I dati sull’esplosione del ricorso alla cassa integrazione e agli ammortizzatori sociali, sommati alle conclusioni del recente Rapporto della Banca D’Italia sull’andamento dell’economia regionale, confermano la necessità di adottare scelte straordinarie a sostegno delle imprese che incentivino un percorso di reindustrializzazione del territorio a partire dall’Area di Crisi “Bojano – Isernia – Venafro”.
Al Molise occorre una riflessione pacata sulle attività di produzione agricola ed industriale che in stretta osservanza delle vigenti normative di legge sulla sostenibilità e sulla compatibilità ambientale, non penalizzi tali attività d’impresa e non renda difficoltosi nuovi investimenti produttivi in tali settori.
Garantita preliminarmente ed in modo assoluto la sicurezza sanitaria delle comunità locali, il nostro territorio può e deve agevolare chi opera nell’industria e in agricoltura per tutelare migliaia di posti di lavoro e sostenere un progetto di sviluppo di ampio respiro per il futuro che non può reggere senza l’apporto determinante delle imprese agricole ed industriali.
Ritengo opportuno che le parti sociali si rendano protagoniste di una nuova fase di programmazione che individui nel distretto produttivo “Bojano – Isernia – Venafro” una possibile risposta di prospettiva alle crisi drammatiche della GAM, dell’ITTIERRE, e delle aziende del Nucleo Industriale di Venafro.
Il contributo fattivo delle associazioni imprenditoriali e delle organizzazioni sindacali insieme alle amministrazioni locali può aprire il territorio a nuove occasioni di investimento e di occupazione garantendo il reimpiego di migliaia di unità lavorative espulse dalle filiere in crisi del tessile, dell’avicolo e del metalmeccanico.
Sollecito le parti sociali e le associazioni cooperative ad assumere insieme alle amministrazioni locali un ruolo determinante nella costruzione di questa possibile opportunità del “CONTRATTO DI SVILUPPO” superando un intervento sulle singole vertenze aziendali che oggettivamente sono più difficili da affrontare in assenza di uno strumento di programmazione negoziata che metta a disposizione risorse aggiuntive, abbattendo i costi d’impresa e incentivando la creazione di nuovi posti di lavoro.
Garantita preliminarmente ed in modo assoluto la sicurezza sanitaria delle comunità locali, il nostro territorio può e deve agevolare chi opera nell’industria e in agricoltura per tutelare migliaia di posti di lavoro e sostenere un progetto di sviluppo di ampio respiro per il futuro che non può reggere senza l’apporto determinante delle imprese agricole ed industriali.
Ritengo opportuno che le parti sociali si rendano protagoniste di una nuova fase di programmazione che individui nel distretto produttivo “Bojano – Isernia – Venafro” una possibile risposta di prospettiva alle crisi drammatiche della GAM, dell’ITTIERRE, e delle aziende del Nucleo Industriale di Venafro.
Il contributo fattivo delle associazioni imprenditoriali e delle organizzazioni sindacali insieme alle amministrazioni locali può aprire il territorio a nuove occasioni di investimento e di occupazione garantendo il reimpiego di migliaia di unità lavorative espulse dalle filiere in crisi del tessile, dell’avicolo e del metalmeccanico.
Sollecito le parti sociali e le associazioni cooperative ad assumere insieme alle amministrazioni locali un ruolo determinante nella costruzione di questa possibile opportunità del “CONTRATTO DI SVILUPPO” superando un intervento sulle singole vertenze aziendali che oggettivamente sono più difficili da affrontare in assenza di uno strumento di programmazione negoziata che metta a disposizione risorse aggiuntive, abbattendo i costi d’impresa e incentivando la creazione di nuovi posti di lavoro.
1 commento:
Le comunità locali del Molise devono ripensare le attività di produzione agricola ed industriale. Bisogna agevolare chi opera nell’industria e in agricoltura per tutelarne i posti di lavoro e sostenere un progetto di sviluppo che non può realizzarsi senza il forte contributo delle imprese agricole ed industriali. Per cui si sostiene che le parti sociali debbano diventare protagoniste di una nuova fase di programmazione, adottando un’ottica di societing che individui una possibile risposta di prospettiva alle crisi delle aziende del territorio.
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