Lodevole l’iniziativa dei colleghi Pasquale Bartolomeo e Mario
Greco che hanno creato l’associazione dedicata alla memoria di Francesco
Casale, il giornalista isernino scomparso prematuramente da un anno.
Francesco Casale |
L’evento
di ieri pomeriggio ha catalizzato l’attenzione dell’ordine dei giornalisti e di
numerosi esponenti politici, regionali e comunali, oltre ai vertici delle
principali istituzioni. L’incontro dibattito importante e di forte attualità, in
memoria di Francesco: “Il circuito mediatico giudiziario: quando l’inchiesta
diventa fiction”. Non vorrei catalizzare l’attenzione sulle risultanze del
dibattito e gli illustri relatori che vi hanno partecipato. E’ un altro l’aspetto che vorrei portare all’attenzione per
delle riflessioni.
Ho conosciuto Francesco Casale, da bambino avevo 12 anni e abitavo in Via Marcelli ad Isernia, nelle immediate vicinanze di Piazza dell’Annunziata.
Il grande rispetto e ammirazione che egli nutriva per suo cognato, l’Arch. Franco Valente, credo che era già da allora stimolo per la ricerca storica, sfociata successivamente per Francesco nel giornalismo.
Francesco, lo sapeva che ad una cospicua parte dei colleghi non era simpatico e si comportava di conseguenza, con i mezzi saluti di circostanza, alzando solo la testa senza nemmeno pronunciare un ciao, quando li incontrava nelle conferenze stampa ed eventi che catalizzavano l’attenzione dell’informazione.
Era il suo modo di difendersi da chi nell’ombra lo
denigrava. Sapeva difendersi bene comunque, sia a parole che con un’ottima
scrittura; era puntuale nel criticare le beghe della politica con
analisi veritiere e riscontrabili.
Uomo di sinistra, non sinistro come qualche collega si dimostrava con lui.
La sua vita privata senza un dato stabile concreto e soddisfazioni reali, in questa città che ha negato a lui e a tanti valenti giovani la possibilità di realizzarsi: “lo ha ammazzato”. In un lasciarsi andare di giorno in giorno, pur esprimendo con la sua voglia di scrivere, di esser parte attiva del pensiero politico della sua città, della sua regione.
Giungendo ieri pomeriggio in Piazza Celestino V°, ho trovato
tanti colleghi, anche quelli che nel corso degli anni non si sono comportati
proprio da amici con Francesco, anzi, tutt’altro. Erano lì tutti pronti a
sottoscrivere la tessera di appartenenza all’associazione sorta a suo nome. Tutti a plaudire alla sua gloria postuma, anche se in vita
era per loro scomodo, seppur sapiente professionista.
Non è facile da digerire quel falso spirito compassionevole che ieri hanno dimostrato alcuni colleghi con la loro presenza inopportuna a incensare la sua memoria, per quelle dimostrazioni esclusivamente di facciata che servono a identificarsi nel branco. Oppure, spero che sia questa l’ipotesi giusta: a sottoscrivere
la tessera, per farsi perdonare per quei comportamenti non ortodossi nei
confronti di Francesco che è da un anno nella luce della verità.
Non è facile da digerire quel falso spirito compassionevole che ieri hanno dimostrato alcuni colleghi con la loro presenza inopportuna a incensare la sua memoria, per quelle dimostrazioni esclusivamente di facciata che servono a identificarsi nel branco.
Pietro Tonti
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