Ecco la mia. Il solleone non risparmia nessuno dai possibili risvolti da insolazione, prova ne è la posizione di alcuni rappresentanti politici eletti nel Molise a vario titolo e portatori insani di alcuni modelli di riorganizzazione del territorio. Ormai è chiaro a tutti che questo governo, al momento non ostacolato dalle maggiori forze politiche del paese, vuole abolire, tra l’altro in modo osceno, alcune province italiane, non giustificando la presenza delle altre rimanenti.
Se, come personalmente credo, le istituzioni vanno difese perché indicate e volute da chi questa nazione l’ha rimessa insieme liberandola dal fascismo e dalla guerra, riscrivendo regole democratiche mai avute prima e che l’ha fatto nel rispetto di chi la vita aveva dato per questo, allora il significato di questi organismi prescinde da risibili risparmi di spesa e tantomeno da eliminazioni parziali. Insomma, questo governo finora non ha dato nessuna spiegazione sui motivi che portano alla cancellazione della costituzione per una sola parte dell’Italia. E fin qui, volontà dei partiti a parte, ce la vedremo con i ricorsi alla Corte Costituzionale.
Ma se, così come sussurrato da Patroni Griffi, la costituzione può essere bypassata eliminando la regione stessa in caso di barricate, aldilà delle idee e dei personalismi, credo che toccare l’identità sannita, quella pura intendo, quella che ha fatto un c..o così ai romani, troverà non pochi baluardi su questo cainesco cammino. Bene, visto che diversi molisani, in modo particolare quelli della provincia di Campobasso, non sembrano “appassionarsi” alla possibile cancellazione della cugina isernina e che nel frattempo non indicano motivi e soluzioni degni di tali nomi, animo e coraggio e buttiamoci in avanti con “sprezzo del pericolo”!
Intanto, giusto per ricordarlo ai duri di orecchie, la prima iniziativa da mettere in campo con decisione è quella che vuole l’eliminazione di tutti, ripeto tutti gli enti subregionali, comitati, congreghe, consorzi, comunità, insomma tutto e riportare all’interno delle uniche istituzioni deputate, comuni, province e regioni, le competenze del caso così da eliminare sovrapposizioni, compensi osceni, costi, ruberie e inefficienze e, contestualmente, ridare lavoro e dignità a chi opera all’interno delle uniche e vere istituzioni. In poche parole eliminiamo i parassiti e facciamo lavorare i preposti. Ma adesso arriva la parte migliore.
Il Molise per funzionare, aldilà delle mosse suindicate, ha bisogno di affermare alcune peculiarità ed allo stesso tempo eliminare doppioni che non portano da nessuna parte. E che non portino da nessuna parte è sotto gli occhi di tutti se, così come ormai tutti dicono, anche quelli che questi disastri li hanno combinati, l’economia, il lavoro, il turismo, la cultura, l’ambiente, il paesaggio, la sanità e molto altro, sono al capolinea.
E a chi dice che il momento è quello che è, che il problema è nazionale, internazionale e che ora ci si deve occupare solo dei conti, rispondo che questi non saranno mai più sanati se non si mette mano al lavoro, all’economia e a come questo si può creare e rimettere in moto ripartendo proprio dall’organizzazione, insomma, del fare e di chi lo deve fare, ridistribuendo compiti e mansioni partendo dal territorio e dalle sue spettanze che non devono essere spartizioni di collegi, di partiti e di affari, bensì guardando con attenzione e obiettività alle reali capacità e caratteristiche storiche, geografiche e umane.
Mi sembra giusto al punto nel quale ci troviamo, riconoscere alla città di Campobasso, la titolarità di capoluogo di Provincia e lasciare ad essa, completamente, l’essere fulcro e polo universitario così come ormai consolidato da anni e in considerazione dei pesanti finanziamenti per le strutture realizzate allo scopo. Nondimeno, alla medesima città andrà riconosciuto il ruolo di polo sanitario per la presenza del maggiore nosocomio regionale pubblico, ovviamente riqualificato, della Cattolica ormai radicata in regione, facendo asse con l’area di Pozzilli, eccellenza della ricerca col Neuromed.
