Ieri a Domenica In - all'Arena di Massimo Giletti, è andato in onda un servizio sul Molise e l'utilizzo del braccialetto elettronico per detenuti.
Nella sua trasmissione, Giletti si è occupato del braccialetto elettronico, il sistema di monitoraggio automatico che consente il controllo dei detenuti ammessi alle misure alternative alla detenzione, discutendo di sprechi, malfunzionamenti e possibili vantaggi. Intorno al braccialetto elettronico, introdotto da una legge del 2001, da anni si susseguono polemiche sul fatto che lo Stato ha pagato 11 milioni di euro all'anno alla Telecom per aver in cambio un servizio che, pare, non funzioni e sia ancora oggi quasi completamente inutilizzato.
Si è scoperto però che non è così in Molise e, in particolare, a Campobasso dove il braccialetto è utilizzato, da qualche tempo, con risultati a quanto pare soddisfacenti. Così, una troupe del programma di Giletti, qualche giorno fa, si è recata a Campobasso raccogliendo il parere del Presidente del Tribunale, Vincenzo Di Giacomo, le valutazioni del legale campobassano, Giuseppe De Rubertis, e l'esperienza di un cittadino di nazionalità indiana, cliente dello stesso legale, attualmente agli arresti domiciliari con l'uso dello strumento elettronico, nel comune di Baranello.
Il servizio di Rai1 ha permesso di accertare che, su 14 braccialetti distribuiti sull'intero territorio nazionale, ben 8 sono stati utilizzati dal Tribunale di Campobasso il quale, dal momento dell'insediamento del giudice Di Giacomo, ne ha reiteratamente sollecitato al Ministero e alla Telecom la disponibilità, alla fine ottenendola. L'avvocato De Rubertis, dal canto suo , ha posto in rilievo come lo strumento elettronico , se utilizzato più diffusamente, può giustificare i costi elevati, conseguendo una doverosa umanizzazione della pena attraverso il ricorso alla custodia in carcere solo come estrema ratio, una riduzione delle spese occorrenti per le verifiche e i controlli delle forze dell'ordine sui detenuti agli arresti domiciliari e una parziale soluzione al problema del sovraffollamento carcerario.
Il detenuto, infine, ha mostrato il braccialetto, che viene indossato alla caviglia, nonché la strumentazione elettronica installata presso la sua abitazione per operare il controllo, costantemente collegata alla centrale delle forze dell'ordine, e si è dichiarato soddisfatto di aver potuto evitare, mediante l'uso di tale dispositivo, la permanenza in carcere.
Il segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria, dott. Donato Capece, ha partecipato alla trasmissione, ripercorrendo le tappe della vicenda a partire da quando il Sappe ha fatto emergere il problema nel 2007. Finalmente abbiamo assistito ad un esempio di come la volontà e la collaborazione dei soggetti interessati possa risolvere le difficoltà e realizzare gli obiettivi prefissati dalla legge.
Sappe.it
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