domenica 3 giugno 2012

Boom del riciclaggio economico: + 303% ultimi 5 anni

Pressocchè stabile la crescita dell’usura e delle estorsioni. La CGIA stila la mappa della criminalità economica presente nel Paese.








L’anno scorso hanno toccato le 48.344 unità, rispetto a 5 anni prima la crescita è stata del +303,3%. Stiamo parlando delle segnalazioni di operazioni di riciclaggio sospette eseguite da intermediari finanziari (in primis le banche che ne hanno compiute quasi l’80% del totale), verso l’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) della Banca d’Italia. La denuncia viene dalla CGIA di Mestre che lancia l’allarme:

“A seguito della recessione economica in atto – commenta Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – corriamo il pericolo che le organizzazioni criminali riciclino i proventi delle loro attività illegali nei settori economici maggiormente colpiti dalla crisi. Infatti, mai come in questo momento interi settori produttivi manifestano una preoccupante vulnerabilità dovuta alla forte contrazione nell’erogazione del credito che le banche hanno attuato in questi ultimi tempi”.

A livello territoriale, prosegue la CGIA, la regione più a rischio infiltrazioni è la Lombardia che solo nel 2011 ha ricevuto ben 8.778 segnalazioni. Segue il Lazio con 6.350 e la Campania con 6.128.

“Con il riciclaggio – prosegue Bortolussi – avviene la reintroduzione del denaro proveniente da reati nell’economia legale, al fine di dissimularne o occultarne l’origine illecita. Questo fenomeno non danneggia solo l’economia legale, perché ne altera le normali condizioni concorrenziali dei mercati, ma rischia di diventare un pericolo gravissimo per l’efficienza e la stabilità dell’intero sistema finanziario”.

La CGIA ricorda che la UIF effettua approfondimenti sulle segnalazioni di operazioni sospette e le trasmette, arricchite dell’analisi finanziaria, al Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza (NSPV) e alla Direzione investigativa antimafia (DIA). Solo qualora le segnalazioni siano ritenute infondate la UIF le archivia.

L’anali della CGIA di Mestre è proseguita analizzando l’andamento delle denuncie per usura e per estorsione avvenuto negli ultimi anni. La crescita percentuale, tra il 2006 e il 2010, è stata del +10,6%. Nell’ultimo anno in cui le statistiche sono disponibili (2010) il numero complessivo delle denunce ha toccato le 6.366 unità. Tuttavia, va sottolineato che dopo il picco massimo raggiunto nel 2007, negli anni successivi il numero complessivo delle denuncie risulta essere in calo.

“Dimensionare l’usura solo attraverso il numero delle denunce – commenta il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi – non ci permette di misurare con efficacia il fenomeno. L’usura rimane in larga parte sommersa e quindi leggibile con difficoltà. Per questo abbiamo messo a confronto ben 8 sottoindicatori per cercare di dimensionare con maggiore fedeltà questa piaga. Tuttavia, quello che forse pochi sanno – conclude Giuseppe Bortolussi – sono le motivazioni per le quali molte persone cadono nelle mani degli strozzini. Oltre al perdurare della crisi, per gli artigiani, i commercianti ed i piccoli imprenditori sono le scadenze fiscali a spingerli a ricorrere a forme di finanziamento illegali. Per i disoccupati o i lavoratori dipendenti, invece, sono i problemi finanziari che emergono dopo brevi malattie o infortuni.”

Ritornando alla metodologia di calcolo di questo indicatore, si evince che nelle aree dove ci sono più disoccupazione, alti tassi di interesse, maggiori sofferenze, pochi sportelli bancari e tanti protesti la situazione è decisamente a rischio. Ebbene, rispetto ad un indicatore nazionale medio stabilito dagli esperti della CGIA pari a 100, il tasso di usura rilevato in Campania, a cui spetta la maglia nera, è di 166,3 (pari al 66,3% in più della media nazionale), seguono la Calabria, con il 144,6 (44,6 punti in più rispetto al dato medio nazionale), il Molise, con il 142,8 (42,8% in più rispetto la media Italia), la Sicilia con 139,2 (39,2% in più della media Italia), la Basilicata col 135,1 (35,1% in più della media nazionale). Mentre le realtà meno a rischio, o quasi, dall’azione dei “cravattari” sono il Veneto, con un indice di rischio usura pari al 77 (23% in meno della media nazionale). Seguono l’Emilia Romagna, con 76,7 (23,3% in meno della media Italia), il Friuli Venezia Giulia, con 65,6 (34,4% in meno della media Italia), la Valle d’Aosta, con il 53,8 (46,2% in meno del dato medio Italia) e il Trentino Alto Adige, con 53 (47% in meno della media nazionale).

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