giovedì 17 luglio 2014

Pozzi radioattivi di Cercemaggiore: l'aspetto della scoperta e i meriti impropriamente attribuiti.

Tutto il gota della politica regionale e parlamentare è impegnata a fare bella mostra di un interesse straordinario a risolvere la questione dei pozzi radioattivi di Cercemaggiore (CB) in località Capoiaccio, a preservare la sicurezza degli abitanti della zona e a stabilire piani di bonifica. 

Carla Ferrante ai pozzzi di Capoiaccio

L’interesse fu catalizzato, all’improvviso, dall’ex PM di mani pulite Antonio Di Pietro ad inizio anno; successivamente ad appropriarsi (simbolicamente) della scoperta fu il Consigliere Regionale, presidente della terza commissione consiliare Salvatore Ciocca.



Successivamente, dopo un’attenzione mediatica, anche nazionale, tutti gli organi preposti ai controlli Arpa etc. hanno rilevato quello che ora abbiamo come esatta percezione inconfutabile: la località è radioattiva e nel corso degli anni sono state violate norme elementari ambientali, distruggendo, sotto l’egida del malaffare, un pezzo incontaminato del territorio molisano. Tanti gli interrogativi che si pongono ora, il più inquietante: per quale motivo tutti sapevano e nessuno è mai intervenuto ad arginare le nefandezze industriali di una multinazionale, quale la Montedison, che ha considerato il Molise come un paese africano sottosviluppato, tanto da aver reso radioattivo un territorio, predisponendo i suoi abitanti a gravi contaminazioni e a neoplasie mortali?
Le risposte sono appunto da ricercare, in una regione “burundese” dell’Africa del nord come la nostra, la quale ha scarso peso, finanche di denuncia, contro i poteri forti dello Stato e delle multinazionali. Doveva giungere, a inizio 2014 la tenace e indomita Giornalista Carla Ferrante ad indagare e accentrare l’attenzione su questo disastro tutto molisano. Doveva lanciare l’allarme dopo 33 anni dall’inizio della vicenda Montedison e dei pozzi sospetti, chiamata dagli abitanti della frazione di Cercemaggiore, preoccupati da numerosi casi di tumori che colpivano gli abitanti della zona da qualche anno. E’ stata questa giovane professionista, a buttare un sasso nello stagno dell’informazione e delle istituzioni per stimolare indagini approfondite su questa spinosa vicenda. C’è riuscita in pieno, anche se i meriti ora sono tutti della politica, di Di Pietro o Di Ciocca che si stupiscono della risultanza delle indagini: le peggiori che potessero venir fuori! Nessun organo di informazione, ha speso una parola per Carla Ferrante, in questo nostro povero, martoriato segmento, di giornalisti da “quattro euro a pezzo”: è più facile incensare il politico di turno, che riconoscere un ottimo lavoro di un collega.


                                                                                                   P.T.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Onestamente i primi ad occuparcene fummo noi di COREA sia come denuncia in Procura precedente a quella di Di Pietro sia come portata alla pubblica attenzione in MOLISE OSCURO e in vari articoli datati oltre un anno fa...
Non vogliamo meriti ma è bene dare a Cesare quel che è di Cesare...

Unknown ha detto...

Eh già! Il sasso nello stagno la Ferrante l'ha lanciato.. ma è schizzato liquame informe, multicolore.. e tutti si sono messi a.. dipingere!
E pensare che molti, dalla città, andavano a fare incetta di quell'acqua salutare....