Vorrei
esprimere la mia solidarietà a tutti gli imprenditori, ai possessori di Partita
Iva che si ostinano a restare nel Molise, a credere ancora in un futuro
sostenibile in questo territorio. Nonostante tutto quello che quotidianamente
sta avvenendo sotto gli occhi di tutti, di un’incredulità che lascia allibiti. Il commercio
al dettaglio è finito. Regge a malapena con forti riduzioni, la grande
distribuzione organizzata, ma si teme il peggio nei prossimi due anni, con
stime tutt’altro che rassicuranti anche per questo comparto.
Un Molise smembrato, diviso, in attesa di essere svenduto, accorpato in una macro regione che non si appura che connotati possa avere e quale destino toccherà ai molisani. Tra poco, privati dei servizi principali che fino ad oggi sono a portata di mano, con presumibile probabilità nell’immediato futuro, bisognerà percorrere centinaia di chilometri per curarsi, per raggiungere un tribunale di Corte d’Appello, per svolgere le primarie funzioni indispensabili alla vita quotidiana in questa terra.
Quali segnali giungono a questi temerari, che possano offrire quella necessaria speranza di svegliarsi quotidianamente e lottare per un obiettivo?
Peccato non avere certezze in merito ad un ritorno. Se potessimo correggere il passato rivivendolo, cosa cambierebbero gli amministratori che si sono alternati negli ultimo 40 anni alla guida del Molise?
Certamente
con il senno di poi, la debacle a cui stiamo assistendo ci apparrebbe effimera,
di poca importanza.
La vivremmo
come una sorta di fiction, sapendo che nel ritorno si potrà modificarla,
abbellirla, migliorarla. Questo
purtroppo non ci è concesso. Chi ha
provocato questo sfacelo nel Molise, forse non aveva la consapevolezza di
farlo, magari era convinto che l’industrializzazione, avrebbe portato per
centinaia di anni ricchezza e sviluppo.
D’altronde, chi genitore vorrebbe la rovina dei propri figli?
Non si spiega quindi, nell’assenza di certezze nel ritorno, come gli imprenditori molisani restino ancora qui a perseverare e credere nel futuro.
P.T.
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