mercoledì 12 febbraio 2014

Realacci: "Con l'approvazione di 'Destinazione Italia' eliminato dal provvedimento il rischio sanatoria sulle bonifiche"

“E’ opportuno che in futuro materie importanti come quella delle bonifiche non vengano trattate in decreti omnibus,  che non permettono un serio esame delle commissione competenti,  indeboliscono il ruolo del Parlamento e non producono buone leggi.





Grazie a un emendamento riformulato all’art.4 di cui sono primo firmatario e che ho presentato insieme ad altri colleghi, è stato evitato il rischio sanatoria sulle bonifiche

Così Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, sul via libera al Destinazione Italia e all'emendamento correttivo sulle bonifiche che ristabilisce il principio del ‘chi inquina paga’ sventando il rischio di una sanatoria sulle bonifiche approvato dalla Camera

L’emendamento, approvato dall'Aula ad ampia maggioranza, a differenza di quanto previsto nella formulazione iniziale dell’art.4, conferma il principio del ‘chi inquina paga’ e recepisce la condizione che aveva posto la VIII Commissione Ambiente della Camera nel suo parere al decreto Destinazione Italia. L’articolo 4 del decreto nella formulazione iniziale apriva al pericolo, segnalato anche da Legambiente, che le transazioni sottoscritte tra coloro che hanno inquinato e i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico per le bonifiche potessero rappresentare una sorta di sanatoria sulle attività di bonifica e messa in sicurezza.

Mentre l’emendamento approvato dall'Aula precisa che la revoca dell'onere reale per tutti i fatti antecedenti all'accordo di programma è subordinata al rilascio della certificazione dell'avvenuta bonifica e messa in sicurezza dei siti inquinati da parte dell’Arpa, come previsto dall'articolo 248 del Codice Ambientale.

Specifica anche che i fondi previsti nel provvedimento non potranno essere utilizzati dai responsabili dell’inquinamento per attuare le bonifiche né la messa in sicurezza dei siti, ma sono destinati solo a favorire la riconversione industriale e quindi lo sviluppo economico dell’area. Un cambiamento necessario, che è stato possibile grazie al contributo del ministro Orlando, alla collaborazione del Ministero dello Sviluppo Economico e all'impegno anche delle forze parlamentari di opposizione, come il M5S e Sel ”.

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