martedì 25 settembre 2012

Riflettere sul ruolo delle regioni dopo 40 anni di esperienza amministrativa

Riflettere sul ruolo delle regioni e ripristinare i controlli preliminari di legittimità del Ministero degli Interni.











Il macroscopico errore del Tg 1 circa i costi dei gruppi consiliari della Regione Molise che sono pari a 2 milioni annui e non a 13,7 non cancella l'obbligo di riflettere sul ruolo delle Regioni, sull'efficacia della loro azione amministrativa e sull'utilità di mantenere in vita organi istituzionali che mostrano limiti di efficienza in un contesto di carenza di controlli e di degrado crescente. In particolare le regioni più piccole scontano un rapporto matematico tra i costi degli apparati ed il numero degli abitanti che le collocano in testa alle classifiche degli sprechi. 

Ipotizzare in un macro contesto europeo la competizione del Molise o della Basilicata con la Baviera, la Catalogna o il Nord-Reno Westfalia, è semplicemente paradossale. Nel corso di un confronto moderato dal giornalista del Tg 1 Attilio Romita a Telese Terme sul rilancio del Mezzogiorno promosso dalle Acli, ho sollevato perplessità su un modello regionalista che ha moltiplicato per venti, i tratti peggiori della burocrazia ministeriale romana, con strutture faraoniche, sedi all'estero e manie di grandezza inversamente proporzionali all'efficacia dell'azione amministrativa degli Enti.

Aver concentrato tutti i poteri nelle mani di un Governatore in un contesto in cui sono scomparsi i controlli preliminari presso le Prefetture sugli atti delle Regioni ha consentito la nascita di mostruose macchine del potere avulse da rendicontazioni democratiche. Il degrado morale che ha contrassegnato un ventennio di ipocrisie ha zittito le rare resistenze culturali di quelle nicchie politiche, sociali e civili che mal sopportavano l'assenza di regole, di etica della responsabilità e di senso del dovere. 

Dalle pagine nere del Lazio si esce con la consapevolezza che bisogna riflettere sul ruolo delle regioni, ridisegnandone i confini per macro-aree, ripristinando i controlli di legittimità, prevedendo una supervisione capillare della Corte dei Conti e un monitoraggio permanente di Organi di Vigilanza nominati dal Parlamento.

In largo anticipo sugli eventi scandalosi di questi giorni ho sostenuto la fusione del Molise con Marche ed Abruzzo, ai sensi dell'art. 132 della Costituzione, azzerando gli enti sub-regionali, istituti, agenzie e consorzi in cui si annidano sacche clientelari che pesano sulla competitività delle imprese. Nella costituenda Regione della Marca Adriatica, di 3,5 milioni di abitanti, il Molise può conservare una sola provincia, sciogliere le società partecipate, dare vita a 17 Unioni dei Comuni che gestiscono i servizi associati dei comuni e superare le Comunità Montane. 

Una macchina amministrativa snella, efficiente, meno onerosa per i contribuenti e più agile, che riduca le distanze coi cittadini e reinvesta i risparmi di spesa pubblica sul lavoro, sul sociale, sulla scuola e sulla sanità. Questa è la sfida di prospettiva se si intende alzare il livello del confronto. 

Altrimenti, come la storia ci insegna, cambieranno le sigle dei partiti, muteranno le persone, ci sarà un'alternanza di governo, ma la sostanza resterà immutata con un peso ridondante della politica, scarsa trasparenza e poca efficacia istituzionale.

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