Lettera inviata dal Presidente Luigi Mazzuto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano contro la soppressione della Provincia di Isernia. Nella missiva Mazzuto restituisce simbolicamente, in segno di protesta, le insegne dell'ente di via Berta, ossia, gonfalone, fascia e stemma nelle mani del Capo dello Stato.
Esimio Presidente,
nell'interesse della comunità da me amministrata, mi appello a Lei per richiedere il Suo intervento in difesa della nostra Carta Costituzionale e delle garanzie che Essa appresta per le autonomie territoriali.
Anche a voler prescindere dalle minuziose analisi tecniche che in questi giorni hanno evidenziato la contrarietà di quanto statuito dal D.L. n.95/12 alle previsioni dell'art.131 e di quelle, di natura “procedurale”, di cui all'art. 133 della Costituzione, è lampante per chiunque che, qualora il D.L. de quo venisse convertito nell'attuale formulazione, il risultato sarebbe non l'auspicato risparmio di spesa, ma una vera e propria sovversione dell'assetto costituzionale.
Se è vero come è vero che quanto consacrato nei principi fondamentali della nostra Carta costituisce l'essenza della nostra Nazione e civiltà e rappresenta il fine cui il legislatore dovrebbe tendere, è vero, dunque, che l'attuale Governo è venuto meno a due di questi sacri principi: il principio di riconoscimento delle autonomie locali contenuto nell'art. 5, e quello di uguaglianza sostanziale proclamato dall'art.3 co.2.
Purtroppo i provvedimenti del Governo Monti, depaupereranno interi territori con il paradosso che la spending rewiew, così come formulata, lungi dal risollevare la Nazione dallo stato di crisi in cui versa ne affosserà definitivamente l'economia.
Cosa sarà delle ex Province (in particolare di quelle del sud) una volta che, con la loro scomparsa - è eufemistico parlare di riordino - si assisterà alla scomparsa a catena di tutte le rappresentanze e le articolazioni dello Stato su base provinciale?
Come si potrà sostenere che ci sarà uguaglianza tra gli abitanti delle Province “salvate” e quelli della Provincia di Isernia quando essi dovranno fare i conti con un rivolgimento istituzionale che causerà aggravio della disoccupazione, fuga degli investitori “puliti” ed arrivo di quelli malavitosi, drastica riduzione della qualità dell'assistenza sanitaria e delle possibilità di accedervi, impoverimento del patrimonio immobiliare e drammatica, consequenziale contrazione del potere d'acquisto della popolazione residente su territori che saranno ridotti a deserti economici e sociali?
Non si può consentire il paradosso che proprio lo Stato si renda autore di una vera e propria discriminazione de facto tra i cittadini dei territori nei quali la presenza delle istituzioni decentrate favorirà la ripresa economica e consentirà “il pieno sviluppo della persona umana” ed i cittadini di territori, come quello isernino, per i quali non solo la Repubblica non si occuperà di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” limiti di fatto all'eguaglianza dei cittadini, ma, deliberatamente, ne creerà di nuovi ed insormontabili.
Per queste ragioni, come già detto, mi rivolgo al Presidente della Repubblica perché, nella sua veste di Garante della Costituzione, tuteli l'autonomia delle Province tutte, ed in particolare di quella che mi onoro di rappresentare, affinché tra ogni cittadino italiano ci possa essere reale uguaglianza.
Frattanto, per le suddette ragioni e stante l'impossibilità, in siffatta situazione, di assolvere ai compiti istituzionali assegnati alla Provincia dal Titolo V della Costituzione e di somministrare alla mia comunità i servizi cui essa avrebbe diritto, ritengo opportuno rimettere nelle Sue mani le insegne dell'Ente che rappresento invocando nuovamente il Suo intervento in favore non di un'Amministrazione, ma di un'intera popolazione.
nell'interesse della comunità da me amministrata, mi appello a Lei per richiedere il Suo intervento in difesa della nostra Carta Costituzionale e delle garanzie che Essa appresta per le autonomie territoriali.
Anche a voler prescindere dalle minuziose analisi tecniche che in questi giorni hanno evidenziato la contrarietà di quanto statuito dal D.L. n.95/12 alle previsioni dell'art.131 e di quelle, di natura “procedurale”, di cui all'art. 133 della Costituzione, è lampante per chiunque che, qualora il D.L. de quo venisse convertito nell'attuale formulazione, il risultato sarebbe non l'auspicato risparmio di spesa, ma una vera e propria sovversione dell'assetto costituzionale.
Se è vero come è vero che quanto consacrato nei principi fondamentali della nostra Carta costituisce l'essenza della nostra Nazione e civiltà e rappresenta il fine cui il legislatore dovrebbe tendere, è vero, dunque, che l'attuale Governo è venuto meno a due di questi sacri principi: il principio di riconoscimento delle autonomie locali contenuto nell'art. 5, e quello di uguaglianza sostanziale proclamato dall'art.3 co.2.
Purtroppo i provvedimenti del Governo Monti, depaupereranno interi territori con il paradosso che la spending rewiew, così come formulata, lungi dal risollevare la Nazione dallo stato di crisi in cui versa ne affosserà definitivamente l'economia.
Cosa sarà delle ex Province (in particolare di quelle del sud) una volta che, con la loro scomparsa - è eufemistico parlare di riordino - si assisterà alla scomparsa a catena di tutte le rappresentanze e le articolazioni dello Stato su base provinciale?
Come si potrà sostenere che ci sarà uguaglianza tra gli abitanti delle Province “salvate” e quelli della Provincia di Isernia quando essi dovranno fare i conti con un rivolgimento istituzionale che causerà aggravio della disoccupazione, fuga degli investitori “puliti” ed arrivo di quelli malavitosi, drastica riduzione della qualità dell'assistenza sanitaria e delle possibilità di accedervi, impoverimento del patrimonio immobiliare e drammatica, consequenziale contrazione del potere d'acquisto della popolazione residente su territori che saranno ridotti a deserti economici e sociali?
Non si può consentire il paradosso che proprio lo Stato si renda autore di una vera e propria discriminazione de facto tra i cittadini dei territori nei quali la presenza delle istituzioni decentrate favorirà la ripresa economica e consentirà “il pieno sviluppo della persona umana” ed i cittadini di territori, come quello isernino, per i quali non solo la Repubblica non si occuperà di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” limiti di fatto all'eguaglianza dei cittadini, ma, deliberatamente, ne creerà di nuovi ed insormontabili.
Per queste ragioni, come già detto, mi rivolgo al Presidente della Repubblica perché, nella sua veste di Garante della Costituzione, tuteli l'autonomia delle Province tutte, ed in particolare di quella che mi onoro di rappresentare, affinché tra ogni cittadino italiano ci possa essere reale uguaglianza.
Frattanto, per le suddette ragioni e stante l'impossibilità, in siffatta situazione, di assolvere ai compiti istituzionali assegnati alla Provincia dal Titolo V della Costituzione e di somministrare alla mia comunità i servizi cui essa avrebbe diritto, ritengo opportuno rimettere nelle Sue mani le insegne dell'Ente che rappresento invocando nuovamente il Suo intervento in favore non di un'Amministrazione, ma di un'intera popolazione.
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