martedì 14 gennaio 2014

Inflazione, la crisi zavorra i consumi. 2,5 miliardi di spesa in meno per il cibo nel 2013

La Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) commenta i dati diffusi dall’Istat: nell’ultimo anno gli italiani sono stati costretti a ridurre su tutto, anche sugli alimentari, colpa di tasse, mutui e bollette che hanno “mangiato” il 60% del loro reddito mensile. 






Al supermercato si taglia di netto sulle quantità, ma cambia anche il modo di fare la spesa: il 65% delle famiglie fa più attenzione ai prezzi, il 53% gira più negozi alla ricerca di sconti, il 32% sceglie più marche sconosciute e meno “brand”.        

La frenata dell’inflazione nel 2013, che si attesta all’1,2% ai livelli più bassi dal 2009, è direttamente collegata al crollo dei consumi delle famiglie. D’altra parte, nell’ultimo anno gli italiani hanno speso in media il 60% del loro reddito mensile soltanto per affrontare le spese obbligate - tra tasse, utenze domestiche e mutuo per la casa - con la conseguenza di dover tagliare su tutto il resto: solo per il cibo c’è stata una riduzione della spesa del 4% circa, che vuol dire circa 2,5 miliardi di euro in meno per acquistare alimentari e bevande. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati Istat diffusi oggi.

In particolare, le famiglie oggi comprano meno pesce (-3,4%) e ancor meno carne rossa (-3,9%), così come meno latte (-2,7%) e ortofrutta (-2%) -spiega la Cia-. Inoltre si rinuncia drasticamente all’uso dell’olio extravergine d’oliva (-8,8%) e inizia a perdere terreno anche la pasta (-1,2%), mentre resiste l’altro alimento “povero” per eccellenza, cioè le uova (+1,8%).

Ma non è solo la quantità ad essere tagliata, con la crisi gli italiani hanno cambiato radicalmente abitudini e modalità di fare la spesa al supermercato -aggiunge la Cia-. Pur di risparmiare, infatti, il 65% delle famiglie compara i prezzi con molta più attenzione; il 53% gira più negozi alla costante ricerca di sconti, promozioni e offerte speciali; il 42% privilegia i “formati convenienza”; il 32% abbandona i grandi brand per marche sconosciute e prodotti di primo prezzo e il 24% ricomincia a fare cucina di recupero con gli avanzi della cucina.

Nessun commento: