lunedì 16 luglio 2012

Il disagio estremo non si combatte coi Carabinieri. Si rifletta sulla famiglia D'Aversa

La crisi moltiplica il disagio sociale, la povertà estrema e la disperazione delle fasce popolari meno abbienti, che si ritrovano in assenza di prospettive, di speranze, di lavoro, di reddito e di sostegno istituzionale.










Sollecito il Governo ad emanare provvedimenti urgenti in favore delle persone in difficoltà, delle famiglie prive di entrate con minori a carico e dei disoccupati che non sanno come sopravvivere. Sono stato autorizzato dal Sig. Giovanni D’Aversa a esporre il suo caso che ci induce a riflettere sulle distorsioni, omissioni, disfunzioni e sull’indifferenza della nostra società, con l’impegno a voltare pagina, aprire gli occhi, discutere sul disagio e rispondere  alle emergenze di chi non ha strumenti minimi di sussistenza.

Giovanni non lavora da due anni, e gli è stato notificato uno sfratto esecutivo per morosità il 26 giugno scorso. Sua moglie, Filomena Durante, si è operata lo scorso anno a San Giovanni Rotondo (FG) ed è in terapia per una patologia tumorale che gli ha visto riconoscere il 50% di invalidità a dicembre scorso, previa una pratica curata dal Patronato INAS. Periodicamente Filomena è costretta a spostarsi a San Giovanni Rotondo (FG) per il ciclo di terapia di cui non può fare a meno.

Giovanni ha tre bimbi, Giulia di 9 anni, Giuseppe di 4 e Francesca di 2 anni, e da due anni non disponendo di alcuna entrata è assistito dalla Caritas Diocesana, dalla Croce Rossa e in particolare dalla Parrocchia di San Giovanni Battista. Impossibilitato a pagare il fitto di 380 euro mensili nel suo appartamento di Via Lazio,92 aveva presentato domanda per un alloggio IACP ma non ha mai avuto riscontri nonostante le evidenti difficoltà della sua famiglia.  Di fronte al rischio di vedersi arrivare in questi giorni l’Ufficiale Giudiziario che avrebbe reso esecutivo lo sfratto, attraverso la solidarietà di altri cittadini aveva saputo di un casa popolare in Via Romagna al 7° piano, disabitata e in condizioni precarie. 

Tra i vicini che gli hanno prestato la pittura e chi gli ha regalato un lavandino, una doccia e qualche suppellettile, Giovanni stava provando a sistemarsi quando ha visto arrivare l’Ufficio Legale dello IACP che ha immediatamente chiamato sul posto i Vigili Urbani. Costoro sono stati gentili e garbati ma evidentemente non disponevano di strumenti per aiutare quella famiglia. Giovanni domani sarà in strada, insieme alla moglie malata e ai suoi tre bambini. Che deve fare ? Incontrando lui e Filomena questa mattina mi hanno descritto il calvario di due anni di domande, di uffici, di spostamenti, incontri e promesse, che non hanno sortito alcun effetto, se non l’assistenza della Parrocchia per i generi di prima necessità.

Sig. Ministro ma lo Stato dov’è ?  Oltre a materializzarsi davanti a Giovanni con lo spettro di un suo arresto per aver violato la legge, lo Stato dov’è ? Quella famiglia avrà dei diritti e le Istituzioni dovrebbero individuare soluzioni a quel disagio o il tutto di risolve tra indifferenza laica e carità religiosa ?

Ho proposto e fatto approvare all’art. 49 della legge regionale n.2 del 26.01.2012 il Reddito Minimo di Cittadinanza per questi casi emergenziali, ma a distanza di 6 mesi la norma non è ancora operativa. A livello nazionale si tagliano i fondi agli enti locali, i Piano Sociali di Zona sono farraginosi, le province sono in via di rimodulazione, le regioni arrancano, la crisi impazza, il lavoro scompare, la solidarietà regredisce e la paura cresce insieme ad un senso di smarrimento, di vuoto e perdita di senso.

Mi rivolgo a tutte le istituzioni statali, regionali, provinciali e comunali, perché si trovi una soluzione anche provvisoria per la famiglia di Giovanni D’Aversa con senso di responsabilità e impegno. In casi del genere intervenga l’Ufficio Territoriale del Governo, convochi le parti e si adoperi per un percorso possibile, rispettoso delle leggi dello Stato ma che non abbandoni le famiglie a sé stesse.

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