giovedì 9 agosto 2012

Riordino Province, la Regione convochi la Conferenza delle Autonomie Locali

Se entro il 2 ottobre il Molise non avanzerà una propria proposta di riordino delle province e delle autonomie locali scatteranno i poteri sostitutivi del Governo nei 22 giorni successivi e saremo estromessi da ogni possibilità di incidere sui processi decisionali.









E' strano constatare come autorevolissimi esponenti istituzionali non facciano riferimento all'esistenza dal 1999 di un Organo della Regione che ha queste funzioni denominato Conferenza Regionale delle Autonomie Locali in cui sono presenti le province, i comuni capoluoghi, le comunità montane, l'anci, l'uncem e l'uprom.

Il Molise avvii un confronto nella conferenza regionale delle autonomie locali e si batta per mantenere una capillare presenza delle forze dell’ordine sul territorio, a tutela della legalità, e contro le infiltrazioni mafiose.

La conversione definitiva del D.L. n.95/2012 alla Camera dei Deputati lascia alle regioni solo 70 giorni di tempo per istruire un provvedimento di riordino delle province che decorrono dal DPCM n. 20 del 24.07.12. O entro tale termine la Regione Molise per il tramite della propria Conferenza delle Autonomie Locali istituita con legge n.34 del 29.09.99 e insediata con Decreti Presidenziali n.124/2007 e n.344/2009, elabora una proposta da trasmettere al Governo o scattano nei 22 giorni successivi i poteri sostitutivi  che esautoreranno il territorio. A quel punto il Consiglio dei Ministri sentita la Conferenza unificata Città – Autonomie Locali assumerà le proprie decisioni ai sensi dell’art. 17 comma 4 del D.L. n.95/2012.

Per evitare l’auto-esclusione degli Organi della Regione Molise, ivi compresa la Conferenza delle Autonomie prorogata con le leggi n. 9 e n. 15 del 2012, ho protocollato una Mozione che impegna la Giunta ed il Consiglio ad istruire questo provvedimento nelle sedi preposte, convocando in audizione i sindacati, le comunità locali ed altri soggetti istituzionali interessati; prevedendo in aggiunta un’ipotesi di riordino dei comuni, delle comunità montane e delle unioni dei comuni già sancito da atto amministrativo approvato il 1 febbraio scorso in Consiglio Regionale.

Non affrontare la materia è un errore ed è sconcertante che autorevoli esponenti istituzionali non menzionano la Conferenza delle Autonomie Locali e non ne valorizzano il ruolo di Organo consultivo, di raccordo e di proposizione su temi che coinvolgono i comuni, le province e le comunità montane.

Ha ragione l’ex-Presidente della Regione, Enrico Santoro, intervenuto con rarissima cognizione di causa, su una questione così delicata. La politica non può ridursi a sterile contrapposizione, a slogan da tifoserie, ad atti propagandistici e a impugnative giudiziarie. La politica ha il compito di dialogare, allacciare rapporti, costruire risposte,ascoltare i territori e tener conto del contesto storico, sociale ed economico, in cui ci si muove.

Lo Stato non muterà opinione se da Isernia arriverà la fascia ed il gonfalone e ricordo, ai senza storia di questo periodo, che lo Stato non mutò opinione nemmeno su Reggio Calabria nel 1970 nonostante la rivolta del Boia chi Molla, i disordini e le devastazioni della sesta città del Mezzogiorno. Spetta alla politica tessere i rapporti, influire sui processi decisionali e in tutti i casi agire a tutela dell’occupazione, degli uffici pubblici provinciali, dei presidi delle Forze dell’Ordine e della legalità stante il confine con la provincia di Caserta.

Nessun commento: