Venerdì 3 agosto alle ore 20.30 da piazza della Repubblica (stazione ferroviaria), partirà una fiaccolata in ricordo di Giuseppe Iacovone, l’agente della stradale deceduto tragicamente mentre era in servizio ad onorare il proprio mandato.
Purtroppo, a distanza di circa cinque mesi da quell’orribile 23 marzo, ancora non si è potuto appurare, almeno ufficialmente, chi sia il colpevole di questa vita spezzata. Però, ufficiosamente, molti sono a conoscenza dell’identità del pirata della strada che con le sue scorrerie ha messo l’agente Iacovone nelle condizioni di inseguirlo al fine di fermarlo per impedirgli di poter nuocere altri incolpevoli ed inconsapevoli automobilisti. Non è riuscito l’agente nel suo intento perché il destino altro gli aveva riservato, il destino aiutato in modo colpevole dal pirata ancora sconosciuto e forse protetto. Avrebbe potuto costituirsi, chiedere ed invocare il perdono dei parenti, cambiare le proprie abitudini pericolose al volante, avrebbe ma non lo ha fatto generando così una spirale di risentimento che chi patisce certe tragiche conseguenze non può fare a meno di sentire, non le fomenta ma le sente forte e con loro tutti gli amici e conoscenti dell’agente Giuseppe.
Sono convinto che se il colpevole si fosse fatto avanti i genitori, i fratelli e gli amici dell’uomo in divisa, avrebbero tra le lacrime e la disperazione di quei momenti perdonato, dileguandosi e negandosi per tutto questo tempo, ha invece ammazzato due volte e moltiplicato per mille il dolore dei suoi lasciandogli il cuore spezzato che non riescono a ricomporre in quanto nessuna giustizia è ancora possibile intravedere. Gli inquirenti hanno in mano elementi importanti, prove e testimonianze inequivocabile, almeno queste sono le sensazione, però, nonostante tutto, ancora non esiste un rinvio a giudizio che di fatto allunga a dismisura la possibilità che Giuseppe possa riposare in pace, pace che non può esserci perché, l’uomo Giuseppe capirebbe, l’agente Giuseppe al quale hanno insegnato che i delinquenti vanno assicurati alla giustizia e con tale sentire operava e stava operando, non può, anzi vedrebbe tradita la propria missione.
Essere ammazzato dalla stessa mano per due volte potrebbe anche passare nell’ottica del male, ma idealmente essere crivellato di colpi dalla giustizia al momento assente, non può certamente placare i sentimenti mortificati di chi invoca trasparenza e regole certe per tutti. Capisco che il cuore non può trovare pace in mancanza di risposte di giustizia, i vivi e i morti se ne faranno una ragione solo quando le cose avranno un giusto riconoscimento dei fatti, dei motivi e delle richieste di perdono, solo allora potranno placarsi magari continuando a piangere fino allo sfinimento. Eppure, si può ammazzare Giuseppe anche una terza volta. Qualche giorno fa i suoi amici e parenti hanno manifestato la loro rabbia dal piazzale del tribunale di Isernia invocando ad alta voce, fino a perderla, “giustizia per Giuseppe”.
Non so quando questa arriverà e se arriverà, so solo che alla protesta non era presente un solo cittadino di Isernia! Un agente che prestava la sua opera in questa città, non merita quest’atteggiamento! Un uomo è uomo anche in divisa, è figlio solo dei suoi genitori ma fratello di tutti noi, la morte che colpisce un giovane amico lo fa addolorandoci tutti. Non solo quelli del suo paese! Vedere persone indifferenti giocare in villa comunale oppure automobilisti passare, guardare e proseguire come se la cosa non lo riguardasse, credetemi, ammazza anche di più. E’ mai possibile che assistere al dolore per una persona cara persa e ancor più, in modo così drammatico, non suscita un minimo di coinvolgimento emotivo? Rabbrividisco! Ecco come, anche in una cittadina così piccola, dove tutti si conoscono, i sentimenti e la partecipazione spariscono risucchiati dall’egoismo più sfrenato.
