giovedì 24 gennaio 2013

Confesercenti: Mercato interno e consumi in crisi nera

"A rischio tutte le Pmi, non solo quelle del commercio. Aumentare di nuovo l'Iva sarebbe una catastrofe".









"Pil in calo, chiusure di imprese e conseguente disoccupazione in crescita e adesso anche la conferma – per altro attesa – della spirale discendente che sta interessando consumi e vendite, ponendo gravo rischi per tutte le PMI italiane, non solo quelle del commercio". Così, in una nota, Confesercenti commenta i dati sulle vendite al dettaglio nei primi 11 mesi del 2012, così come diffusi dall’Istat.

"Il dato odierno conferma la forte crisi del mercato interno italiano: negli ultimi 5 anni siamo riusciti a fare peggio solo nel 2009, anno di massimo impatto della recessione mondiale, quando le vendite realizzarono una serie negativa di 8 mesi; e per incontrare un altro calo di vendite altrettanto consistente di quello che dovrebbe registrarsi per il 2012 (-3%) bisogna giungere addirittura al 1993".

"E’ necessario, oggi più che mai", continua Confesercenti, "intervenire urgentemente per invertire la tendenza e interrompere la forte sofferenza del mercato interno, che non mette in crisi solo le aziende del commercio ma tutto il sistema delle Pmi e dell’impresa diffusa del nostro Paese: un sistema che ha proprio nel mercato interno il suo riferimento principale, e che è responsabile della maggior parte dell’occupazione e del PIL dell’Italia.

Nel commercio al dettaglio, l’attuale situazione sta portando a ritmi di chiusura impressionanti, con circa duecento aziende uscite dal mercato ogni giorno nell’ultimo anno. Si rischia la desertificazione delle città, e non solo per la perdita dei piccoli negozi, come per altro testimoniano i dati di Unioncamere".

"Dobbiamo assolutamente cambiare strada", conclude l’associazione di imprese. "Se dovessimo continuare a percorrere la via dell’incremento della pressione fiscale e delle liberalizzazioni selvagge del commercio, che chiaramente non hanno avuto un effetto positivo sui consumi, andremmo dritti verso una catastrofe senza precedenti.

Eppure, ancora oggi si ha il coraggio di riproporre sostanziali aumenti dell’Iva come ricetta per lo sviluppo del Paese, ignorandone l’effetto depressivo sui consumi in un momento in cui gli italiani si trovano a fronteggiare un calo di reddito senza precedenti e una disoccupazione record.

I dati diffusi oggi dell’Istat sono una sonora smentita di questa strategia, che speriamo spazzi via queste ipotesi distruttive. Meglio agire sul fisco in senso opposto: non aumentando l’imposizione per coprire le falle della spesa pubblica, ma per allentare finalmente la morsa impositiva su famiglie e imprese".

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