martedì 26 novembre 2013

Finiamola con la liturgia dei NO

Qualche giorno fa abbiamo ringraziato pubblicamente la Granarolo Spa per aver scelto il Molise sul progetto Gran Manze. Lo abbiamo fatto, inviando una lettera al Presidente Gianpiero Calzolari,  perché da anni non riscontravamo un’attenzione di investitori extra regionali per il nostro territorio e perché crediamo fortemente nel valore dell’impresa, quale leva di sviluppo dei territori sia sotto il profilo della ricchezza che produce (pil), sia dal punto di vista occupazionale.




Apprendiamo oggi che il sindaco di Termoli Antonio Di Brino, facendosi paladino dell’ambiente, esprime pubblicamente la sua contrarietà all’ampliamento della MOMENTIVE, una grande e importante azienda chimica insediata da anni nel Nucleo Industriale della cittadina adriatica.

Leggendo la notizia, ci viene spontaneo chiedergli: come pensa sia cresciuta economicamente Termoli dagli anni Settanta ad oggi? Solo grazie al turismo e alla pesca, o anche grazie alla Fiat e ad altre industrie importanti provenienti da fuori regione?

Ci piacerebbe sapere, inoltre, da chi ha il compito di promuovere lo sviluppo dell’impresa in Molise (Presidente della Giunta regionale, assessori preposti, presidenti dei Nuclei Industriali, Sindaci e consiglieri comunali): come pensate di farlo? Come immaginate di creare posti di lavoro, andando oltre l’occupazione negli uffici della pubblica amministrazione? Quali segmenti o assi di sviluppo pensate siano compatibili con la vocazione (quale essa sia, ancora non lo sappiamo!) della regione Molise? Come pensate di fare “contratti di sviluppo”, se non ci sono aziende in grado di partecipare, con investimenti propri, a simili progetti?

A me, consentitemi di dirlo, sembra assurdo lo sbarramento di fuoco fatto in queste ultime settimane sul progetto Gran Manze, laddove il Trentino Alto Adige - che è una regione a vocazione turistico-ambientale molto più del Molise - ospita sul suo territorio ben 7,83 vacche per Km quadrato (stando ai dati facilmente reperibili sul web). A confronto, le 12.000 manze della Granarolo, in aggiunta a quelle già presenti, significherebbero per la nostra regione una media di 7,36 manze a Km quadrato.

E allora! Piuttosto che dire no, perché non avanzare proposte alternative, per esempio puntando a distribuire l’intero allevamento su un territorio più vasto, creando dei moduli che possano interessare più aree del Molise, riattivando magari anche tutte quelle strutture rurali in disuso? Ci sembra che ci siano enormi pregiudizi, che non giovano allo sviluppo del Molise!

Per noi di Confindustria - lo ripeto - il problema non sono né le manze né la Granarolo. E’ l’atteggiamento ostile nei confronti dell’industria che ci avvilisce e ci sgomenta, laddove per anni in questa regione si è parlato di sviluppo industriale quale “volano di crescita del territorio”.

Che idea avete di futuro? Come pensate di creare ricchezza e posti di lavoro? Come pensate di rendere attrattivo questo territorio ad investitori provenienti da fuori regione, se l’atteggiamento prevalente è di chiusura e di ostacolo a qualsiasi attività?

Lo sapete che le aziende del Nucleo Industriali di Termoli hanno chiesto ai preposti uffici regionali una certificazione ambientale (AIA) nel 2006, ben 7 anni fa, e non ancora la ricevono? Come si può immaginare di resistere in tali avverse condizioni di contesto?

Con le sagre e le tradizioni paesane? Con iniziative volte al rilancio della patata, della cipolla o di chissà cosa?

Sarebbe il caso di “staccare la spina” a questa regione che, come dimostra ancora oggi, non è in grado di guardare al futuro, creando le condizioni migliori per dare occupazione e opportunità di impresa a chi vuole investire qui.

Ripiegati su noi stessi, attenti alla cura del solito orticello sotto casa, andiamo avanti, senza capire che il futuro è altro e che se vogliamo essere altro dobbiamo aprirci al nuovo, metterci in discussione e rischiare qualcosa.

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