venerdì 29 giugno 2012

Allarme Confindustria: Crolla il Pil, come in guerra

"Non siamo in guerra. Ma i danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto". Parole nette quelle utilizzate dal Centro studi di Confindustria nel suo nuovo scenario economico.








A essere colpite, spiega l'indagine, "sono state le parti più vitali e preziose del sistema Italia: l'industria manifatturiera e le giovani generazioni. Quelle da cui dipende il futuro del Paese".

Per il Csc "l'aumento e il livello dei debiti pubblici sono analoghi, in quasi tutte le economie avanzate, a quelli che si sono presentati al termine degli scontri bellici mondiali. Una sorta di guerra c'è stata ed e' tuttora in corso, ed e' combattuta, una volta di più, dentro l'Europa e dentro l'Italia. Come nei secoli passati, in cui le divisioni e gli interessi di parte prevalevano su tutto e tutti".

Il Csc prevede flessioni del Pil del 2,4% nel 2012 e dello 0,3% nel 2013, che seguono incrementi dell'1,8% nel 2010 e dello 0,4% nel 2011.

Per il 2012 è stimato inoltre un calo della domanda di beni pari al 4,3% (-1% nel 2011), con i consumi delle famiglie che flettono del 2,8%, "conseguenza della fiducia al minimo storico, dell'ulteriore riduzione del reddito reale disponibile, della restrizione dei prestiti e dell'aumento del risparmio precauzionale, il tutto mentre "gli investimenti crollano dell'8,0% per effetto dell'estrema incertezza e del proibitivo accesso al credito bancario.

E un quadro ancora più fosco viene dipinto sul fronte del mercato del lavoro, con un calo dell'occupazione stimato all'1,4% nel 2012 e allo 0,5% nel 2013, anno che si chiuderà con quasi 1,5 mln posti di lavoro in meno rispetto all'inizio del 2008.

Numeri che fanno dire al direttore del Csc, Luca Paolazzi, che "l'Italia è nell'abisso". "Siamo in piena recessione e non ne usciremo tanto rapidamente" commenta invece il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ha definito "assolutamente" insoddisfacente la riforma del mercato del lavoro approvato ieri. Un impoverimento del paese, spiega da parte sua Giovanni Nottola, procuratore generale della Corte dei Conti, che è legato anche al risanamento dei conti pubblici, "avvenuto a prezzo di pesanti sacrifici, soprattutto a danno delle classi medio-basse, e di un appesantimento proporzionale della pressione fiscale".








Agi.it

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