venerdì 17 agosto 2012

Legambiente: Allarme agromafie, 5mila locali in mano ai clan

Nel 2011, sommando i dati messi a disposizione dal comando carabinieri per la tutela della salute, dal comando carabinieri politiche agricole, dal Corpo forestale dello stato e dalle capitanerie di porto, i reati accertati nel settore agroalimentare sono stati 13.867, più che triplicati rispetto al 2010, mentre i sequestri sono stati pari a 1,2 miliardi di euro, con un danno erariale di oltre 113 milioni. 






Sono 27 i clan censiti da Legambiente con le 'mani in pasta' e 5.000 il numero dei locali nelle mani della criminalità, fra ristoranti, pizzerie, bar, intestati soprattutto a prestanome e usati come copertura per riciclare i soldi sporchi. La denuncia arriva dal Rapporto Ecomafia di Legambiente durante la manifestazione nazionale che si svolge a Rispescia (Gr) fino a domenica 19 agosto. Le inchieste della magistratura, le relazioni della Direzione investigativa antimafia e della Direzione distrettuale antimafia hanno rintracciato la mano delle mafie su tutto: carni macellate, acqua, latte e latticini, frutti di mare, caffè, mercati ortofrutticoli.

L'entità degli interessi mafiosi nel settore agroalimentare, in tutto il paese ma soprattutto al Sud, si misura anche attraverso altri indicatori. La relazione dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati e sequestrati relativa all'anno 2011, per esempio, censisce 83 aziende del settore agricoltura, caccia e silvicoltura, il 5,47% del totale di quelle confiscate al 31 dicembre dello scorso anno, cui andrebbe aggiunta una quota delle aziende del settore pesca, trasporti e commercio. Va poi aggiunto che 2.062 dei 10.438 beni immobili confiscati sono terreni agricoli.

Altro punto critico è costituito dal cosiddetto italian sounding, una delle forme più diffuse di imitazione del Made in Italy nel settore agroalimentare ed è rappresentato da quei prodotti che, pur non essendo tecnicamente contraffatti, richiamano in qualche modo, nei colori o nei nomi, l'italianità degli ingredienti, della lavorazione o del prodotto stesso senza però che le materie prime e la relativa lavorazione siano effettivamente italiane.

L'italian sounding ha un valore pari a circa 60 miliardi di euro l'anno, su scala mondiale (164 milioni di euro al giorno). Una cifra che è 2,6 volte superiore rispetto all'attuale valore delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari (23,3 miliardi di euro nel 2009).





daAsca.it

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