lunedì 4 giugno 2012

Lettera aperta sulla Nuova Orchestra Stabile

Riceviamo e pubblichiamo lettera aperta sulla Nuova Orchestra Stabile, di Maurizio Marino, docente di oboe presso il conservatorio di musica Lorenzo Perosi di Campobasso.










L’altra sera, il due giugno, tornando da un viaggio in moto con mia moglie, incuriosito, mi sono fermato ad ascoltare l’annunciato concerto di debutto della nuova orchestra stabile della regione molise che si è tenuto nei locali dell’ex GIL, recentemente ristrutturati. Ricordo con nostalgia il mio primo saggio-concerto che ho sostenuto in quel luogo nel lontano 1975.

Davanti all’ingresso, illuminato a giorno da potenti fari, c’erano auto blu, carabinieri, vigili del fuoco, tutti in uniforme, hostess e addetti alla sicurezza che distribuivano opuscoli e davano informazioni. Insomma tutto faceva pensare ad un grande evento. Spento il propulsore della mia Suzuki, con giubbotti e caschi, siamo entrati. C’era anche un maxi schermo che proiettava il concerto all’esterno dell’auditorium ma sempre all’interno della struttura.

Prima del concerto il direttore della fondazione, Sandro Arco, ha presentato al pubblico la nuova orchestra ma di nuovo c’era ben poco dato che l’ottanta per cento circa dei componenti proveniva dalla “vecchia orchestra”. Anche nel direttore d’orchestra c’era una certa similitudine, sia fisica che gestuale, con il “vecchio” Franz Albanese. Devo dire che sono rimasto molto deluso dalla performance della “nuova” orchestra che veniva preannunciata, a detta del direttore artistico, tale Giovagnoli, come  una compagine di altissimo livello.
L’insieme era inesistente, cosa assai grave per un’orchestra da camera che propone, come brano iniziale, la sinfonia“La casa del diavolo” di Luigi Boccherini, compositore e violoncellista toscano, vissuto nella seconda metà del 1700 e famoso nel mondo proprio per la sua principale peculiarità, la musica da camera (soprattutto quartetti e quintetti per archi) e quindi l’insieme,  cosa che, ripeto, è mancata durante il brano. Non un colore, una dinamica, un fraseggio di gruppo ma soltanto iniziative individuali …. Lo scollamento è stato totale, questo è quello che arrivava in sala e che chiaramente veniva eseguito sul palco, quindi è mancata la concertazione,  termine che ultimamente viene usato più in politica che in musica.

Ho potuto apprezzare qualche buona individualità negli archi che già conoscevo e il buon livello dei corni, anche se troppo presenti. Buono anche il fagottista che ha dato colore e calore ai bassi. L’intonazione degli oboi lasciava a desiderare e il suono risultava debole e stridulo. Il contrabbasso completamente fuori dinamica, soprattutto sul pizzicato che rimbombava quasi fosse amplificato insomma, ognuno per i fatti suoi. Ma dov’è finita quella strepitosa orchestra di cui si è tanto parlato ?  Quello che mi aspettavo era un suono di orchestra da camera che arrivasse compatto e di qualità ma tutto questo non c’è stato perché potevo ascoltare indistintamente uno ad uno tutti gli strumenti impegnati nella sinfonia.

Chi scrive è vissuto, musicalmente parlando, con il repertorio cameristico, avendo militato in orchestre e gruppi da camera per oltre trent’anni facendo innumerevoli esperienze in giro per il mondo e non accetta che la politica locale, attraverso strumentalizzazioni di vario genere, voglia far passare un progetto mediocre e stantìo come eccellente evento culturale nella sua terra. D'altronde questa è un’operazione che, con approssimazione, improvvisazione organizzativa e con una grossa punta di dilettantismo, rispecchia fedelmente la condizione socio-politico-culturale della nostra mediocre regione.

Tutto questo mi è bastato per capire che non è cambiato e soprattutto non è migliorato nulla. Secondo me l’errore da parte dei vertici della Fondazione Cultura è stato quello di evitare il coinvolgimento del Conservatorio, snobbando con presunzione l’unica struttura in regione in grado di fornire le adeguate professionalità e competenze. Per i prossimi eventi si è fatto il nome di Daniel Oren (60-70,000 euro a concerto), ottimo direttore, con il quale ho lavorato più di una volte e che dovrebbe dare luce e slancio alla compagine. Ma qui non si bada a spese, l’importante è avere mega direttori (Oren) e mega strutture (Auditorium di Isernia), l’orchestra rimane un “accessorio”.

Al termine del primo brano sono arrivati  gli stentati applausi del pubblico e a quel punto, indossati casco e giubbino, ho abbandonato il concerto, sono risalito in moto insieme alla mia consorte e solo quando ho avviato il motore ho potuto sentire  il dolce suono, ma soprattutto l’insieme del bicilindrico della mia Suzuki che ha ristabilito in me il naturale habitat musicale.

Nessun commento: