La relazione del presidente Michele Zannini in apertura del V congresso nazionale di Acli Terra: “Investire nell’agricoltura per uscire dalla crisi”. Prospettive e rischi della riforma della Politica agricola comunitaria che diminuirà le risorse del 6%.
L’Italia produce meno del 70% delle risorse alimentari necessarie ai suoi abitanti. Un milione di poveri nelle campagne: necessario un nuovo modello di welfare rurale. "L'agricoltura può trascinare la ripresa e favorire l'uscita dalla crisi perché il comparto agro-alimentare assicura il 15-16% del pil italiano e può competere sui mercati con la qualità". Con queste parole Michele Zannini, presidente uscente di Acli Terra ha aperto il 12 dicembre il V Congresso dell'associazione professionale agricola che fa capo alle Acli e che rappresenta oltre 100mila società agricole in Italia, quasi 10mila nella sola Campania.
A Caserta, alla presenza di 200 delegati intervenuti per discutere del tema "La terra alimenta il futuro”, Zannini ha ribadito alcuni obiettivi associativi.
Prima di tutto la difesa del Made in Italy che "Bisogna tutelare da tutte le forme di contraffazione, sofisticazioni e truffe che minacciano il diritto dei consumatori a disporre di alimenti sicuri. Proteggere il Made in Italy vuol dire anche dire no agli ogm perché l'eccellenza dei prodotti italiani proviene proprio dalla loro tipicità e biodiversità: le agricolture di valore non hanno bisogno di colture transgeniche".
Altro tema, la tutela del territorio. Ogni giorno in Italia si consumano più di 100 ettari di suolo; dagli anni ’70 a oggi un’area coltivabile grande come Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna insieme è scomparsa a causa della cementificazione. 6.600 comuni italiani sono a rischio idrogeologico e 5,8 milioni persone vivono in una situazione di potenziale pericolo ambientale.
Per Zannini "La migliore prevenzione è quella di investire in agricoltura. La recente tragedia della Sardegna è l’espressione più eloquente della mancanza di una politica di cura e manutenzione del territorio che l’agricoltura può fare”.
Ma a minacciare la sicurezza degli italiani non c’è solo il rischio idrogeologico: “L’Italia – spiega Zannini - produce meno del 70% delle risorse alimentari necessarie a nutrire i suoi abitanti, per cui, se continua la perdita di suolo agricolo, il nostro Paese dipenderà sempre più dall’esterno per il suo approvvigionamento alimentare”.
Zannini si è poi soffermato sulla Pac, la Politica agricola comunitaria, che prevede dal 2014 una riduzione degli aiuti europei per l'Italia dal 53% al 47%.
"La riforma porterà alcuni risultati apprezzabili - commenta Zannini - come l'aiuto ai giovani agricoltori e un taglio del 5% per le aziende che prendono più di 150mila euro l'anno. Tuttavia siamo preoccupati per la penalizzazione delle piccole aziende che rappresentano l’80% della produzione e ricevono invece aiuti per il 20% del totale".
Dalla Pac alle difficoltà del mondo rurale, il passo è breve: “Con questa recessione – continua Zannini – i consumi alimentari si sono ridotti ai livelli di 40 anni fa con conseguenze sul fatturato delle imprese agricole. L’Eurispes ha censito un milione di poveri in agricoltura, il 10% delle famiglie agricole si trova al di sotto della soglia assoluta di povertà di 7.500 euro l’anno.
A Caserta, alla presenza di 200 delegati intervenuti per discutere del tema "La terra alimenta il futuro”, Zannini ha ribadito alcuni obiettivi associativi.
Prima di tutto la difesa del Made in Italy che "Bisogna tutelare da tutte le forme di contraffazione, sofisticazioni e truffe che minacciano il diritto dei consumatori a disporre di alimenti sicuri. Proteggere il Made in Italy vuol dire anche dire no agli ogm perché l'eccellenza dei prodotti italiani proviene proprio dalla loro tipicità e biodiversità: le agricolture di valore non hanno bisogno di colture transgeniche".
Altro tema, la tutela del territorio. Ogni giorno in Italia si consumano più di 100 ettari di suolo; dagli anni ’70 a oggi un’area coltivabile grande come Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna insieme è scomparsa a causa della cementificazione. 6.600 comuni italiani sono a rischio idrogeologico e 5,8 milioni persone vivono in una situazione di potenziale pericolo ambientale.
Per Zannini "La migliore prevenzione è quella di investire in agricoltura. La recente tragedia della Sardegna è l’espressione più eloquente della mancanza di una politica di cura e manutenzione del territorio che l’agricoltura può fare”.
Ma a minacciare la sicurezza degli italiani non c’è solo il rischio idrogeologico: “L’Italia – spiega Zannini - produce meno del 70% delle risorse alimentari necessarie a nutrire i suoi abitanti, per cui, se continua la perdita di suolo agricolo, il nostro Paese dipenderà sempre più dall’esterno per il suo approvvigionamento alimentare”.
Zannini si è poi soffermato sulla Pac, la Politica agricola comunitaria, che prevede dal 2014 una riduzione degli aiuti europei per l'Italia dal 53% al 47%.
"La riforma porterà alcuni risultati apprezzabili - commenta Zannini - come l'aiuto ai giovani agricoltori e un taglio del 5% per le aziende che prendono più di 150mila euro l'anno. Tuttavia siamo preoccupati per la penalizzazione delle piccole aziende che rappresentano l’80% della produzione e ricevono invece aiuti per il 20% del totale".
Dalla Pac alle difficoltà del mondo rurale, il passo è breve: “Con questa recessione – continua Zannini – i consumi alimentari si sono ridotti ai livelli di 40 anni fa con conseguenze sul fatturato delle imprese agricole. L’Eurispes ha censito un milione di poveri in agricoltura, il 10% delle famiglie agricole si trova al di sotto della soglia assoluta di povertà di 7.500 euro l’anno.
Ma povertà rurale vuol dire aumento dello spopolamento delle campagne e riduzione dei servizi di base – scuole, trasporti, asl, servizi postali – sempre più ridotti. La soluzione potrebbe essere un nuovo modello di welfare rurale, che integri economie locali e servizi alla persona grazie alla collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore”.
La conclusione del discorso è chiara “Dove non c’è agricoltura non c’è territorio”. "L'agricoltura italiana – termina Zannini – deve essere aiutata a crescere con l'innovazione, il ricambio generazionale, meno burocrazia e meno oneri contributivi, un fisco più giusto, con lo sviluppo di attività sociali, con più infrastrutture e percorsi formativi. Su tutti questi temi Acli Terra continuerà ad essere in prima linea accanto agli operatori del settore agricolo ed alle loro famiglie”.
La conclusione del discorso è chiara “Dove non c’è agricoltura non c’è territorio”. "L'agricoltura italiana – termina Zannini – deve essere aiutata a crescere con l'innovazione, il ricambio generazionale, meno burocrazia e meno oneri contributivi, un fisco più giusto, con lo sviluppo di attività sociali, con più infrastrutture e percorsi formativi. Su tutti questi temi Acli Terra continuerà ad essere in prima linea accanto agli operatori del settore agricolo ed alle loro famiglie”.
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