sabato 9 giugno 2012

Di Pietro interroga il governo e avverte: operazione illegittima e discriminatoria

“In questi giorni, da parte di Fiat Power Train di Termoli, si sta consumando un violentissimo attacco, senza precedenti nella storia delle relazioni industriali del nostro Paese, teso a colpire non soltanto la libertà sindacale della Fiom, ma anche il diritto dei lavoratori ad una giusta retribuzione. Questo unicamente per il fatto di aderire a tale sigla sindacale non firmataria del nuovo CCN”.



Così, l’on. Di Pietro, interviene nell’interrogazione a sua firma, depositata in queste ore e indirizzata al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e al Ministro dello Sviluppo Economico, in merito alla situazione verificatasi alla Fiat PT.

In particolare, il presidente dell’Italia dei Valori ha chiesto ai ministri competenti di sapere se il governo intenda attivarsi per rimuovere gli effetti di tale inaccettabile situazione salvaguardando le retribuzioni dei lavoratori della Fiat Powertrain di Termoli, ingiustamente decurtate di 250 euro, e promuovendo un immediato confronto con le parti interessate al fine di giungere ad una soluzione che ripristini il principio di uguaglianza tra tutti i lavoratori, a partire dal livello economico.

“È evidente come, colpendo direttamente il portafoglio dei lavoratori, l’azienda miri da una parte, a fiaccare la resistenza della Fiom inducendola a piegarsi dinnanzi a piattaforme contrattuali attualmente non condivise e, dall’altra, a convincere i lavoratori a lasciare tale sigla sindacale e passare ad altre sigle più docili nella fase della contrattazione.

“La riduzione salariale operata da Fiat Powertrain è assolutamente illegittima e discriminatoria. La giurisprudenza è concorde nel ritenere che, la dovuta applicazione del CCNL 2008, non comporta per l'azienda, né la facoltà di recuperare i miglioramenti salariali erogati in base al nuovo contratto collettivo, né di disporre la sospensione per il futuro degli stessi.

Sia l'una che l'altra condotta  - si sottolinea nel testo dell’interrogazione - costituirebbero, infatti,  grave violazione del dovere di non discriminazione, esplicitamente sancito dall'art. 16 dello Statuto dei lavoratori, nonché violazione dell’art. 36 della Costituzione”.

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