La città di Venafro, insieme al territorio circostante, per vocazione e per posizione strategica dovrà essere l’unica titolate di una buona parte dell’economia con il suo nucleo industriale che dovrà essere ampliato per accogliere, risanato, quello di Termoli. A Venafro toccherà anche il polo fieristico che, supportato, rappresenterà il vero modello di scambio con l’asse centrale della nazione passando per il Lazio e la Campania. A Termoli, ripulita dai veleni che hanno messo mano alla salute e all’ambiente di quei luoghi, toccherà, unitamente all’Alto Molise, la polarità del turismo, ridando immagine di costa e di giardino mediterraneo italiano e rivendicando la borsa dei fondi che arrivando dall’esterno, ridaranno agli operatori di quei luoghi e per caduta alla regione tutta, l’ossigeno atteso.
Dovrà restare in questa area lo stabilimento della Fiat perché consolidata come presenza, perché come industria è certamente la meno inquinante e perché la politica della Fiat in primo luogo la decidono loro. Parimenti toccherà al Molise Alto ottenere il riconoscimento di territorio da preservare e da godere visto che parliamo di uno dei paesaggi più incantevoli dello stivale. All’area del Volturno insieme al Matese deve essere riconosciuto il polo ambientale.
Alla prima perché l’inserimento di cinque comuni molisani nel Parco Nazionale di Lazio, Abruzzo e Molise rimarcano chiaramente quante potenzialità hanno quei luoghi in tale direzione oltre ad altre attrattive di non poco conto, alla seconda in quanto la presenza dell’oasi WWF di Guardiaregia-Campochiaro di notevole importanza, seconda per estensione in Italia solo a quella di Monte Arcosu in Sardegna, ne “condiziona” la vocazione e poi, anche e soprattutto, per la sua legittima richiesta di riconoscimento quale Parco Regionale del Matese versante molisano.
Alla città di Bojano bisogna dare atto che in questi ultimi anni molto si è spesa per rimarcare il ruolo che nel passato il Sannio abbia avuto nel centro sud d’Italia, costituendo l’anima fiera di un popolo che ancora oggi fa discutere incutendo rispetto e che di conseguenza merita il polo culturale per centralità territoriale e per la vicinanza alla splendida Altilia di Sepino. In questa ottica, tutti gli Uffici delle soprintendenze dovranno approdare nella città matesina e da lì gestire questo settore così delicato e che da anni soffre di totale mancanza di programmazione, fruizione e valorizzazione, magari passando per una gestione che utilizzi capaci personalità regionali certamente più consapevoli di dover amare la propria terra a dispetto di dirigenti venuti dall’esterno, di passaggio e in cerca di sola carriera.
Sempre alla città matesiva bisogna assegnare il polo alimentare sia perché ingloba la sofferente ma importante Solagrital, e perché l’area pianeggiante facilità anche la distribuzione sui territori circostanti. Alla città di Larino, dominante su un ampio territorio che degrada verso il mare, approfittando della presenza della diga del Liscione con i suoi numerosi metri cubi di acqua e della notevole capacità di irrigazione, toccherà il polo agrario in considerazione della sua riconosciuta tendenza, della presenza del consorzio di bonifica e del consorzio agrario. Nel comune di Pettoranello si attesterà senza ombre di dubbio il polo tessile che oggi è costituito egregiamente dall’azienda leader dell’Itr e che se, in modo mirato ed oculato sarà supportata, sarà certamente punta di diamante per l’economia regionale.
E’ inutile stare a rivendicare anche in altri territori alcune presenze, siano esse di natura culturale, naturale o di altra specie, questo si sa, toccherà ai poli gestire il tutto se si vuole evitare doppioni, quelli che attualmente esistono e che hanno creato disastri. Limature e aggiustamenti potranno essere apportati durante il tragitto di riorganizzazione fermo restando il canovaccio iniziale.
