giovedì 10 luglio 2014

P.A., Cgil: Dl poco coraggioso, non cambia rapporto con cittadini



“Un progetto poco coraggioso, senza un vero e visibile disegno di riforma, che non cambierà in alcun modo il rapporto tra cittadini e Pubblica amministrazione”. Così la Cgil ribadisce il giudizio sul decreto legge che interviene sulla P.A. (90/2014) nel testo consegnato ieri in audizione presso la commissione Lavoro della Camera dei deputati.



Il sindacato di corso d'Italia sostiene infatti che “è necessario per noi che siano i cittadini, il paese, al centro del progetto”, così come “sempre maggiore è l'urgenza di un progetto di riforma delle Pubbliche amministrazioni”, che “deriva anche dai tanti fenomeni di corruzione, di tagli e di aumentata inefficienza”.

Ma per la Cgil “una riforma è fatta innanzitutto di scelte politiche anche di lungo periodo strategie. Sono proprio quelle scelte politiche che oggi non si individuano. Faremo la nostra parte nella direzione della riforma ed anzi sfidiamo il Governo a mettere al centro le persone ed i soggetti che fruiscono dei servizi pubblici in tutte la aree del paese”.

L'organizzazione guidata da Susanna Camusso 'salva' dal decreto “le norme di contrasto alla corruzione che rispondono ad una situazione di emergenza politica e morale e alle quali dovranno seguire  ulteriori misure in tema di appalti con una riforma organica e di reintroduzione del reato di falso in bilancio per il quale continuiamo a chiedere  tempi di approvazione rapidi”. Ma nel merito del provvedimento emergono, tra le altre cose, “sempre di più, anche alla luce della documentazione prodotta, i numerosi interventi ordinamentali che non dovrebbero far parte di un provvedimento i cui requisiti sono la necessità e l'urgenza”.

Mentre l'unico disegno 'esplicito' che esce fuori “è il ritorno ad una scoperta occupazione da parte della politica sull’amministrazione pubblica, ora attraverso l’incremento delle quote di nomina di dirigenti esterni scelti discrezionalmente dalla politica per il sistema delle autonomie locali e poi con la legge delega per tutta la dirigenza”.

Il decreto, infine, prosegue il testo della Cgil, “come l’annunciato disegno di legge delega ancora ignoto, continua a riproporre un modello di cambiamento della pubblica amministrazione già fallito in passato e che prevede una continua e asfissiante moltiplicazione di leggi, norme e regolamenti, che impediscono un reale cambiamento e una riappropriazione da parte dei cittadini della cosa pubblica”. Per questo, conclude il sindacato di corso d'Italia, “contro una politica che vuole un rapporto di lavoro e una P.A. subalterna, l’antidoto non può che essere l’unificazione del sistema di regole tra lavoro pubblico e privato”.

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