martedì 9 settembre 2014

Funivie Molise S.p.a., gli impianti di risalita e il turismo montano invernale.

A pochi mesi dall’apertura della stagione invernale dello sci, il Molise ritorna all’anno zero. In molti si chiedono quale potrebbe essere il futuro dei nostri impianti di risalita, senza una programmazione, senza fondi e con debiti pregressi.
Il nuovo amministratore unico di Funivie Molise S.p.a. Piero Petrecca è silente, ancora non si appura quali possano essere le sue intenzioni in merito alla nuova stagione invernale che si appresta a ritornare.
Come uscire dalle pastoie debitorie e gestionali che caratterizzano da sempre un segmento non trascurabile di economia turistica e incoming nella nostra regione?
Bisogna chiarire che in tutta Italia, il settore della gestione degli impianti è in perdita. Parliamo di grosse realtà anche nordiche, alle quali notoriamente i bilanci sono in rosso fisso, ma gli impianti funzionano e gli operatori, oltre ai privati che investono nella ricettività sono in attivo.


In tutte le gestioni degli impianti di risalita della nazione quindi, la perdita economica d’esercizio è giustificata dalle ricadute economiche positive generali sui territori. Ritorniamo al Molise. Abbiamo assistito a qualcosa di assolutamente stigmatizzabile nella passata stagione, un vero paradosso. Un nuovo gestore manager nella persona di Mario Caruso che nel giro di un mese fu capace di inaugurare e rendere fruibili tutte le piste e gli impianti di risalita di Campitello e di Monte Capraro a Capracotta, come non si realizzava da anni. Tutti d’accordo ed entusiasti: operatori turistici e commerciali, sindaci, sciatori molisani e provenienti da fuori regione. Tutto pareva andare per il verso giusto: finalmente la quadra ad un segmento che attendeva la giusta importanza.  A distanza di soli 90 giorni di nuovo l’oblio. Caruso, a cui va il merito di aver fatto quello che bisognava fare con tempestività, nell’intento di voler risolvere le numerose criticità ereditate e dare lustro ai nostri impianti montani, ha invece raccolto l’esatto opposto, le sue azioni sono apparse insensate e temerarie, con quale conseguenza? Quella di far sprofondare gli impianti e la montagna nel baratro assoluto.

Il turismo montano non può finire così. Bisogna fare qualcosa di valido e opportuno, cercare nuove idee e movimentazione per accrescere la frequentazione e permettere, anche in perdita, di far girare gli impianti di risalita. Il sindaco di Capracotta Antonio Monaco ha sperimentato una soluzione gestionale valida, non disponendo più di risorse economiche per battere la pista di sci di fondo di Prato Gentile che incideva annualmente sul bilancio comunale per circa 15.000 euro, si è inventato un “do ut des” necessario.  Tre anni fa, realizzò un bando, offrendo la possibilità di costruire, su un’area di circa 150 mq. uno chalet con bar, punto ristoro e gestione skipass, in cambio della manutenzione e battitura pista. Una ditta interessata partecipò e vinse il bando e oggi dopo tre anni, l’attività funziona, da lavoro a più persone e la pista di fondo è sempre battuta a costo zero per le casse comunali.

Una soluzione che con metodi diversi, ma necessariamente, elargendo qualcosa ad eventuali investitori, si potrebbero gestire i due impianti di risalita molisani. Forse è l’unico modo per arginare le normali perdite di circa 500 mila euro l’anno che produce Campitello Matese in questo momento (scaricando ammortamenti sulla vecchia società Campitello Matese S.p.a., altrimenti si registrerebbero perdite superiori) con i 25 dipendenti indispensabili per mettere in funzione a norma di legge gli impianti. Situazione più economica per Monte Capraro in cui la gestione annualmente incide per circa 60/70 mila euro con i 9 dipendenti stagionali.

Gli ingenti costi fissi, per poter lucrare e ottenere una plus valenza per la società di gestione, sarebbero giustificati, (qualora gli impianti potessero funzionare e offrire la possibilità agli operatori turistici di catalizzare l’attenzione sui nostri monti, di sportivi e visitatori) per sviluppare quel turismo che risulta essere una grande risorsa mai realmente sfruttata. Le perdite di esercizio scontate, produrrebbero, d’altro canto, una ricaduta economica a largo spettro sul territorio montano che potrebbe attrarre investitori interni ed esterni alla regione. Si innescherebbe un meccanismo che darebbe opportunità occupazionali a decine di lavoratori.

In un momento come questo, di gravi difficoltà economiche, si rivelerebbe una panacea risolutiva dei mali endemici di sopravvivenza per molte famiglie. Basterebbe mutuare dal nord montano le iniziative e le gestioni, per poter emulare e permettere lo sviluppo di questo importante e sempre in affanno segmento. Solo ponendo da parte la politica e beghe personali questo sarà realizzabile. Lo si faccia per il bene comune a prescindere da ogni velleità personalistica: questo è il momento.

                                                                                                                                  P.T.

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