giovedì 7 agosto 2014

Abolizione delle province: il dato e tratto, ma...

Le province verranno abolite. Il primo lasciapassare del Senato è stato espresso ieri, ma secondo un disegno penalizzante per i territori periferici, sono solo le città metropolitane a trarne vantaggi. È insita in una legge, la Delrio, che ha decretato la distruzione dell’autonomia di enti che funzionavano nella gestione ordinaria e straordinaria dei territori, con la finalità di risparmio di risorse economiche che invece non ci sarà.

Le uniche vere riduzioni e penalizzazioni, saranno a carico di province quali per esempio le nostre, Isernia e Campobasso a vantaggio delle nuove province metropolitane, a cui saranno indirizzate risorse maggiori e spese governative anche superiori a quelle previste per la gestione degli enti provinciali fino ad oggi.
Cosa si cela in questa scellerata legge è ovvio intuirlo: rafforzare il peso politico delle grandi città, per un maggiore controllo dei voti: ridurre le periferie alla desertificazione e alla povertà.
Lo intuiscono i presidenti, assessori e consiglieri provinciali delle piccole province di periferia, le più numerose, le più incisive nei loro territori di appartenenza, le più bersagliate da questo nuovo “asset” di riforma costituzionale.
Per la crisi in corso, cittadine come Isernia, avranno un peso politico ancora più iniquo, risorse ridotte al lumicino, da non garantire nemmeno, come già sta accadendo, la pulizia e manutenzione delle strade, le risorse per esempio, utili per l’acquisto di carburante per il riscaldamento delle scuole, o per il servizio sgombro neve etc.etc.
Con la cancellazione delle province minori, tanti impiegati perderanno il loro posto di lavoro, per i tagli obbligati, sempre dai mancati trasferimenti dello Stato. Territori come la pentria, vedranno svilire il patrimonio immobiliare, le competenze istituzionali confluire solo nell’accentramento del potere prefettizio e ridurre drasticamente il personale delle forze dell’ordine. Tutto quel lavoro indefesso, portato a termine per arginare fenomeni malavitosi da regioni confinanti a rischio, sarà vanificato, con la riduzione dei maggiori presidi e comandi, la nostra ex isola felice, potrà essere bersaglio della lunga manus della camorra, che potrebbe senza sforzo porre le radici da noi per esercitare i suoi traffici. Come aumenteranno, senza controllo, i furti, le rapine e i traffici di droga.
Desta sconcerto la posizione dei cittadini che non hanno la percezione di cosa stia avvenendo. Lo si legge nei commenti sui social network, che invitano gli amministratori ad andarsene a casa: meno male che tolgono le province, questi ladri devono andarsene, si sono mangiati tutto!
Questo, uno dei disastrosi commenti qualunquistici che gettano benzina sul fuoco dell’abolizione dell’autonomia provinciale, senza capire che inconsapevolmente, sono partecipi di un gioco al massacro collettivo del loro territorio.
Quanto è costata, a ridosso del 1970 la costituzione della provincia pentra, agli allora amministratori. Quante battaglie prima dell’autonomia, strappata con forza e caparbietà. Quanta lungimirante e popolare forza d’animo stimolava gli isernini nel desiderio di indipendenza e di sviluppo territoriale. Cosa è rimasto del fiero sciovinismo che ogni singolo cittadino aveva della propria terra? Nulla.
Il peggiore periodo della nostra storia moderna è in atto. Entro il mese di settembre ci saranno le elezioni provinciali, il popolo, oltre a non poter eleggere direttamente, come accade con la nostra legge elettorale i propri rappresentanti al parlamento, per una democrazia indiretta, difficile da accettare: non potranno nemmeno più eleggere i propri rappresentati provinciali.
Saranno chiamati al voto e a candidarsi, esclusivamente il presidente provinciale insieme ai consiglieri provinciali uscenti, oltre ai sindaci e ai consiglieri dei Comuni della provincia di Isernia (che potranno candidarsi alla carica di consiglieri provinciali). Sarà un’elezione anomala, che avverrà con voto ponderato (il voto dei sindaci e dei consiglieri dei Comuni con più popolazione avrà un peso maggiore).
Si avrà un governo dai poteri ridotti al lumicino. La speranza che i nostri rappresentanti parlamentari possano far valere il loro peso politico, per imporre al Governo un’attenzione maggiore, quali degli emendamenti, che possano far confluire risorse utili per garantire l’ordinaria amministrazione delle competenze, ad un territorio svilito e spersonalizzato che non può essere più identificato in provincia, sono labili, pressoché nulle.  “Panta rei”, non vi sono proteste e prese di posizioni popolari da indurre a forzare il parlamento a legiferare a favore della nostra sopravvivenza economica e i nostri parlamentari sono allineati al governo senza  limitazioni.
 In sostanza, il provvedimento riguardante le province, se non ci saranno intoppi, potrà essere approvato in via definitiva tra un anno e mezzo, quando l’intero pacchetto delle riforme costituzionali diventerà legge (dovrà passare alla Camera, poi nuovamente al Senato e poi di nuovo alla Camera) sempre se il Governo Renzi reggerà.
 La lenta agonia del nostro territorio è comunque in atto, in un silenzio menefreghista assordante: le lagnanze dopo il disastro non saranno giustificate.

P.T.


2 commenti:

corrado ha detto...

Quanto è costata negli anni e che utili ha dato?.......le buche delle strade ci saranno ancora ma forse i comuni faranno meglio della provincia!!!!

Unknown ha detto...

impossibile commentare.
non servivano le riforme, gli stravolgimenti territoriali,il senato, ecc. ecc. andava tutto bene bastavo solo far funzionare, bene e con passione, il tutto. ma era troppo facile. talmente banale da non crederci.