Isernia che nel frattempo ha perso la Banca d’Italia, la sede dell’Enel, della Telecom oltre che, secondo Patroni Griffi, il Comando Carabinieri, la Questura, la Prefettura e subito dopo, l’Inps, gli Uffici Scolastici, l’Inpdap, l’Inail e altro ancora, persa secondo alcuni la Provincia, diventerà il nuovo capoluogo di regione facendo ricorso alla sua millenaria storia fatta di importanti riconoscimenti a partire dall’antico Sannio durante il quale nella sua moneta compare per la prima volta la parola Italia, passando per il periodo romano con il privilegio non comune di poter coniare moneta, percorrendo il medioevo e arrivando ai giorni nostri attraverso centrali elettriche invidiabili che le hanno regalato l’illuminazione pubblica appena dopo la città di Milano, mulini e pastifici, imponenti complessi monumentali, un centro storico godibilissimo all’altezza di quelli umbri con una meravigliosa biblioteca, un faraonico “Auditorium”, non dimenticando la storia più arcaica rappresentata dell’insediamento preistorico de “La Pineta” e dal prestigioso Museo del Paleolitico mai finito e visitabile solo nella parte ricostruita e non nello scavo!
Ma questa è un’altra storia, vedere al paragrafo precedente, gestione e dirigenze. Del resto la vicinanza con la città di Napoli e con la capitale, l’immortale Roma, già da sola risponderebbe alle esigenze di fulcro propulsore, di collegamento veloce, di strategia geografica oltre che storica. Inoltre, i costi per le sedi sono già tutti superati per la concomitante presenza del palazzo dell’amministrazione provinciale che con una manciata di euro per il restyling avrebbe già in sé uffici, parcheggi, sala giunta e sala convegni ampiamente collaudati anche da capi di stato.
La presenza governativa regionale ridarebbe anche quella sicurezza al territorio attaccato da possibili e già sperimentati pericoli derivanti dalle infiltrazioni malavitose organizzate, che vedrebbero il rafforzamento delle forze dell’ordine proprio in funzione dei palazzi della politica. Poi tutto il resto vien da sé. Le distanze con i centri vitali già menzionati, costituite da risibili quantità di chilometri, dovranno essere, con i soldi previsti per l’autostrada del Molise, “accorciate” con significativi interventi sulla viabilità esistente e con il raddoppio della linea ferroviaria, risparmiando così notevole quantità di denaro pubblico previsto per l’invasiva colata di cemento autostradale e risparmiando altresì al territorio ulteriori ferali ferite da cemento selvaggio.
Un aeroporto? Facciamo intanto tutto questo, poi si riparlerà della sua reale necessità in funzione dello sviluppo futuro da venire e, che se verrà in seguito a questa possibile riforma, forse non ne giustificherà più la sua costruzione negandola con l’evidenza evolutiva economica e paesaggistica. Ovviamente stavo scherzando. O forse no!
Ma se, così come sussurrato da Patroni Griffi, la costituzione può essere bypassata eliminando la regione stessa in caso di barricate, aldilà delle idee e dei personalismi, credo che toccare l’identità sannita, quella pura intendo, quella che ha fatto un c..o così ai romani, troverà non pochi baluardi su questo cainesco cammino. Bene, visto che diversi molisani, in modo particolare quelli della provincia di Campobasso, non sembrano “appassionarsi” alla possibile cancellazione della cugina isernina e che nel frattempo non indicano motivi e soluzioni degni di tali nomi, animo e coraggio e buttiamoci in avanti con “sprezzo del pericolo”!
Intanto, giusto per ricordarlo ai duri di orecchie, la prima iniziativa da mettere in campo con decisione è quella che vuole l’eliminazione di tutti, ripeto tutti gli enti subregionali, comitati, congreghe, consorzi, comunità, insomma tutto e riportare all’interno delle uniche istituzioni deputate, comuni, province e regioni, le competenze del caso così da eliminare sovrapposizioni, compensi osceni, costi, ruberie e inefficienze e, contestualmente, ridare lavoro e dignità a chi opera all’interno delle uniche e vere istituzioni. In poche parole eliminiamo i parassiti e facciamo lavorare i preposti. Ma adesso arriva la parte migliore.
