sabato 8 dicembre 2012

Licenziamenti ANAS da respingere nel metodo e nel merito

Cinque lavoratori in servizio presso l’ANAS sono stati invitati a presentarsi in ufficio e sono stati licenziati in tronco. Questi dipendenti fanno parte di un nucleo di 25 unità che per anni sono stati impegnati in attività stagionali e che dopo aver vinto una causa in primo grado erano stati assunti a tempo indeterminato. 








E’ bastato il dispositivo del Tribunale in sede di appello per indurre l’ANAS, prima della pubblicazione e della notifica della sentenza, per convocare i lavoratori e licenziarli. Saranno i legali a verificare se l’ANAS non è più una società per azioni in cui si applica il diritto privato bensì un ente pubblico in cui non trova applicazione la norma posta a base della conversione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato.

Se così fosse l’ANAS dovrebbe spiegare perché non bandisce concorsi pubblici e come ha selezionato ed assunto il personale in organico. Ciò che non convince è il comportamento anomalo dell’azienda che per anni ha impiegato circa 60 operai stagionali nel mentre lo scorso anno intendeva esternalizzare il servizio a ditte private facendo arrugginire il parco macchine in garage e quest’anno ha assunto solo dieci unità a cui forse si aggiungeranno altri 15 operai stagionali.

Pur sommando i 25 dipendenti passati a tempo indeterminato, l’ANAS avrebbe dovuto assumere 35 lavoratori per la manutenzione stradale e lo sgombero neve nei mesi invernali. Così come avrebbe potuto attendere la notifica e la pubblicazione della sentenza per licenziare degli operai che rientravano automaticamente nella graduatoria per il lavoro stagionale. Non si può ipotizzare con cavilli e codicilli di estromettere persone di 50 anni dall’azienda che vantano un’anzianità di 10, 15 e più anni di servizio, senza colpo ferire, negandogli sia la conversione del rapporto a tempo indeterminato che l’attività lavorativa per i mesi invernali.

"E il modo ancor m’offende" sosteneva il sommo poeta che con vena profetica denunciava l’arbitrio che si consuma sui soggetti più deboli da parte di chi crede di essere investito da poteri discrezionali e prevaricatori. Non è in discussione l’esecuzione di una sentenza ma non ci si dimentichi mai che quando si ha a che fare con delle persone, bisogna agire con rispetto, prudenza e sensibilità. L’ANAS riveda le sue scelte a apra un confronto con le organizzazioni sindacali per dirimere la controversia senza accanirsi contro gli operai stagionali.

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