E allora, venerdì 3 agosto, in Piazza stazione alle ore 20.30, invito tutti ad essere presenti, invito tutti a pensare a Giuseppe come un proprio figlio, un proprio fratello, un proprio amico, facciamoci coinvolgere emotivamente, diamo la sensazione ai suoi cari che non era solo e che, se il destino e l’uomo fallace hanno chiesto il suo sacrificio, noi gliene siamo riconoscenti e per questo pregheremo per il suo meritato riposo e per la rassegnazione dei vivi. In attesa che la giustizia faccia il suo corso.
Sono convinto che se il colpevole si fosse fatto avanti i genitori, i fratelli e gli amici dell’uomo in divisa, avrebbero tra le lacrime e la disperazione di quei momenti perdonato, dileguandosi e negandosi per tutto questo tempo, ha invece ammazzato due volte e moltiplicato per mille il dolore dei suoi lasciandogli il cuore spezzato che non riescono a ricomporre in quanto nessuna giustizia è ancora possibile intravedere. Gli inquirenti hanno in mano elementi importanti, prove e testimonianze inequivocabile, almeno queste sono le sensazione, però, nonostante tutto, ancora non esiste un rinvio a giudizio che di fatto allunga a dismisura la possibilità che Giuseppe possa riposare in pace, pace che non può esserci perché, l’uomo Giuseppe capirebbe, l’agente Giuseppe al quale hanno insegnato che i delinquenti vanno assicurati alla giustizia e con tale sentire operava e stava operando, non può, anzi vedrebbe tradita la propria missione.
Essere ammazzato dalla stessa mano per due volte potrebbe anche passare nell’ottica del male, ma idealmente essere crivellato di colpi dalla giustizia al momento assente, non può certamente placare i sentimenti mortificati di chi invoca trasparenza e regole certe per tutti. Capisco che il cuore non può trovare pace in mancanza di risposte di giustizia, i vivi e i morti se ne faranno una ragione solo quando le cose avranno un giusto riconoscimento dei fatti, dei motivi e delle richieste di perdono, solo allora potranno placarsi magari continuando a piangere fino allo sfinimento. Eppure, si può ammazzare Giuseppe anche una terza volta. Qualche giorno fa i suoi amici e parenti hanno manifestato la loro rabbia dal piazzale del tribunale di Isernia invocando ad alta voce, fino a perderla, “giustizia per Giuseppe”.
Non so quando questa arriverà e se arriverà, so solo che alla protesta non era presente un solo cittadino di Isernia! Un agente che prestava la sua opera in questa città, non merita quest’atteggiamento! Un uomo è uomo anche in divisa, è figlio solo dei suoi genitori ma fratello di tutti noi, la morte che colpisce un giovane amico lo fa addolorandoci tutti. Non solo quelli del suo paese! Vedere persone indifferenti giocare in villa comunale oppure automobilisti passare, guardare e proseguire come se la cosa non lo riguardasse, credetemi, ammazza anche di più. E’ mai possibile che assistere al dolore per una persona cara persa e ancor più, in modo così drammatico, non suscita un minimo di coinvolgimento emotivo? Rabbrividisco! Ecco come, anche in una cittadina così piccola, dove tutti si conoscono, i sentimenti e la partecipazione spariscono risucchiati dall’egoismo più sfrenato.
E allora, venerdì 3 agosto, in Piazza stazione alle ore 20.30, invito tutti ad essere presenti, invito tutti a pensare a Giuseppe come un proprio figlio, un proprio fratello, un proprio amico, facciamoci coinvolgere emotivamente, diamo la sensazione ai suoi cari che non era solo e che, se il destino e l’uomo fallace hanno chiesto il suo sacrificio, noi gliene siamo riconoscenti e per questo pregheremo per il suo meritato riposo e per la rassegnazione dei vivi. In attesa che la giustizia faccia il suo corso.
Emilio Izzo

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