martedì 4 settembre 2012

Campobasso ridotta in miseria dai centri commerciali

L’indagine di Altroconsumo legittima anni di battaglie della Confcommercio e mette a nudo la realtà dei fatti.








I dati diffusi da Altroconsumo e pubblicati in questi giorni sui media nazionali e locali non fanno altro che confermare ciò che la Confcommercio Campobasso, quasi sempre sola contro tutti, denuncia ormai da troppi anni. I centri commerciali, nel capoluogo molisano, monopolizzano il mercato e grazie a strategie politiche fallimentari e ad un evidente regime di concorrenza sleale sono in grado di fare il buono e il cattivo tempo e di speculare al meglio sulla spesa dei cittadini.

Risultato? Campobasso, come rivela l’indagine di Altroconsumo, è la città in cui (negli ipermercati e supermercati e discount) si risparmia meno. Davvero un brutto risveglio per tutti coloro (amministratori, osservatori e specialisti di ogni ordine e grado) che hanno voluto farci credere che l’attuale sistema economico cittadino portasse immensi benefici al contesto sociale.

A questo punto la sbornia è ufficialmente finita e la propaganda vale meno di zero. La realtà rivela che le preoccupazioni della Confcommercio hanno più di un fondamento e che la sua battaglia non è solo di "categoria" e non riguarda soltanto la sopravvivenza dei tanti piccoli negozi locali costretti in questo decennio ad abbassare la saracinesca ma anche la tutela di consumatori che, in un periodo di  profonda crisi come questo, son costretti a pagare a caro prezzo (e proprio il caso di dirlo) scelte che hanno favorito pochi a discapito dell’intera comunità.

E’ una sconfitta per tutti. Tranne ovviamente per chi si è arricchito sulle spalle dei campobassani. E’ anche l’inizio, però, di una nuova "stagione", in cui il ruolo dei piccoli punti vendita – alla luce di questi numeri – sarà presto rivalutato non solo per il già ben noto e consolidato servizio sociale che offrono alla cittadinanza ma anche dal punto di vista strettamente economico. Perché gli slogan delle cosiddette "cattedrali della spesa" hanno ormai perso credibilità e i consumatori sapranno valutare il vero "risparmio".

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