Il Molise per funzionare, aldilà delle mosse suindicate, ha bisogno di affermare alcune peculiarità ed allo stesso tempo eliminare doppioni che non portano da nessuna parte. E che non portino da nessuna parte è sotto gli occhi di tutti se, così come ormai tutti dicono, anche quelli che questi disastri li hanno combinati, l’economia, il lavoro, il turismo, la cultura, l’ambiente, il paesaggio, la sanità e molto altro, sono al capolinea.
E a chi dice che il momento è quello che è, che il problema è nazionale, internazionale e che ora ci si deve occupare solo dei conti, rispondo che questi non saranno mai più sanati se non si mette mano al lavoro, all’economia e a come questo si può creare e rimettere in moto ripartendo proprio dall’organizzazione, insomma, del fare e di chi lo deve fare, ridistribuendo compiti e mansioni partendo dal territorio e dalle sue spettanze che non devono essere spartizioni di collegi, di partiti e di affari, bensì guardando con attenzione e obiettività alle reali capacità e caratteristiche storiche, geografiche e umane.
Mi sembra giusto al punto nel quale ci troviamo, riconoscere alla città di Campobasso, la titolarità di capoluogo di Provincia e lasciare ad essa, completamente, l’essere fulcro e polo universitario così come ormai consolidato da anni e in considerazione dei pesanti finanziamenti per le strutture realizzate allo scopo. Nondimeno, alla medesima città andrà riconosciuto il ruolo di polo sanitario per la presenza del maggiore nosocomio regionale pubblico, ovviamente riqualificato, della Cattolica ormai radicata in regione, facendo asse con l’area di Pozzilli, eccellenza della ricerca col Neuromed.
La città di Venafro, insieme al territorio circostante, per vocazione e per posizione strategica dovrà essere l’unica titolate di una buona parte dell’economia con il suo nucleo industriale che dovrà essere ampliato per accogliere, risanato, quello di Termoli. A Venafro toccherà anche il polo fieristico che, supportato, rappresenterà il vero modello di scambio con l’asse centrale della nazione passando per il Lazio e la Campania. A Termoli, ripulita dai veleni che hanno messo mano alla salute e all’ambiente di quei luoghi, toccherà, unitamente all’Alto Molise, la polarità del turismo, ridando immagine di costa e di giardino mediterraneo italiano e rivendicando la borsa dei fondi che arrivando dall’esterno, ridaranno agli operatori di quei luoghi e per caduta alla regione tutta, l’ossigeno atteso.
Dovrà restare in questa area lo stabilimento della Fiat perché consolidata come presenza, perché come industria è certamente la meno inquinante e perché la politica della Fiat in primo luogo la decidono loro. Parimenti toccherà al Molise Alto ottenere il riconoscimento di territorio da preservare e da godere visto che parliamo di uno dei paesaggi più incantevoli dello stivale. All’area del Volturno insieme al Matese deve essere riconosciuto il polo ambientale.
Alla prima perché l’inserimento di cinque comuni molisani nel Parco Nazionale di Lazio, Abruzzo e Molise rimarcano chiaramente quante potenzialità hanno quei luoghi in tale direzione oltre ad altre attrattive di non poco conto, alla seconda in quanto la presenza dell’oasi WWF di Guardiaregia-Campochiaro di notevole importanza, seconda per estensione in Italia solo a quella di Monte Arcosu in Sardegna, ne “condiziona” la vocazione e poi, anche e soprattutto, per la sua legittima richiesta di riconoscimento quale Parco Regionale del Matese versante molisano.
Alla città di Bojano bisogna dare atto che in questi ultimi anni molto si è spesa per rimarcare il ruolo che nel passato il Sannio abbia avuto nel centro sud d’Italia, costituendo l’anima fiera di un popolo che ancora oggi fa discutere incutendo rispetto e che di conseguenza merita il polo culturale per centralità territoriale e per la vicinanza alla splendida Altilia di Sepino. In questa ottica, tutti gli Uffici delle soprintendenze dovranno approdare nella città matesina e da lì gestire questo settore così delicato e che da anni soffre di totale mancanza di programmazione, fruizione e valorizzazione, magari passando per una gestione che utilizzi capaci personalità regionali certamente più consapevoli di dover amare la propria terra a dispetto di dirigenti venuti dall’esterno, di passaggio e in cerca di sola carriera.
