venerdì 20 giugno 2014

Macchia d’Isernia, il nuovo Consiglio Comunale ha varato la nuova giunta

A Macchia d’Isernia si è insediato il nuovo consiglio comunale che ha prontamente varato la nuova giunta. Auguri sinceri al sindaco ed agli assessori, ma ora bisogna tentare di risolvere alcuni problemi che sono stati peraltro al centro della campagna elettorale. 









Innanzitutto il lavoro. Un centinaio di giovani senza lavoro né alcuna prospettiva d’impiego a breve termine, un’area per insediamenti produttivi ridotto ad un “cimitero industriale”, insicurezza e disagio sociale. Il lavoro, si sa, non lo si trova dietro l’angolo né spetta all’amministrazione comunale trovarlo, ma è compito delle istituzioni, anche locali, creare le condizioni affinché trovare lavoro non sia una specie di “missione impossibile”.

Effettuare un bilancio delle competenze, assistere i giovani nella redazione di un curriculum vitae appropriato, fornire, attraverso il personale già in carico alla Regione, consulenza di orientamento, indirizzare le persone verso la formazione e la riqualificazione professionale sono alcune cose importanti (e a costo zero) da cui far partire una politica locale per il lavoro. Indire una conferenza sui temi del lavoro e delle prospettive economiche del territorio, invitando i comuni limitrofi, per esigere l’inserimento nell’area di crisi ed il varo di strumenti di sviluppo adeguati (distretto di riconversione, area franca, ecc.)

Macchia d’Isernia è, indubbiamente, l’area per insediamenti produttivi a più alta mortalità aziendale tanto da meritare pienamente il titolo di “cimitero industriale”. Oltretutto la sua capacità attrattiva (di nuovi insediamenti) è pari a zero per due problemi fondamentali, rispettivamente uno locale (risolvibile a patto di avere risorse) e uno nazionale (risolvibile senza risorse finanziarie, ma richiedente notevoli risorse umane).

Primo problema (locale). Un industriale che volesse insediare la propria attività a Macchia d’Isernia dovrebbe aprire, infatti, una trattativa infinita con una miriade di proprietari terrieri e aventi a vario titolo diritto, oltretutto a prezzi non allineati al mercato, che scoraggerebbe chiunque. Se l’amministrazione comunale non provvederà ad acquisire i terreni ed ad assegnare i lotti a prezzi ragionevoli perderà ogni capacità attrattiva a vantaggio di comuni che hanno attuato questa politica (vedi Miranda) o dove regna il far west urbanistico (vedi Montaquila).

Secondo problema (nazionale). È noto che per realizzare un nuovo insediamento industriale occorra l’autorizzazione di 46 enti pubblici (dato nazionale). Per la verità questo numero si riferisce, probabilmente, ad insediamenti di particolare impatto ambientale (ad es. il petrolchimico), tuttavia gli enti da coinvolgere nel processo autorizzativo è impressionante. Occorre allora stabilire un patto di “sburocratizzazione” che, partendo dall’amministrazione comunale, attraverso gli strumenti della conferenza dei servizi, coinvolga tutti gli enti preposti al rilascio delle varie autorizzazioni necessarie. Se si attuasse il proposito di rilasciare tutte le autorizzazioni non in 24 ore (come sarebbe teoricamente possibile), ma più prudentemente in una settimana, aumenterebbe enormemente la capacità attrattiva dell’area per nuovi investimenti e si potrebbero realmente creare i presupposti per una reale crescita del territorio.

L’impressionante sequenza di furti di cui gli abitanti sono state vittime ha creato un clima di precarietà ed insicurezza che potrebbe avere gravi conseguenza sulla convivenza civile. Il tema della sicurezza ha dimostrato, qualora si avesse bisogno di ulteriori prove, l’assoluta inadeguatezza delle nostre forze dell’ordine, in primis del Prefetto che dovrebbe sovrintendere all’ordine pubblico, e la scarsa considerazione di cui godono i piccoli centri, completamente abbandonati a loro stessi nonostante uno spiegamento di forze dell’ordine che non ha eguali in proporzione al numero di abitanti.

L’impressionante numero di agenti e graduati impiegati in lavori d’ufficio, altrettanto sproporzionato, rispetto all’esiguo personale impiegato per contrastare sul campo la micro delinquenza, crea la sensazione di trovarsi in una sorta di “terra di nessuno” in cui poter fare qualsiasi cosa nella certezza dell’impunità. E quando qualche sfortunato malvivente finisce nelle maglie della giustizia ci pensa un giudice prontamente a liberarlo, alimentando l’infinita spirale della microcriminalità.
È compito delle istituzioni locali, pertanto, vigilare affinché il proprio territorio sia, al pari delle città più importanti, sorvegliato in modo da scoraggiare i malintenzionati, chiedere con forza e, perché no, esigere parità di trattamento rispetto agli abitanti delle città più grandi.

Ultimo tema, ma non perché sia meno importante, il disagio sociale. Esso rappresenta la sintesi dei problemi affrontati in precedenza, al tempo stesso causa ed effetto. Alcolismo, tossicodipendenza e ludodipendenza sono tre aspetti del malessere che vivono le piccole comunità a cui solo una forte risposta di riscatto sociale può dare risposta. Occorre impegnare i giovani, ma anche gli anziani, in attività gratificanti, di utilità sociale o accrescimento culturale, che liberino dal giogo delle dipendenze ponendo la persona al centro dell’interesse della collettività. In questo, il ruolo dell’ente locale può e deve essere centrale. Facciamo parte di una comunità in cui il benessere collettivo coincide con quello individuale e, per questo, nessuno deve rimanere indietro.


Antonio Bucci
Segretario circolo Partito Democratico
“Enrico Berlinguer” Macchia d’Isernia

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