giovedì 28 agosto 2014

La riforma della scuola, nulla sarà come prima



Lo ha preannunciato in un tweet: la riforma della scuola sarà una vera rivoluzione. E sono certa che la promessa sarà mantenuta. Matteo Renzi dalle primarie, ai primi incontri da segretario con la direzione nazionale, al discorso  di insediamento da presidente del consiglio, non ha mai smesso un minuto di parlare di scuola. Il primo effetto? Anche i media dedicano più spazio a quello che dovrebbe essere il principale motore della crescita del paese, la qualità del capitale umano.


Ha iniziato mettendo mano alla prima vera emergenza nazionale, l’edilizia scolastica, investendo risorse come mai prima per metterle in sicurezza, per costruire ex novo  moderni ambienti di apprendimento, per rendere più belle le aule.

Lo ha fatto innovando e sburocratizzando il metodo di assegnazione delle risorse e di apertura dei cantieri, coinvolgendo direttamente i sindaci. Chi, meglio di loro, conosce le condizioni delle proprie scuole? Ma ora ha preannunciato per i prossimi giorni una grande sfida educativa per il nostro paese, a cui spero vogliano appassionarsi in tanti.

Ha detto che saranno le maestre e i maestri, gli insegnanti a disegnare il futuro del paese dei prossimi trent’anni. Dopo anni di denigrazione di professori, dirigenti scolastici e personale Ata che ha spesso innescato in alcuni casi una guerriglia silenziosa tra famiglie e scuola è arrivato il momento di riscrivere il patto educativo.

Al di là delle indiscrezioni sulle linee guida della riforma che continuano a pubblicare i giornali, mi aspetto che il presidente mantenga fede a ciò che ci ha sempre detto: la nuova scuola deve nascere dal basso. Saranno gli studenti a dover prendere parola per raccontare quale scuola vogliono per prepararsi in modo adeguato per il proprio futuro e per trovare a scuola la strada per la propria vita, gli insegnanti e il personale scolastico tutto a mettersi in gioco perché la professionalità possa essere valorizzata, le famiglie per far capire quale contributo vogliono dare per migliorare la qualità di quel luogo in cui i loro figli trascorrono gran parte della giornata.

Il Partito democratico con Davide Faraone e i gruppi parlamentari in questi mesi non è stato con le mani in mano. Abbiamo molto ascoltato e abbiamo chiaro in testa che se vogliamo che la scuola torni ad essere il luogo in cui come chiede la Costituzione si combattono le disuguaglianze di partenza e dove i capaci e meritevoli possono raggiungere i più alti gradi di istruzione, occorre che tutti assieme ci mettiamo a lavorare per il cambiamento.

Oggi gli insegnanti invecchiano nelle graduatorie ad esaurimento e arrivano sfibrati da anni di precariato. I dirigenti scolastici fanno fatica a programmare qualsiasi attività e a valorizzare le professionalità che hanno a disposizione perché finito l’anno scolastico, sanno che il 50 per cento del personale a settembre sarà cambiato.

La scuola del quartiere borghese probabilmente ha bisogno di professionalità diverse da quella di periferia, ma entrambe hanno il dovere di portare gli studenti ad avere livelli di apprendimento che non ci facciano arrossire quando li raffrontiamo a quelli degli studenti di altri paesi europei. In una parola dobbiamo assicurare quella stabilità di risorse umane e finanziarie che la riforma dell’autonomia scolastica ha sempre agognato, per lavorare serenamente e seriamente.

Poi ci sono loro, i nostri figli dalle teste veloci che navigano in rete, cresciuti con il learning by doing, che hanno nuovi bisogni di apprendimento. Sono convinta per esempio che invece di immaginare ipotetiche riforme dei cicli, per abbattere la dispersione scolastica sia molto meglio reclutare insegnanti preparati e motivati a lavorare con i preadolescenti.

E c’è già nel decreto Franceschini la volontà di abbattere il muro che c’è sempre stato nel nostro paese tra scuola e cultura, tra ricerca e tutela e valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico e culturale. Non ami la musica se non provi a praticarla, non andrai a teatro da adulto se da bambino non hai provato l’emozione di un sipario che si alza.

Spero davvero che dopo anni di lamentele sui tagli dissennati della destra, si sia capito definitivamente che questo governo crede nella scuola e la considera la precondizione per rilanciare crescita, opportunità, equità, per continuare a tenere alto il valore della nostra impresa. Ognuno si senta investito da questo compito e protagonista, perché tra poco si parte.

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