Sempre alla città matesiva bisogna assegnare il polo alimentare sia perché ingloba la sofferente ma importante Solagrital, e perché l’area pianeggiante facilità anche la distribuzione sui territori circostanti. Alla città di Larino, dominante su un ampio territorio che degrada verso il mare, approfittando della presenza della diga del Liscione con i suoi numerosi metri cubi di acqua e della notevole capacità di irrigazione, toccherà il polo agrario in considerazione della sua riconosciuta tendenza, della presenza del consorzio di bonifica e del consorzio agrario. Nel comune di Pettoranello si attesterà senza ombre di dubbio il polo tessile che oggi è costituito egregiamente dall’azienda leader dell’Itr e che se, in modo mirato ed oculato sarà supportata, sarà certamente punta di diamante per l’economia regionale.
E’ inutile stare a rivendicare anche in altri territori alcune presenze, siano esse di natura culturale, naturale o di altra specie, questo si sa, toccherà ai poli gestire il tutto se si vuole evitare doppioni, quelli che attualmente esistono e che hanno creato disastri. Limature e aggiustamenti potranno essere apportati durante il tragitto di riorganizzazione fermo restando il canovaccio iniziale.
Isernia che nel frattempo ha perso la Banca d’Italia, la sede dell’Enel, della Telecom oltre che, secondo Patroni Griffi, il Comando Carabinieri, la Questura, la Prefettura e subito dopo, l’Inps, gli Uffici Scolastici, l’Inpdap, l’Inail e altro ancora, persa secondo alcuni la Provincia, diventerà il nuovo capoluogo di regione facendo ricorso alla sua millenaria storia fatta di importanti riconoscimenti a partire dall’antico Sannio durante il quale nella sua moneta compare per la prima volta la parola Italia, passando per il periodo romano con il privilegio non comune di poter coniare moneta, percorrendo il medioevo e arrivando ai giorni nostri attraverso centrali elettriche invidiabili che le hanno regalato l’illuminazione pubblica appena dopo la città di Milano, mulini e pastifici, imponenti complessi monumentali, un centro storico godibilissimo all’altezza di quelli umbri con una meravigliosa biblioteca, un faraonico “Auditorium”, non dimenticando la storia più arcaica rappresentata dell’insediamento preistorico de “La Pineta” e dal prestigioso Museo del Paleolitico mai finito e visitabile solo nella parte ricostruita e non nello scavo!
Ma questa è un’altra storia, vedere al paragrafo precedente, gestione e dirigenze. Del resto la vicinanza con la città di Napoli e con la capitale, l’immortale Roma, già da sola risponderebbe alle esigenze di fulcro propulsore, di collegamento veloce, di strategia geografica oltre che storica. Inoltre, i costi per le sedi sono già tutti superati per la concomitante presenza del palazzo dell’amministrazione provinciale che con una manciata di euro per il restyling avrebbe già in sé uffici, parcheggi, sala giunta e sala convegni ampiamente collaudati anche da capi di stato.
La presenza governativa regionale ridarebbe anche quella sicurezza al territorio attaccato da possibili e già sperimentati pericoli derivanti dalle infiltrazioni malavitose organizzate, che vedrebbero il rafforzamento delle forze dell’ordine proprio in funzione dei palazzi della politica. Poi tutto il resto vien da sé. Le distanze con i centri vitali già menzionati, costituite da risibili quantità di chilometri, dovranno essere, con i soldi previsti per l’autostrada del Molise, “accorciate” con significativi interventi sulla viabilità esistente e con il raddoppio della linea ferroviaria, risparmiando così notevole quantità di denaro pubblico previsto per l’invasiva colata di cemento autostradale e risparmiando altresì al territorio ulteriori ferali ferite da cemento selvaggio.
Un aeroporto? Facciamo intanto tutto questo, poi si riparlerà della sua reale necessità in funzione dello sviluppo futuro da venire e, che se verrà in seguito a questa possibile riforma, forse non ne giustificherà più la sua costruzione negandola con l’evidenza evolutiva economica e paesaggistica. Ovviamente stavo scherzando. O forse no!
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