di crescita di imprese del +0,76%. Seguono, ancora una volta, due regioni del Sud: Calabria (+0,72%) e Puglia (+0,68%). In fondo alla classifica, invece, troviamo Veneto (+0,40%), Friuli (+0,30%) e Campania (+0,19%).

Le proposte di Confesercenti
“Il dinamismo imprenditoriale italiano – commenta Confesercenti - è un patrimonio eccezionale che dobbiamo tutti salvaguardare e stabilizzare, in particolare quando riguarda giovani e donne. Il concetto però vale per tutte le imprese, la cui costante diminuzione del periodo ‘di esistenza in vita’ ci deve indurre ad adottare interventi e provvedimenti tesi a prevenire e scongiurare il maggior numero possibili di insuccessi”. “Per ottenere questo risultato occorre valorizzare il ruolo fondamentale svolto dalle Associazioni di categoria in termini di formazione, informazione e tutoraggio. Ma anche le Istituzioni devono impegnarsi nella tutela della neoimpresa. 

La proposta di Confesercenti è di definire un “percorso guidato” per la nascita di nuove attività imprenditoriali, che seguirà l’azienda nel primo biennio di vita. Inoltre, sarebbe opportuno prevedere, a fronte di un percorso formativo, le seguenti opportunità: - costo formazione da recuperare come credito di imposta - informatizzazione con obbligo posta certificata da recuperare come credito di imposta Poi, per le neonate costituite da giovani e da donne: - Livello di tassazione ridotto al 50% per i primi tre anni - Fondo di garanzia dedicato da attivarsi attraverso convenzioni coi consorzi fidi - Incentivi per nuova occupazione a tempo indeterminato Solo così sarà possibile aiutare i nuovi imprenditori a creare aziende più solide e durature nel tempo, che abbiano quindi la possibilità di crescere e fare rete.

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