martedì 19 agosto 2014

Isernia. Istigazione al suicidio, art, 580 c.p.: la lunga mano dello Stato contro i cittadini con l'utilizzo di Equitalia. Il caso di un commerciante costretto al fallimento per poche migliaia di euro.

Quella che mi appresto a farvi conoscere è una storia di ordinaria follia dello Stato contro il cittadino e le imprese. Una storia come tante che stanno avvenendo anche nella nostra piccolissima realtà regionale. In questo caso ad Isernia, nella cittadina più controllata e vessata d’Italia, a cui non si può sfuggire a nulla in quanto vi sono più forze di polizia che attività commerciali, artigianali e produttive. Dove è diventato impossibile vivere e chi non ha fatto le valigie, le ha pronte piene nell’armadio, in attesa solo di un miracolo che potrebbe non giungere mai.



Un’attività commerciale nel settore forniture mezzi agricoli, da quasi 50 anni sul mercato, trasferita da padre in figlio, come quasi tutte le attività commerciali, da un quinquennio in crisi si barcamena, non riesce a onorare le tasse, pur mantenendo un controllo difficile, ma attento con i fornitori che gli danno l’agio del credito, risultando un ottimo pagatore con una storia recensita di tutto rispetto alle spalle.

Il commercialista, consiglia al titolare di questa impresa di aspettare prima di recarsi in Equitalia per dilazionare il debito. Giunge a superare i 25 mila euro di dovuto in tassazione varia, e la dilazione allo Stato viene concessa, come di prassi, dal privato riscossore delle gabelle. Intanto la situazione economica si aggrava, vittima di una stagione negativa, in cui le vendite scendono drasticamente e  il nostro commerciante deve fare una scelta, o mandare i figli a scuola e farli mangiare, oppure pagare le tasse. Un buon padre di famiglia come egli è, opta per il sostegno alla sua famiglia.

Nel quinto mese di mancato pagamento, due operatori di Equitalia si presentano nel magazzino e provvedono, sotto gli occhi impotenti ed increduli del titolare, al pignoramento della merce per il valore intero dovuto di circa 30.000 euro con i normali, inauditi interessi.  Nominano custode di tali beni il titolare dell’azienda, che da quel momento inizia a vivere un incubo da istigazione al suicidio.Non ha la possibilità di vendere la merce, non può più garantire alla famiglia il sostentamento: praticamente sul lastrico.Con la forza di volontà che contraddistingue chi vuole reagire ad un torto, cerca di barcamenarsi, di non farsi prendere dallo sconforto, i beni pignorati a distanza di pochi mesi, vengono messi all’asta.

Dal primo al terzo incanto, le aste risultano deserte ed i beni restano in custodia all’azienda, con una variabile, visto che non sono stati venduti all’asta, tali beni possono essere posti in vendita dall’azienda, con una imposizione: il frutto di ogni singola vendita deve essere versato ad Equitalia! Il commerciante, in pratica, deve pagare: canone di locazione, utenze, spese di personale, oltre al suo lavoro per ripagare il debito ad Equitalia, senza poter trarne un minimo per se e la sua famiglia.

Il fallimento è l’unica strada percorribile per questa attività, con il trascinarsi, dietro tale decisione, tante piccole e grandi aziende fornitrici, che senza l’intervento di Equitalia, avrebbero ripreso almeno la merce se non venduta e in qualche modo si sarebbe evitata la totale debacle dell’attività commerciale, che oggi avrebbe dato sostegno a un paio di famiglie. Tutto l’iter legittimato dallo Stato, che pare abbia particolarmente a cuore la distruzione delle aziende italiane.

Mentre si levano voci incredule per quello che è avvenuto a questa brava e colta persona titolare di un’ex azienda isernina, centinaia di cittadini negli ultimi anni sono morti suicidi per casi simili. L’istigazione al suicidio è un reato previsto dall’art. 580 del codice penale. Mentre migliaia di italiani e di molisani sono allo stremo, senza lavoro, con debiti, uno Stato che non è in grado di garantire più nulla, chiede l’impossibile minacciando di sbatterli sul marciapiede con la mano armata di Equitalia. Ad oggi oltre 15.000 le querele depositate dai cittadini italiani contro il Governo per il reato di cui al citato art. 580, ma non vi sono ad oggi, posizioni politiche che abbiano intenzione di affrontare l’argomento e porre il cittadino prima di tutto: innanzi tutto!
                                                                                                               
                                                                                                                                         P.T.


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