lunedì 1 settembre 2014

Molise. Il ministro Orlando conferma la scomparsa della Corte D'Appello a Campobasso. Il Governo Renzi continua la rottamazione della nostra autonomia.


                                                Il Governo Renzi vuole cancellare il Molise!

E’ di dominio pubblico l’intervento del ministro della Giustizia Andrea  Orlando alla Festa dell’Unità di Pesaro. Nel suo intervento, senza mezzi termini ha affermato che è stravagante pensare che il Molise possa avere la Corte D’Appello con abitanti inferiori a Roma città.
Con una dichiarazione semplice ha esplicato il pensiero di tutto il Governo Renzi: le piccole realtà come il Molise devono scomparire, smembrate nei loro servizi base, accorpate presumibilmente ad altre regioni con il Pil più consistente.
Si ha avuto questa percezione già da qualche mese, con la legge Delrio, in riferimento al nuovo asset delle province che diventano solo territori di appartenenza delle singole città, mentre la modifica dell’art.V° della Costituzione farà il suo corso, si accentra tutta l’economia nelle città metropolitane, decretando la fine  dei piccoli centri.
L’esodo verso città metropolitane è già iniziato, lo si vede dalle università periferiche come la nostra che non raggiungono il numero degli iscritti.
Lo si vede, dalla mancanza assoluta di lavoro che destina giovani e meno giovani in atre regioni o all’estero per sopravvivere.
E’ percepibile dallo smembramento dei principali servizi che vanno dalla sanità, alla giustizia; dalle autonomie scolastiche alla gestione delle unità locali, con lo Stato che preleva l’impossibile lasciando i sindaci in difficoltà e le amministrazioni in rosso.
Cosa ne sarà del Molise tra qualche anno, è un argomento che non vorremmo affrontare, per non tediarci nelle inutili illusioni di sopravvivenza, ma è un argomento che meriterebbe attenzioni e riflessioni se non proteste virali in tutta la regione.
Non avviene comunque nulla, ci si lamenta in silenzio, non vi è più la forza di reagire tra i cittadini molisani, oramai costretti alla fame e ad accettare tutte le negatività come destino voluto da un disegno divino, mentre la desertificazione impera.
Tutte le battaglie di indipendenza territoriale, degli ultimi 50 anni sono sprofondate nel dimenticatoio, si è persa negli anni l’identità di appartenenza in questa nostra terra. La globalizzazione ha convinto tutti che dobbiamo necessariamente essere cittadini del mondo se vogliamo sopravvivere, rinnegando le nostre origini e la nostra terra in quanto, non vi è più la possibilità di restare e guardare al futuro dei nostri figli in questa regione.
E’ avvilente pensare che fino a ieri avevamo tutto il necessario per condurre una vita dignitosa e con tre legislature con governi nemmeno eletti dal popolo, con democrazia indiretta, ci ritroviamo nella condizione di essere cancellati dalla cartina geografica dell’Italia.
E’ assurdo che questo stia avvenendo in un momento storico dove abbiamo sposato la causa renziana e il nostro presidente Frattura è il suo massimo esponente in regione.
Cosa fare oltre ad indignarsi e accettare supinamente le nuove direttive di demolizione della regione che egli rappresenta?
Anche la presa di posizione di Frattura, in merito alla soppressione della Corte d’Appello di Campobasso, di allontanamento dalla linea politica di Renzi, qualora non restasse il palazzo di giustizia a Campobasso, appare sterile e temeraria: come andare in safari e pensare di uccidere un leone con un coltello da cucina.
La nostra rappresentatività politica ha numeri talmente esigui che ogni iniziativa personale del presidente o dei nostri tre parlamentari risulta iniqua nelle decisioni dello Stato e nelle direttive della nuova Italia.  Ci vorrebbero, proteste e barricate, ma il popolo molisano non c’è, è assente, e se qualora ci fosse, sarebbe distratto dalla ricerca del pane quotidiano in altri lidi.  Si ritroverebbero solo quattro gatti a montare la protesta e diventare paladini di una battaglia donchisciottiana.
Mentre tutti si chiedono se può continuare ad avere un senso la regione Molise, le parole di Indro Montanelli, che non avremmo mai voluto memorizzare risuonano nella mente: i comunisti amano tanto i poveri che ogni volta che vanno al potere ne aumentano il numero.
P.T.



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