Il Governo Renzi vuole cancellare il Molise!
E’ di dominio pubblico l’intervento del ministro della
Giustizia Andrea Orlando alla Festa dell’Unità
di Pesaro. Nel suo intervento, senza mezzi termini ha affermato che è
stravagante pensare che il Molise possa avere la Corte D’Appello con abitanti
inferiori a Roma città.
Con una dichiarazione semplice ha esplicato il pensiero di
tutto il Governo Renzi: le piccole realtà come il Molise devono scomparire,
smembrate nei loro servizi base, accorpate presumibilmente ad altre regioni con
il Pil più consistente.
Si ha avuto questa percezione già da qualche mese, con la
legge Delrio, in riferimento al nuovo asset delle province che diventano solo territori di
appartenenza delle singole città, mentre la modifica dell’art.V° della
Costituzione farà il suo corso, si accentra tutta l’economia nelle città
metropolitane, decretando la fine dei
piccoli centri.
L’esodo verso città metropolitane è già iniziato, lo si vede
dalle università periferiche come la nostra che non raggiungono il numero degli
iscritti.
Lo si vede, dalla mancanza assoluta di lavoro che destina
giovani e meno giovani in atre regioni o all’estero per sopravvivere.
E’ percepibile dallo smembramento dei principali servizi che
vanno dalla sanità, alla giustizia; dalle autonomie scolastiche alla gestione
delle unità locali, con lo Stato che preleva l’impossibile lasciando i sindaci
in difficoltà e le amministrazioni in rosso.
Cosa ne sarà del Molise tra qualche anno, è un argomento che
non vorremmo affrontare, per non tediarci nelle inutili illusioni di
sopravvivenza, ma è un argomento che meriterebbe attenzioni e riflessioni se
non proteste virali in tutta la regione.
Non avviene comunque nulla, ci si lamenta in silenzio, non
vi è più la forza di reagire tra i cittadini molisani, oramai costretti alla
fame e ad accettare tutte le negatività come destino voluto da un disegno
divino, mentre la desertificazione impera.
Tutte le battaglie di indipendenza territoriale, degli
ultimi 50 anni sono sprofondate nel dimenticatoio, si è persa negli anni l’identità
di appartenenza in questa nostra terra. La globalizzazione ha convinto tutti
che dobbiamo necessariamente essere cittadini del mondo se vogliamo
sopravvivere, rinnegando le nostre origini e la nostra terra in quanto, non vi
è più la possibilità di restare e guardare al futuro dei nostri figli in questa
regione.
E’ avvilente pensare che fino a ieri avevamo tutto il necessario
per condurre una vita dignitosa e con tre legislature con governi nemmeno
eletti dal popolo, con democrazia indiretta, ci ritroviamo nella condizione di
essere cancellati dalla cartina geografica dell’Italia.
E’ assurdo che questo stia avvenendo in un momento storico
dove abbiamo sposato la causa renziana e il nostro presidente Frattura è il suo
massimo esponente in regione.
Cosa fare oltre ad indignarsi e accettare supinamente le
nuove direttive di demolizione della regione che egli rappresenta?
Anche la presa di posizione di Frattura, in merito alla
soppressione della Corte d’Appello di Campobasso, di allontanamento dalla linea
politica di Renzi, qualora non restasse il palazzo di giustizia a Campobasso,
appare sterile e temeraria: come andare in safari e pensare di uccidere un
leone con un coltello da cucina.
La nostra rappresentatività politica ha numeri talmente
esigui che ogni iniziativa personale del presidente o dei nostri tre
parlamentari risulta iniqua nelle decisioni dello Stato e nelle direttive della
nuova Italia. Ci vorrebbero, proteste e
barricate, ma il popolo molisano non c’è, è assente, e se qualora ci fosse,
sarebbe distratto dalla ricerca del pane quotidiano in altri lidi. Si ritroverebbero solo quattro gatti a
montare la protesta e diventare paladini di una battaglia donchisciottiana.
Mentre tutti si chiedono se può continuare ad avere un senso
la regione Molise, le parole di Indro Montanelli, che non avremmo mai voluto
memorizzare risuonano nella mente: i comunisti amano tanto i poveri che ogni
volta che vanno al potere ne aumentano il numero.
P.T.
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