Nonostante
le avversità che investono la quotidiana esistenza in questa regione, e le
continue lamentele giustificate dalla crisi generalizzata che ci attanaglia, vi
è chi si anima per salvare il salvabile e dare speranza per la creazione di
nuovi indotti lavorativi. Su cosa
puntare per restare ancora nel Molise e garantirsi il necessario reddito per
condurre una vita dignitosa? Vi è una
filiera che può assicurare lavoro ad almeno un terzo degli 88.000 senza lavoro
in questa aspra terra?
Sono le
domande sempre meno retoriche che gli amministratori regionali si pongono
quotidianamente e a cui è molto difficile dare delle risposte. Si vorrebbe
puntare sul turismo, in molti farfugliano questa possibilità come panacea
risolutiva dei mali della nostra economia, dissaldata nelle certezze
industriali e commerciali. La scienza
esatta del turismo non nasce dal nulla. Per
progettare e realizzare una filiera dell'ospitalità, si ha la necessità di partire da una
base di moralizzazione, di educazione civica, basata in primis sul rispetto del
territorio in cui si vive, sull’urbanistica, sul mantenimento e sulla
valorizzazione dell’esistente.
Si inizia
quindi dai bambini, per poi inculcare ai giovani regole elementari che qui da
noi sembrano ignorare tutti. La
dimostrazione tangibile la si ha nel vandalismo urbano, che tutto distrugge e
lascia l’amaro in bocca. Osservare come il denaro della collettività viene
frantumato con le pietre sui vetri dell’illuminazione pubblica è avvilente. Rendersi
conto al mattino che sui luoghi in cui si è investito molto denaro per renderli fruibili a
tutti, vi è lo scempio di pali divelti, cestini in ghisa strappati dalle sedi metalliche
e buttati a metri di distanza, muri imbrattati con scritte ingiuriose e
volgari. Gli autori - ed è ancora più avvilente - continueranno a distruggere impuniti. Queste abitudini autolesioniste per la società, hanno un unico comune denominatore, la lontananza dei cittadini da
quel minimo di educazione civica che dovrebbe far sentire proprie e quindi
tutelare i beni della collettività, come avviene in Svizzera e in regioni con elevato
senso civico, quali Emila Romagna, Trentino e Veneto.
Come si può
pensare di sviluppare un incoming turistico se si prescinde dalla regola
elementare di salvaguardare gli oggetti indispensabili del quotidiano? Fatevi una
passeggiata al vecchio camping rimesso a nuovo dal comune di Isernia sul fiume
Sordo a ridosso del Lidle. Non vi è più
un palo dell’illuminazione pubblica acceso di sera, ogni lampada è stata
distrutta, così i tubi portalampada dell’illuminazione bassa, pare che sia
passato Attila. Moralizzare
prima di promuovere, dovrebbe essere questo il primo step necessario a
qualsiasi iniziativa nell’ambito dell’ospitalità.
Educare al
rispetto anche degli altri è intrinseco, cosa che si dimentica, nell'egida di
una protesta silente, contro la società, il potere costituito e la noia
che attanaglia i giovani. Come si può
sviluppare il turismo se mancano le basi elementari di educazione? Provate a
recarvi dalle Marche in su e fermatevi ad un distributore di benzina, troverete
l’accoglienza con un buon giorno, viaggiato bene? Ha bisogno solo del pieno,
vuole che le controlli l’olio? Intanto le lavo il parabrezza.
Paragoniamolo
alla normalità di un operatore molisano, spesso nemmeno buongiorno, solo il
cenno con il muso alzato che bisogna interpretare – quanta benzina le metto? –
nemmeno uno sguardo negli occhi, tutto scontato e non dovuto, un’indifferenza
che annienterebbe qualsiasi rapporto e che fa riflettere: possibile che sto
dando il mio denaro a un soggetto che mi ignora totalmente? Questa
purtroppo è la normalità, per cui come dicevamo, in base a qualsiasi sforzo che
le istituzioni e i privati possano esercitare nella direzione della filiera
turistica, bisogna che si combatta una prima battaglia di civiltà. Il vecchio
detto: l’Italia è fatta bisogna fare gli italiani. Possiamo sostituirla con: il
Molise per il turismo c’è, non ci sono i molisani!
P.T.
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