lunedì 15 settembre 2014

Renzi alla Fiera del Levante: "C'è tanto da fare e il momento è ora"



"Dopo anni di ubriacature da soluzioni tecniche e tecnocratiche è il momento che la politica torni a fare il proprio mestiere". Così il premier Matteo Renzi all’inaugurazione alla Fiera del Levante a Bari: "oggi la crisi economica è globale, ma vede nell'eurozona un punto di difficoltà maggiore e vede l'Italia non ancora ripartita, non ancora rimessa in moto". Il premier ha osservato come, definire "devastanti" i dati della disoccupazione, soprattutto al Sud, "sarebbe riduttivo".


A proposito di Europa, il presidente del consiglio ha sottolineato il momento di "grandissima difficoltà con la Russia. Questo non è un problema di energia o gas. Chi riduce tutto solo a una questione energetica commette un errore tragico. E' questione di come si sta con i nostri vicini. La cornice internazionale è di profondi sconvolgimenti. O l'Ue torna a fare l'Europa o noi non abbiamo più futuro. Se noi facciamo quello che dobbiamo fare l'Ue non sarà più solo spread e indicatori economici". In questo contesto, ha ricordato anche come "l'operazione Mare Nostrum non è un'impuntatura dell'Italia ma una questione di civiltà che non può lasciar morire le giovani mamme ma le fa partorire, come è accaduto nei giorni scorsi a bordo di una nave della nostra Marina". Perché, ha concluso "se vogliamo cambiare l'Europa" essa si deve occupare di quelle "centomila persone che arrivano dalla Libia".

"Noi andiamo in Ue a chieder conto di questi 300 miliardi di euro annunciati da Juncker per gli investimenti – ha continuato il premier- vogliamo sapere quando li mettono. Smettiamola con la cultura del piagnisteo, noi siamo alla guida dell'Ue, dobbiamo farci valere per quello che siamo. L'Italia è tra i pochissimi a rispettare il 3%" in Europa. Bisogna smettere di vedere l'Europa come nostro nemico, giudice o professore" e di "cospargersi il capo di cenere, convinti di essere salvati" dalla Ue, perchè "tra salva-Stati e salva-banche l'Italia sta dalla parte di chi mette e non di chi prende i soldi".

"Ci sono 300 mld di euro che la Bce ha messo in circolo. Io non parlo ai politici ma alle pmi, alle partite iva, agli artigiani e a chi prende il mutuo. Allora bisogna avere progetti seri e bisogna che le nostre banche, che hanno affrontato stress test con numeri più forti di altre banche in Europa, tirino fuori i denari e corrano il rischio - perchè se fai il banchiere devi correre rischi - e li mettano" nel circuito produttivo. Le riforme economiche e istituzionali da sole "non basteranno a salvare l'Italia" ma "se non inizierà a farle non avrà credibilità per uscire dalla crisi. Chi tirerà l'Italia fuori dalla crisi è il pacchetto delle riforme, ma anche la capacità dei cittadini di tornare a fare tutto quello che hanno sempre fatto".

A proposito della riforma della scuola, ha precisato: "Esigo da me stesso quello che ho sempre detto: la riforma della scuola non si fa sulla testa degli insegnanti, ignorandoli, né sulla testa dei genitori". La riforma sarà "discussa per un anno, perché andremo per un anno casa per casa, scuola per scuola". "Oggi abbiamo un diritto del lavoro con un sistema profondamente iniquo, lo dico a chi contesta da sinistra" la riforma. "Il mondo del lavoro oggi è il luogo in cui è più forte diseguaglianza". Il premier ha sottolineato come, ad esempio, non sia "giusto che oggi in Italia qualcuno può avere la cassa integrazione e qualcuno non ce l'ha perchè l'azienda è più piccola".

Precedentemente, il presidente del Consiglio, parlando con i giornalisti a margine di un incontro istituzionale nella Prefettura di Taranto, aveva dichiarato: "l'Ilva è una questione nazionale, la scommessa di come si può fare impresa rispettando la salute". "La questione Ilva - ha aggiunto Renzi - è prioritaria. Siamo venuti qui con il viceministro De Vincenti e il sottosegretario Lotti per incontrare il sindaco, i rappresentati del governo regionale, il presidente di Confindustria, il presidente della Camera di Commercio, i sindacati di Taranto e in particolare dell'Ilva. E' evidente che l'attenzione del governo nei confronti di Taranto è massima".

Renzi ha poi parlato delle ultime vicende dell'Ilva, ricordando che "si è finalmente sbloccato il tema degli stipendi che sta dentro il prestito-ponte e, quindi, dentro un'operazione per definizione transitoria. La scommessa dell'Ilva - ha detto ancora - è la scommessa di questo governo e la scommessa in genere di tutti gli italiani per bene che credono di poter dare un futuro alla siderurgia e alla produzione industriale in Italia". ''Penso che un passaggio a Taranto, fosse il minimo, fosse doveroso. Torneremo qui - ha annunciato Renzi - nel periodo di Natale, alla fine dell'anno, a fare il punto della situazione''.

Il presidente del Consiglio si era recato anche a Peschici: "Il Gargano non è chiuso per lutto, aperto ai turisti ed è nelle condizioni di essere quel capolavoro di bellezza che è". Il premier ha poi rivolto un ringraziamento alla Protezione civile e a chi ha prestato soccorso nell' immediato: "Questo è un elemento di forza straordinario". Incontrando le popolazioni colpite dall’alluvione, il presidente del Consiglio ha assicurato l’impegno del governo: "Credo che per una popolazione sia fondamentale saper ripartire con lo stimolo e lo slancio che sicuramente il governo ci mette. In settimana attendiamo la conclusione della procedura, il governo farà la sua parte com' è doveroso. Noi ci mettiamo la tenacia e la determinazione perché sui punti oggetto di discussione si possa procedere".

Per il capo dell’esecutivo, "la lotta contro il dissesto idrogeologico dev'essere la prima battaglia da fare. I miliardi ci sono ma dobbiamo combattere contro cause storiche. Noi sul dissesto lavoreremo sempre di più con presidenti delle Regioni ma è chiaro che questo deve accompagnarsi con la gestione nell'immediato". E ha annunciato "in settimana la chiusura della procedura per lo stato di emergenza".

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