A pochi mesi
dall’apertura della stagione invernale dello sci, il Molise ritorna all’anno
zero. In molti si chiedono quale potrebbe essere il futuro dei nostri impianti
di risalita, senza una programmazione, senza fondi e con debiti pregressi.
Il nuovo
amministratore unico di Funivie Molise S.p.a. Piero Petrecca è silente, ancora
non si appura quali possano essere le sue intenzioni in merito alla nuova
stagione invernale che si appresta a ritornare.
Come uscire
dalle pastoie debitorie e gestionali che caratterizzano da sempre un segmento
non trascurabile di economia turistica e incoming nella nostra regione?
Bisogna
chiarire che in tutta Italia, il settore della gestione degli impianti è in
perdita. Parliamo di grosse realtà anche nordiche, alle quali notoriamente i
bilanci sono in rosso fisso, ma gli impianti funzionano e gli operatori, oltre
ai privati che investono nella ricettività sono in attivo.
In tutte le
gestioni degli impianti di risalita della nazione quindi, la perdita economica d’esercizio
è giustificata dalle ricadute economiche positive generali sui territori. Ritorniamo
al Molise. Abbiamo assistito a qualcosa di assolutamente stigmatizzabile nella
passata stagione, un vero paradosso. Un nuovo gestore manager nella persona di
Mario Caruso che nel giro di un mese fu capace di inaugurare e rendere fruibili
tutte le piste e gli impianti di risalita di Campitello e di Monte Capraro a
Capracotta, come non si realizzava da anni. Tutti d’accordo ed entusiasti:
operatori turistici e commerciali, sindaci, sciatori molisani e provenienti da
fuori regione. Tutto pareva andare per il verso giusto: finalmente la quadra ad
un segmento che attendeva la giusta importanza.
A distanza di soli 90 giorni di nuovo l’oblio. Caruso, a cui va il
merito di aver fatto quello che bisognava fare con tempestività, nell’intento
di voler risolvere le numerose criticità ereditate e dare lustro ai nostri
impianti montani, ha invece raccolto l’esatto opposto, le sue azioni sono
apparse insensate e temerarie, con quale conseguenza? Quella di far sprofondare
gli impianti e la montagna nel baratro assoluto.
Il turismo montano non può finire così.
Una soluzione che con metodi diversi, ma necessariamente, elargendo qualcosa ad eventuali investitori, si potrebbero gestire i due impianti di risalita molisani. Forse è l’unico modo per arginare le normali perdite di circa 500 mila euro l’anno che produce Campitello Matese in questo momento (scaricando ammortamenti sulla vecchia società Campitello Matese S.p.a., altrimenti si registrerebbero perdite superiori) con i 25 dipendenti indispensabili per mettere in funzione a norma di legge gli impianti. Situazione più economica per Monte Capraro in cui la gestione annualmente incide per circa 60/70 mila euro con i 9 dipendenti stagionali.
Gli ingenti costi fissi, per poter lucrare e ottenere una plus valenza per la società di gestione, sarebbero giustificati, (qualora gli impianti potessero funzionare e offrire la possibilità agli operatori turistici di catalizzare l’attenzione sui nostri monti, di sportivi e visitatori) per sviluppare quel turismo che risulta essere una grande risorsa mai realmente sfruttata.
In un momento come questo, di gravi difficoltà economiche, si rivelerebbe una panacea risolutiva dei mali endemici di sopravvivenza per molte famiglie.
P.T.
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