domenica 8 luglio 2012

Ecco perché non è un dramma la soppressione della Provincia di Isernia

Com’è noto soprattutto agli economisti, l’istituzione e/o la soppressione di servizi deve partire da una analisi costo/benefici.








Ed allora, se inseriamo questo importante principio, nella discussione in atto “ Provincia di Isernia sì, Provincia di Isernia no” e osserviamo la realtà che ci circonda, personalmente, ritengo – proprio in questo contesto di “  vacche magre” – che la soppressione della Provincia di Isernia, proprio per quel principio cui prima accennavo, non sarebbe una catastrofe per i cittadini comuni.

Forse sì per chi è abituato a coltivare il proprio orticello!

Orbene, la Provincia di Isernia è costituita da n. 52 comuni, quasi tutti sotto i 2.000 abitanti (per semplificare), da Venafro ad Agnone ( sempre per semplificare) la distanza è  solo di circa 70 Km.

Quindi un fazzoletto di territorio.

La Provincia di Isernia, a fronte di una macchina amministrativa e burocratica dispendiosa e, penso, esagerata ( 24 Consiglieri, 8 assessori, Società partecipate, Agenzie, consulenti e/o dirigenti lautamente retribuiti – richiamando quanto letto sui giornali, un dirigente esterno percepisce solo (sic!) 160.000,oo Euro (pensate, un piccolo comune non spende tanto per le spese correnti!! ) lo sdegno dovrebbe invadere tutti e ribellarci!! - staff personale del Presidente, parco macchine, etc. etc.) , si occupa prevalentemente di manutenzione delle strade provinciali e di edilizia scolastica di 2° grado. Per il resto, pur con qualche altra iniziativa lodevole ( se penso al sociale ), è poca cosa rispetto ad una azione incisiva e determinante per lo sviluppo dell’area interessata.

Dunque, è inutile girarci intorno, le funzioni e i compiti svolti incidono poco sul tessuto sociale ed economico e, forse, attraverso una diversa attribuzione ed articolazione, potrebbero fruttare meglio.

Certo, se la nostra Provincia, esercitasse concretamente e compiutamente tutte quelle funzioni che sono solo sulla carta, previste agli artt. 19 e 20 del T.U. n. 267/2000, potrebbe avere un senso il mantenimento.

Poiché, nella sostanza, non è così è, quindi, evidente che prima o poi questo Ente dovrà chiudere i battenti.

In tempi diversi tutti ci siamo battuti ed eravamo entusiasti della istituzione avvenuta il 3 marzo 1970.

Oggi i tempi sono mutati ed è necessario ragionare!

Non ne farei un dramma, qualora dovesse arrivare la soppressione o una razionalizzazione, perché sono convinto che soluzioni alternative, meno costose e più produttive per la popolazione ( purtroppo esigua ) possano venire fuori.

Tante possono essere queste soluzioni, e naturalmente non è possibile elencarle in questo contesto. La prima che mi viene in mente è questa:

I Comuni ( entità storica che difficilmente potrà essere toccata), anche e soprattutto in uno spirito di associazionismo e/o unione ( come del resto già previsto fin dalla prima riforma delle Autonomie locali, legge 142 del 1990 - ora TUEL n .267/2000 ) potrebbero far fronte agli stessi servizi e compiti della Provincia, naturalmente con gli stessi ( o anche ridotti) trasferimenti statali e regionali che attualmente vengono accreditati alla stessa.

E’ chiaro ed evidente che il discorso è  complesso e non potrà che investire le stesse funzioni della Regione.

La Regione deve assolvere solo a compiti legislativi e deve delegare e trasferire la gestione ai Comuni che , in unione tra loro, sono certo potrebbero assolvere tutte quelle funzioni che oggi vengono svolte ( anche sovrapponendosi) da una pletora di Enti ( Provincia, Comunità Montane, consorzi, agenzie, EPT etc.).

L’aspetto occupazionale ( da preservare ) e la conservazione del posto di lavoro per tutti i dipendenti attualmente in servizio sarebbe assicurato con la collocazione negli stessi Comuni e negli altri Uffici statali ove vi è necessità come, ad esempio, nell’Amministrazione della Giustizia che, come tutti sanno, è lenta e macchinosa anche per carenza di personale amministrativo e di cancelleria.

Sono consapevole che l’argomento di cui si sta discutendo è certamente meritevole di approfondimento e valutazione e nessuno può immaginare di avere la soluzione a portata di mano.

Una riflessione seria, scevra da ogni pregiudizio ideologico e di parte, è ormai ineludibile ed ognuno deve assumersi la propria responsabilità e l’onere di lottare per l’unico scopo: il bene comune e una prospettiva di vita per i nostri giovani.

In ogni caso, non sfugga a nessuno, che con l’attuazione completa del federalismo parlare di Provincia di Isernia è riduttivo, laddove a rischiare seriamente è l’Autonomia Regionale che, sicuramente, non potrà reggere gli eventi e le ripercussioni nazionali, europee e direi mondiali.

Ormai, credo, le MACROREGIONI sono una strada inevitabile!

                                                                                       

                                                                          Albino Iacovone, ex Sindaco di Castelverrino.

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