mercoledì 9 luglio 2014

L’antica Grecia nelle perversioni consumate nei bagni pubblici della stazione di Isernia

Da alcuni mesi, si sentivano voci meravigliate ed incredule, ma nessuno osava parlarne apertamente.Infine, qualcuno ha riferito di episodi sostanziali, veritieri e raccapriccianti che si consumerebbero nei bagni pubblici della stazione ferroviaria di Isernia.







Non sono donne dedite alla prostituzione, seppur deprecabile è sempre il mestiere più vecchio del mondo e si esercita comunque anche ad Isernia, ma in case private, come testimoniano gli annunci sui principali quotidiani. La questione è più infida e porta la mente all’antica Grecia, dove era lecita la sodomia e i rapporti omosessuali.

A parlarne senza peli sulla lingua è Francesco (nome di fantasia) 22enne dell’interland isernino, il quale accetta di rilasciare un’intervista, su uno dei fatti più ambigui e perversi che la città pentra registri.

Cosa succede nei bagni pubblici della stazione?

<<E’ oramai risaputo, ma tutti tacciono, in quanto un po’ di soldi in questo periodo che non si trova lavoro, servono come il pane. Nel piazzale della stazione di Isernia girano dei personaggi che non sono proprio normali, dei pervertiti, oramai li conoscono tutti. Uno di questi, qualche mese fa, mi avvicinò con la scusa di scroccarmi una sigaretta, chiedendomi se avevo bisogno di soldi. 
Ho risposto: certo!
Lui, pronto e diretto: se vuoi guadagnarti 10 euro, ti farei un lavoretto di mano: con lo sguardo indicava inequivocabilmente la patta dei miei pantaloni.
Se vuoi, aggiunse, seguimi ai bagni delle stazione, ti aspetto…
Esitando, pensai: ma guarda sto pervertito.
Fu solo un momento, il pensiero successivo annullò il precedente: chi se ne frega, sono senza un euro, almeno posso comprarmi le sigarette. 
Lo seguii a distanza e lo raggiunsi nel cesso della stazione.
Mi accolse con un mezzo sorriso di soddisfazione e…mi anticipò il “deca”.
Portò le mani in basso ai pantaloni, mi sbottono e… lo feci fare.
Da quel giorno, periodicamente anche due volte a settimana approfitto, tanto sono dieci minuti…>>

Ci sono altri ragazzi che si prestano a questi servizietti?

<< Si, c’è chi paga anche venti euro per una “fellatio” a ragazzi della mia età e anche più giovani.
A me personalmente, già fa schifo che mi tocchi solo: figuriamoci il resto!>>

Questi figuri quanti sono e che età hanno?

<< Beh, sono una mezza dozzina, vengono anche dai paesi qui intorno.

Non si direbbe a prima vista che sono così “malati”, si fermano, ti osservano da lontano, come quando noi ragazzi vediamo passare una bella donna. Non sono giovani, credo che abbiano intorno ai "sessanta", c’è qualcuno che li supera. Ci siamo comunque abituati alla loro presenza e al loro denaro. Confesso che quando non mi ritrovo nemmeno un euro in tasca, e mi capita spesso, esco proprio per cercarne uno, tanto dove trovo un lavoro in questa c…o di città!>>

La conseguenza della crisi, l’apatia nell’accettare come scontata la situazione di “choc anafilattico” dettata dalla mancanza di lavoro, soprattutto nei giovani; le famiglie che non riescono a garantire il minimo di sostegno economico ai loro figli, conducono alcuni ragazzi ad accettare, come in questi casi, le situazioni più sconcertanti pur di ottenere quel minimo per sopravvivere: in una società dove il diritto al lavoro sancito dai nostri padri costituenti è divenuto chimera. Questo è uno degli aspetti sorprendenti di un piccolo centro come Isernia che assume sempre più, la connotazione di un paese sudamericano, tra l’opulenza perbenista di chi possiede e l’opposto dettato da chi non ha più nulla da perdere. Un ceto medio scomparso, tra debiti e cartelle esattoriali e l’impossibilità di pagare oneri e bollette: “l’Isernia mea” ex isola felice tra perversioni e malaffare.
                                                                                                                                


                                                                                                                                                P.T.








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