domenica 25 marzo 2012

Petraroia(Pd). Vertenza poste, non tutto è riconducibile a logiche di mercato, profitto e redditività.

Vertenza poste. Le istituzioni nazionali e locali, tutelino il servizio universale nelle aree marginali a bassa redditività aziendale!








Non tutto è riconducibile a logiche di mercato, profitto e redditività. Ci sono servizi pubblici essenziali in aree marginali che per conformazione orografica e densità demografica non sono remunerativi. E’ il caso dei collegamenti ferroviari interni, del trasporto su gomma per piccole comunità, di scuole o ospedali di montagna, di cablatura, elettrificazione, telefonia o digitalizzazione di zone interne e scarsamente abitate. Il servizio postale si iscrive nel novero delle attività redditizie se esercitato in centri più grandi perché a fronte dello stesso investimento base di strumentazione, uffici e personale, il giro d’affari permette lauti guadagni. La questione si capovolge quando trattasi di strutturare lo stesso servizio in piccoli comuni, dove il fatturato è oggettivamente più basso e POSTE ITALIANE per garantire il recapito quale diritto universale sollecita il ripiano di bilancio allo Stato per 700 milioni di euro annui. In carenza di fondi l’Amministrazione Postale stipula Contratti di Programma che disciplinano l’apertura degli Uffici e la consegna della posta, a giorni alterni, o peggio due volte la settimana, con indubbie penalizzazioni per gli anziani ed i residenti delle località minori. In questo scenario di deriva liberista in cui scompaiono i diritti universali di cittadinanza e si assumono a riferimento solo i profitti, l’Italia delle aree montane, interne e appenniniche, viene tagliata fuori. Ed il Molise che conta gran parte del territorio con simili tratti orografici ha visto svanire nella razionalizzazione di POSTE ITALIANE n. 165 addetti nel 1998 e negli anni successivi ha perso altri 685 occupati, passando da 1.635 unità a n.950 dipendenti.

Questo arretramento occupazionale non conosce inversione di tendenza e stante gli ulteriori tagli alla spesa pubblica non potrà che peggiorare con aumenti insopportabili dei carichi di lavoro per gli addetti e una progressiva contrazione del servizio in 129 comuni molisani su 136 dove si applica il Contratto di Programma a perdere perché si registrano meno di 200 abitanti per kmq.

Fanno bene le sei organizzazioni sindacali di settore a porre una questione che non riguarda solo i diritti e le prospettive di n. 950 addetti ma attiene la dignità di popolazioni che hanno il solo torto di non andar via da zone marginali. Per questo ho ritenuto doveroso proporre una bozza di deliberazione all’attenzione del Consiglio Regionale perché tutte le istituzioni debbono adoperarsi a tutela di un servizio universale con atti concreti e iniziative formali.

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