giovedì 9 gennaio 2014

Occorre subito un intervento politico per porre rimedio ad una evidente ingiustizia

Cgil, Cisl e Uil Molise, venute a conoscenza che, per i dipendenti pubblici della provincia di Campobasso, l’INPS – INPDAP ha attivato le procedure per la restituzione entro il 2015 dei contributi sospesi per il terremoto, in questi mesi hanno esperito varie azioni per vedere riconosciuti i diritti dei lavoratori.






Infatti, il ripristino della restituzione a tappe forzate comporta un notevole aggravio per i lavoratori ed i pensionati pubblici a fronte di una rateizzazione più lunga  come disciplinata dalla normativa precedente. In questo modo non si tiene conto delle centinaia di sentenze di condanna  in sede amministrativa (TAR Molise) ed in sede ordinaria, in primo e in secondo grado, con il pagamento delle spese  a carico dell’Amministrazione pubblica, nelle quali si è stabilito il principio  che la restituzione dei contributi sospesi da parte dei lavoratori deve avvenire secondo le modalità  previste dall'Ordinanza del Presidente del Consiglio n. 3253/2002. Non viene considerato che la nuova modalità comporta  il fatto che, a partire dal mese di gennaio, i pubblici dipendenti  hanno decurtata la busta paga di 150-250 euro mensili a fronte dei 15-30  che stanno versando.

Nel 1° incontro del 16 dicembre ’13, avuto con il direttore provinciale dell’INPS di Campobasso, le Confederazioni hanno chiesto l’immediata  sospensione delle nuove modalità di restituzione dei contributi previdenziali ed un confronto urgente per affrontare il problema e per condividere soluzioni non penalizzanti per i lavoratori.

A seguito di tale richiesta si è tenuto  un incontro il 23 dicembre ’13 con i dirigenti dell’INPS Molise e della Ragioneria provinciale di Campobasso, nonché dai rappresentanti delle Federazioni di categoria CGIL Funzione Pubblica e  FLC CGIL, CISL Funzione Pubblica, UIL Pubblica Amministrazione, Uil Scuola e Uil Università, Ricerca e Afam, nel quale si è convenuto di investire della questione  la direzione Centrale INPS Entrate, il  Ministero dell’Economia e delle Finanze ed il Dipartimento dell’Amministrazione Generale, del Personale e dei Servizi ai quali è stata inviata una lettera raccomandata in cui si  ripercorrono le varie tappe relative alla vicenda:

“Nonostante i numerosi provvedimenti giudiziari (resi sia in primo grado che in sede di gravame) confermativi del diritto dei lavoratori interessati alla restituzione dei contributi post sisma secondo le modalità originariamente formulate dall’OPCM 3253/02, gli Enti in epigrafe sono intenzionati a provvedere- a partire dal mese di gennaio 2014 - al recupero delle somme in misura superiore, con grave danno a carico dei lavoratori.

Orbene, nello spirito di massima collaborazione, anche con la precipua finalità di garantire l’effettivo recupero contributivo, si  richiede formalmente il ripristino delle condizioni di rateizzazione originariamente fissate.

Ciò perché l’attuazione unilaterale di provvedimenti difformi (resi in violazione del principio di legittimo affidamento) non garantirebbe, come detto, l’effettivo recupero e per contro darebbe  solo origine ad un contenzioso che esporrebbe le PA interessate ad un inutile aggravio di spese.

Nello specifico, infatti, qualora le trattenute in busta paga a partire da gennaio 2014 dovessero essere superiori a quelle previste e stabilite dall’OPCM 3253/02, inevitabilmente il personale dipendente interessato si vedrebbe costretto ad agire in sede di cautela, con ciò paralizzando i provvedimenti assunti dagli Istituti previdenziali.

Senza considerare che tutto ciò comporterebbe anche un possibile danno all’erario che ben potrebbe essere evitato attraverso un accordo che tenga conto del reciproco interesse ad una definizione stragiudiziale della questione controversa.

Per le ragioni sin qui evidenziate, le scriventi OO. SS. chiedono  di voler immediatamente sospendere eventuali provvedimenti comportanti l’aggravio delle trattenute previdenziali attraverso una minore rateizzazione rispetto a quella originariamente disposta e, contestualmente, chiedono la fissazione di un incontro urgente finalizzato alla stipula di un accordo stragiudiziale che eviti l’inutile proliferare di un contenzioso seriale.

Resta ovviamente inteso che in caso di mancato riscontro entro e non oltre quindici giorni dalla ricezione della presente, si darà seguito al mandato ricevuto e saranno, nostro malgrado, adite le competenti autorità giudiziarie, ivi compresa la magistratura erariale, con aggravio di spese a Vostro esclusivo carico”.

Della questione è stata investita anche la delegazione parlamentare molisana.

Nonostante tutto questo, ad oggi, non si intravedono spiragli di una soluzione positiva della  paradossale vicenda ed i lavoratori pubblici della provincia di Campobasso vedranno, nei prossimi giorni, decurtate le proprie retribuzioni in maniera significativa.

Se non ci saranno novità CGIL, CISL e UIL Molise  proseguiranno nelle loro azioni  sia politico –sindacali sia legale per far valere i diritti dei lavoratori pubblici della provincia di Campobasso trattati  senza rispetto ed in dispregio di leggi e sentenze favorevoli.

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