martedì 10 settembre 2013

Lavoro, con la crisi cresce l’importanza del titolo di studio

In aumento le quote di assunzioni riservate a laureati e diplomati. Le imprese in cerca di economisti, ingegneri, sanitari e paramedici. Tra i diplomi, più chance per ragioneria, meccanica e turistico-alberghiero.







Meno posti di lavoro, ma più qualificati. E’ una selezione al rialzo quella che la crisi sta operando nelle assunzioni che le imprese del settore privato, nonostante tutto, intendono realizzare nel corso del 2013. Dall’analisi degli indirizzi di studio più ricercati dalle imprese dell’industria e dei servizi - così come emerge dalle segnalazioni raccolte attraverso il Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro – nel 2013 le quote di assunzioni non stagionali riservate a laureati e diplomati si attestano, rispettivamente, al 15,9% e al 43,5% del totale delle assunzioni programmate, in aumento rispetto alle corrispondenti quote rilevate dall’indagine 2012: +1,4 punti percentuali per i laureati, +2,6 punti per i diplomati.

In termini assoluti, delle oltre 367mila assunzioni non stagionali previste per il 2013 dalle imprese, più di 58mila riguardano candidati in possesso di una laurea e quasi 160mila hanno per obiettivo persone con un titolo di studi secondario o post-secondario. Sommate insieme, le opportunità di lavoro dirette a chi ha il famoso 'pezzo di carta' costituiscono il 59,3% di tutte quelle disponibili per quest’anno (nel 2012, la quota complessiva si era fermata al 55,4%). Tra i laureati, i più ricercati continuano ad essere quelli che hanno scelto un indirizzo di laurea in economia (17.040 assunzioni, il 29,2% di tutti i laureati cercati dalle imprese), seguiti dai colleghi di ingegneria elettronica e dell’informazione (7.600 assunzioni, il 13% di quelle con laurea) e da quelli con indirizzo di studi sanitario e paramedico (4.790, pari all’8,2%). Tra i diplomati, l’indirizzo di studi più ricercato in assoluto è quello delle discipline amministrative e commerciali (37.640 assunzioni, il 23,6% di quelle per cui serve un diploma), seguito dall’indirizzo meccanico (14.890, il 9,3%) e da quello turistico-alberghiero (10.870 le entrate, pari al 6,8% dei posti disponibili ai possessori di un titolo di studi secondario e post-secondario).

"La domanda di lavoro delle imprese è la foto fedele delle prospettive del tessuto produttivo nazionale" ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. "In questi anni, l’Italia è rimasta competitiva grazie alla qualità che sa produrre e alla capacità delle sue imprese più dinamiche di esportarla sui mercati mondiali. Per queste, la sfida si gioca al rialzo e dunque crescono i fabbisogni di personale altamente qualificato e già preparato ad essere operativo in azienda. Chi invece non riesce o non può agganciarsi ai percorsi della globalizzazione, perché il suo orizzonte è il mercato interno, si vede costretto a ridurre gli investimenti su nuove risorse umane. E’ un ulteriore segnale che, se non si fa uno sforzo straordinario per rilanciare la domanda interna, si rischia di impoverire il capitale più prezioso di milioni di piccole e piccolissime imprese, che è dato dalle persone che ci lavorano".

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